Variegato sia per età sia per competenze, l’universo freelance sta assumendo un ruolo di primo piano in uno scenario lavorativo in profonda evoluzione. Perché il focus su questa professione? Sono freelance da quasi sette anni e il mio percorso ha visto la collaborazione con molti colleghə: dai grafici ai SMM, dai creativi ai videomaker, ecc. Ho partecipato alla nascita dei primi coworking con Lab 121 e ho frequentato Coworking Europe, ampliando i miei orizzonti a livello internazionale.
Sono entrata a far parte di network italiani e quattro anni fa sono diventata co-founder di Freelance Network Italia. Nel tempo ho imparato ad apprezzare i lati positivi di questa professione: flessibilità, imprenditorialità, creatività. Senza dubbio il lockdown ha portato a una riduzione del business e/o un cambiamento soprattutto per chi come me collabora con aziende di medie-grandi dimensioni, ma la ripresa è iniziata e tutti noi guardiamo con ottimismo al futuro del freelance.
La grande ‘fuga’
Recentemente negli Usa si parla di «Great Resignation», una fuga dal posto fisso dopo due anni trascorsi in in smart working forzato che ha reso sempre più difficile il rientro in ufficio. Le cifre sono significative: 4 milioni negli USA e 1 milione in Uk ad agosto. Dai dati risulta che l’85% aveva già un altro lavoro, ma molti hanno deciso anche d’intraprendere l’attività di freelance spinti da un desiderio di flessibilità, libertà e crescita personale. La tendenza si è sentita forte e chiara anche in Italia soprattutto nel nord ovest dove c’è stata un’impennata di dimissioni (85% in più rispetto al 2020). In totale hanno abbandonato il posto di lavoro 480 mila italiani. Tra questi alcuni hanno deciso di fare il ‘grande salto’ ed aprire la partita iva.
Ma chi popola questo universo freelance? Quali caratteristiche ha?
Le risposte arrivano dalla ricerca ‘The Global Survey on Freelancing’ che è stata presentata durante il Freelance Business Month e a cui ha partecipato anche Freelance Network.
Condotta da Agile Talent Collaborative e il Department of Psychology, University of Toronto su ca. 1900 freelance a livello mondiale, la survey ha messo in evidenza dati interessanti per capire l’universo freelance.
Siamo tutti freelance?
La ricerca precisa che i freelance sono ‘independent professionals’, facendo una netta distinzione tra i freelance e quelli che vengono definiti “gigsters” ossia ‘ independents providing a range of non-professional services or “gigs” and made famous by Uber and other riding services.’ Spesso nell’universo freelance vengono incluse anche figure che non sono professionisti specializzati, ma è necessario separare queste attività.
I numeri dell’universo freelance a livello mondiale
Nel 2016 la società McKinsey & Co aveva fatto una stima dei lavoratori freelance e ne aveva indicati 160 milioni a livello mondiale, considerando tuttavia sia i freelance veri e propri sia i ‘gigsters’. Negli ultimi anni abbiamo assistito sicuramente ad un aumento dei freelance a causa della crescita economica globale e della pandemia che ha costretto a lavorare da remoto. Secondo la nota piattaforma freelance, Upwork, che ha condotto una survey negli Stati Uniti sui freelance a tempo parziale e full time la popolazione USA si aggira sui 60 milioni. Nell’indagine dell’Università di Toronto si prendono in considerazione i dati della ricerca sui trend di internet, Mary Meeker, e si stima una numerosità di 15 milioni a livello mondiale.
Identikit del freelance
Sulla base dell’analisi proviamo a stendere un profilo del freelance ed immaginarlo come personas da ingaggiare per un progetto:
- maschio
- nella fascia d’età dai 40 anni in su
- vive in Europa o nel nord America
- ha una buona cultura tecnica/universitaria
- ha scelto di diventare freelance a tempo pieno
- è abbastanza soddisfatto del suo lavoro e ha un atteggiamento positivo
Possiamo dire che appare ben diverso dallo stereotipo diffuso fino a qualche anno fa che lo vedeva come una persona un po’ ‘sfigata’ costretta per necessità a scegliere la libera professione e a sentirsi un po’ isolata, a volte sfruttata ed emarginata.
Dati demografici
Andiamo nel dettaglio della ricerca per approfondire. Dal punto di vista demografico la fascia più numerosa è rappresentata da +50 (31%) mentre l’85% ha dai 30 anni in su. Una minima parte è rappresenta dai ventenni e trentenni. Questo ci porta a pensare che i freelance possano avere una significativa esperienza sia d’azienda sia di libera professione.
C’è una sensibile predominanza del sesso maschile che copre Il 63% della popolazione freelance.
Vivono soprattutto in Europa/Russia (46%) e in nord America (18%).
Dall’analisi emerge che c’è stato un aumento dei freelance negli ultimi 3 anni (26%). Circa un 22% dei rispondenti è freelance da più di 10 anni. Hanno, pertanto, una buona esperienza lavorativa come liberi professionisti.
Formazione dell’universo freelance
Il livello di scolarizzazione è elevato, perché circa il 49% ha una preparazione tecnica o universitaria e ben 42% una preparazione post-universitaria tipo MBA o PhD.
Da notare la specializzazione soprattutto nel tech (33%), nella consulenza marketing (20%), nell’adv/marketing (19%). I 3 settori rappresentato il 72% del totale.
Un dato interessante riguarda la scelta: un 64% dei rispondenti dichiara di essere diventato freelance a tempo pieno per scelta. Non si tratterebbe quindi di una decisione imposta dalla perdita del lavoro o dalla crisi economica e sociale che ha contraddistinto gli ultimi anni.
Freelance revolution
Nell’indagine si parla di una vera e propria ‘rivoluzione freelance’ e si sottolineano alcuni vantaggi che le aziende stanno considerando nell’ingaggiare i lavoratori autonomi:
- poter contare su esperti on demand a costi e tempo definiti come indica Miles Everson, CEO di MBO Partners con il termine cost advantage
- non dover impiegare risorse e tempo nell’attrarre, selezionare e assumere dipendenti a tempo pieno
- disporre di esperti molto qualificati per un tempo limitato quando magari non ce li si potrebbe permettere a tempo pieno
- poter accedere a piattaforme dove in modo trasparente si possono consultare e contattare i freelance per competenze
Il freelance permette di colmare la mancanza di alcuni talenti interni alle organizzazioni e rappresenta una forza lavoro flessibile e adattabile.
Anche se Stati Uniti ed Europa contano il maggior numero di freelance si può affermare che la rivoluzione freelance sia un fenomeno globale a causa dei cambiamenti nella domanda e nell’offerta di talenti e della crescita di un ecosistema a supporto rappresentato da community, agenzie, piattaforme e servizi specifici per i liberi professionisti.
Puoi approfondire i dati anche qualitativi nel documento finale della ricerca (Global Survey on Freelancing final report 9.20 (2).pdf)
Qual è la situazione del mondo freelance in Italia?
Secondo il report “Osservatorio sulle Partite IVA” realizzato dal Dipartimento delle Finanze e aggiornato al terzo trimestre 2021 sono state aperte 107.024 nuove partite Iva con un incremento dell’1,4% rispetto allo stesso periodo 2020, di cui il 66,2% operato da persone fisiche.
Anche in Italia c’è una forte predominanza numerica di sesso maschile che resta stabile rispetto agli ultimi anni (62,5%). Da rilevare invece che il 48,8% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed il 30,6% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni. Si nota un calo rispetto a pari data del 2020 in tutte le classi: dal -6,2% delle due classi più giovani al -1,8% della più anziana.
Dai dati dell’Osservatorio emerge una tendenza più marcata tra le giovani generazioni che non cercano più il posto fisso, ma aprono partita iva e spesso si uniscono in startup.
A livello territoriale il 49,2% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 20,3% al Centro e il 29,7% al Sud e Isole. Rispetto allo stesso periodo del 2020 i principali incrementi di avviamenti sono avvenuti al Nord: Friuli V.G. (+34,1%), Lombardia (+29,8%) e Veneto (+13,5%), mentre quasi tutte le Regioni centro-meridionali evidenziano flessioni
Se prendiamo in esame i dati dell’anno 2020 si evince che sono state aperte circa 464.700 nuove partite Iva con una consistente diminuzione rispetto al 2019 (-14,8%) per effetto dell’emergenza sanitaria. Altro dato utile per le nostre considerazioni: il 72,2% delle partite Iva è stato aperto da persone fisiche.
Generazione Z vs. universo freelance
Per capire l’universo freelance è utile prendere in esame anche l’atteggiamento delle generazioni che si stanno affacciando al mondo del lavoro e quindi anche alla professione freelance.
Secondo la ricerca di BNP Paribas Cardif ‘Generazione Z: un futuro che guarda al passato’, condotta dall’Istituto AstraRicerche la Generazione Z in Italia che va dai 14 ai 24 anni, rappresentando l’11% della popolazione italiana, è abbastanza ottimista sul futuro. Il 31% degli intervistati inserisce il lavoro tra le priorità e il 32% già lavora. Solo il 9% è NEET cioé né studia né lavora. Altro dato interessante è rappresentato dalla visione futura sul lavoro: il 51% in particolare nelle grandi città si vede con un lavoro stabile e da dipendente, ma quasi il 30% si vede in un’attività autonoma quale freelance, consulente o in una start-up.
Fonti:
Global Survey on Freelancing final report 9.20 (2).pdf
https://www1.finanze.gov.it/finanze3/osiva/contenuti/Sintesi_annuale_dati_2020.pdf?d=1613137800https://torino-corriere-it.cdn.ampproject.org/c/s/torino.corriere.it/economia/21_novembre_01/mi-dimetto-cambio-vita-40-mila-fuga-aziende-71933380-3b19-11ec-b785-0d6e92ed304d_amp.html