• Universo freelance tutto da scoprire

    Variegato sia per età sia per competenze, l’universo freelance sta assumendo un ruolo di primo piano in uno scenario lavorativo in profonda evoluzione. Perché il focus su questa professione? Sono freelance da quasi sette anni e il mio percorso ha visto la collaborazione con molti colleghə: dai grafici ai SMM, dai creativi ai videomaker, ecc. Ho partecipato alla nascita dei primi coworking con Lab 121 e ho frequentato Coworking Europe, ampliando i miei orizzonti a livello internazionale.

    Sono entrata a far parte di network italiani e quattro anni fa sono diventata co-founder di Freelance Network Italia. Nel tempo ho imparato ad apprezzare i lati positivi di questa professione: flessibilità, imprenditorialità, creatività. Senza dubbio il lockdown ha portato a una riduzione del business e/o un cambiamento soprattutto per chi come me collabora con aziende di medie-grandi dimensioni, ma la ripresa è iniziata e tutti noi guardiamo con ottimismo al futuro del freelance. 

    Coworking Europe
    Speech a Coworking Europe 2015

    La grande ‘fuga’

    Recentemente negli Usa si parla di «Great Resignation», una fuga dal posto fisso dopo due anni trascorsi in in smart working forzato che ha reso sempre più difficile il rientro in ufficio. Le cifre sono significative:  4 milioni negli USA e 1 milione in Uk ad agosto.  Dai dati risulta che l’85% aveva già un altro lavoro, ma molti hanno deciso anche d’intraprendere l’attività di freelance spinti da un desiderio di flessibilità, libertà e crescita personale. La tendenza si è sentita forte e chiara anche in Italia soprattutto nel nord ovest dove c’è stata un’impennata di dimissioni  (85% in più rispetto al 2020). In totale hanno abbandonato il posto di lavoro 480 mila italiani. Tra questi alcuni hanno deciso di fare il ‘grande salto’ ed aprire la partita iva.

    Ma chi popola questo universo freelance? Quali caratteristiche ha?

    Le risposte arrivano dalla ricerca ‘The Global Survey on Freelancing’  che è stata presentata durante il Freelance Business Month e a cui ha partecipato anche Freelance Network.

    Condotta da Agile Talent Collaborative e il Department of Psychology, University of Toronto su ca. 1900 freelance a livello mondiale, la survey ha messo in evidenza dati interessanti per capire l’universo freelance.

    Siamo tutti freelance?

    La ricerca precisa che i freelance sono ‘independent professionals’, facendo una netta distinzione tra i freelance e quelli che vengono definiti “gigsters” ossia ‘ independents providing a range of non-professional services or “gigs” and made famous by Uber and other riding services.’ Spesso nell’universo freelance vengono incluse anche figure che non sono professionisti specializzati, ma è necessario separare queste attività.

    I numeri dell’universo freelance a livello mondiale

    Nel 2016 la società McKinsey & Co aveva fatto una stima dei lavoratori freelance e ne aveva indicati 160 milioni a livello mondiale, considerando tuttavia sia i freelance veri e propri sia i ‘gigsters’. Negli ultimi anni abbiamo assistito sicuramente ad un aumento dei freelance a causa della crescita economica globale e della pandemia che ha costretto a lavorare da remoto. Secondo la nota piattaforma freelance, Upwork, che ha condotto una survey negli Stati Uniti sui freelance a tempo parziale e full time la popolazione USA si aggira sui 60 milioni. Nell’indagine dell’Università di Toronto si prendono in considerazione i dati della ricerca sui trend di internet, Mary Meeker, e si stima una numerosità di 15 milioni a livello mondiale.

    Identikit del freelance

    Sulla base dell’analisi proviamo a stendere un profilo del freelance ed immaginarlo come personas da ingaggiare per un progetto:

    • maschio
    • nella fascia d’età dai 40 anni in su
    • vive in Europa o nel nord America
    • ha una buona cultura tecnica/universitaria
    • ha scelto di diventare freelance a tempo pieno
    • è abbastanza soddisfatto del suo lavoro e ha un atteggiamento positivo

    Possiamo dire che appare ben diverso dallo stereotipo diffuso fino a qualche anno fa che lo vedeva come una persona un po’ ‘sfigata’ costretta per necessità a scegliere la libera professione e a sentirsi un po’ isolata, a volte sfruttata ed emarginata.

    freelance e smart working
    Freelance e smart working _Photo by bruce mars on Unsplash

    Dati demografici

    Andiamo nel dettaglio della ricerca per approfondire. Dal punto di vista demografico la fascia più numerosa è rappresentata da +50 (31%) mentre l’85% ha dai 30 anni in su. Una minima parte è rappresenta dai ventenni e trentenni. Questo ci porta a pensare che i freelance possano avere una significativa esperienza sia d’azienda sia di libera professione.

    dati demografici Survey on Freelancing
    Fonte: ‘The Global Survey on Freelancing

    C’è una sensibile predominanza del sesso maschile che copre Il 63% della popolazione freelance.

    Vivono soprattutto in Europa/Russia (46%) e in nord America (18%).

    Dall’analisi emerge che c’è stato un aumento dei freelance negli ultimi 3 anni (26%). Circa un 22% dei rispondenti è freelance da più di 10 anni. Hanno, pertanto, una buona esperienza lavorativa come liberi professionisti.

    Formazione dell’universo freelance

    Il livello di scolarizzazione è elevato, perché circa il 49%  ha una preparazione tecnica o universitaria e ben 42% una preparazione post-universitaria tipo MBA o PhD.

    Da notare la specializzazione soprattutto nel tech (33%), nella consulenza marketing (20%), nell’adv/marketing (19%). I 3 settori rappresentato il 72% del totale.

    Dati sul settore Global survey
    Fonte: ‘The Global Survey on Freelancing

    Un dato interessante riguarda la scelta: un 64% dei rispondenti dichiara di essere diventato freelance a tempo pieno per scelta. Non si tratterebbe quindi di una decisione imposta dalla perdita del lavoro o dalla crisi economica e sociale che ha contraddistinto gli ultimi anni.

    Freelance revolution

    Nell’indagine si parla di una vera e propria ‘rivoluzione freelance’ e si sottolineano alcuni vantaggi che le aziende stanno considerando nell’ingaggiare i lavoratori autonomi:

    • poter contare su esperti on demand a costi e tempo definiti come indica Miles Everson, CEO di MBO Partners con il termine cost advantage
    • non dover impiegare risorse e tempo nell’attrarre, selezionare e assumere dipendenti a tempo pieno
    • disporre di esperti molto qualificati per un tempo limitato quando magari non ce li si potrebbe permettere a tempo pieno
    • poter accedere a piattaforme dove in modo trasparente si possono consultare e contattare i freelance per competenze

    Il freelance permette di colmare la mancanza di alcuni talenti interni alle organizzazioni e rappresenta una forza lavoro flessibile e adattabile.

    freelance in azienda
    Freelance in azienda_Photo by Marvin Meyer on Unsplash

    Anche se Stati Uniti ed Europa contano il maggior numero di freelance si può affermare che la rivoluzione freelance sia un fenomeno globale a causa dei cambiamenti nella domanda e nell’offerta di talenti e della crescita di un ecosistema a supporto rappresentato da community, agenzie, piattaforme e servizi specifici per i liberi professionisti.

    Puoi approfondire i dati anche qualitativi nel documento finale della ricerca (Global Survey on Freelancing final report 9.20 (2).pdf)

    Qual è la situazione del mondo freelance in Italia?

    Secondo il report “Osservatorio sulle Partite IVA” realizzato dal Dipartimento delle Finanze e aggiornato al terzo trimestre 2021 sono state aperte 107.024 nuove partite Iva con un incremento dell’1,4% rispetto allo stesso periodo 2020, di cui il 66,2% operato da persone fisiche.

    Anche in Italia c’è una forte predominanza numerica di sesso maschile  che resta stabile rispetto agli ultimi anni (62,5%). Da rilevare invece che il 48,8% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed il 30,6% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni. Si nota un calo rispetto a pari data del 2020 in tutte le classi: dal -6,2% delle due classi più giovani al -1,8% della più anziana.

    Dai dati dell’Osservatorio emerge una tendenza più marcata tra le giovani generazioni che non cercano più il posto fisso, ma aprono partita iva e spesso si uniscono in startup.

    freelance al lavoro
    Freelance al lavoro_Photo by bruce mars on Unsplash

    A livello territoriale il 49,2% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 20,3% al Centro e il 29,7% al Sud e Isole. Rispetto allo stesso periodo del 2020 i principali incrementi di avviamenti sono avvenuti al Nord: Friuli V.G. (+34,1%), Lombardia (+29,8%) e Veneto (+13,5%), mentre quasi tutte le Regioni centro-meridionali evidenziano flessioni

    Se prendiamo in esame i dati dell’anno 2020 si evince che sono state aperte circa 464.700 nuove partite Iva con una consistente diminuzione rispetto al 2019 (-14,8%) per effetto dell’emergenza sanitaria. Altro dato utile per le nostre considerazioni: il 72,2% delle partite Iva è stato aperto da persone fisiche.

    Generazione Z vs. universo freelance

    Per capire l’universo freelance è utile prendere in esame anche l’atteggiamento delle generazioni che si stanno affacciando al mondo del lavoro e quindi anche alla professione freelance.

    generazione Z e futuro
    Generazione Z e futuro_Photo by Simon Maage on Unsplash 

    Secondo la ricerca di BNP Paribas Cardif  ‘Generazione Z: un futuro che guarda al passato’, condotta dall’Istituto AstraRicerche la Generazione Z in Italia che va dai 14 ai 24 anni, rappresentando l’11% della popolazione italiana, è abbastanza ottimista sul futuro. Il 31% degli intervistati inserisce il lavoro  tra le priorità e il 32% già lavora. Solo il 9% è NEET cioé né studia né lavora. Altro dato interessante è rappresentato dalla visione futura sul lavoro:  il 51%  in particolare nelle grandi città si vede con un lavoro stabile e da dipendente, ma quasi il 30% si vede in un’attività autonoma quale freelance, consulente o in una start-up.

    Fonti:

    Global Survey on Freelancing final report 9.20 (2).pdf

    https://www.mef.gov.it/ufficio-stampa/comunicati/2021/Osservatorio-sulle-partite-IVA.-Sintesi-dellaggiornamento-del-terzo-trimestre-2021/

    https://www1.finanze.gov.it/finanze3/osiva/contenuti/Sintesi_annuale_dati_2020.pdf?d=1613137800https://torino-corriere-it.cdn.ampproject.org/c/s/torino.corriere.it/economia/21_novembre_01/mi-dimetto-cambio-vita-40-mila-fuga-aziende-71933380-3b19-11ec-b785-0d6e92ed304d_amp.html

  • Suggestioni al GammaForum 2019

    Sono passate alcune settimane dall’ 11a edizione del GammaForum, convegno dedicato all’imprenditoria giovanile e femminile che si è tenuto presso la sede de Il Sole 24Ore a Milano, ma le suggestioni sono ancora vive e ci fanno riflettere. Per il secondo anno ho partecipato in qualità di Ambassador e ho potuto sentirmi parte di questo evento, coinvolgendo colleghe e amiche anche del Freelance Network Italia di cui sono co-founder.

    Sul palco si sono avvicendati speaker di fama nazionale ed internazionale: innovatori, responsabili di istituzioni italiane ed europee, artisti, business angels, responsabili di aziende innovative e startup femminili. Tante storie di donne piene di passione per il loro lavoro e le loro aziende, tanti punti di vista diversi che hanno arricchito la giornata di contenuti e di spunti utili a noi professioniste ed imprenditrici.

    Dagli interventi è emerso un panorama incerto ancora oggi, definito VUCA ( ossia volatility, uncertainty, complexity and ambiguity, acronimo usato da Warren Bennis e Burt Nanus per descrivere la situazione di volatilità e incertezza, complessità e ambiguità che contraddistingue gli ultimi decenni), ma con una spinta sempre più forte al cambiamento e all’innovazione.

    Una speranza è offerta dalle startup guidate da giovani e in particolare da donne, perché le imprese e startup al femminile hanno maggiori percentuali di successo, come ha spiegato Massimo Gaudina, Capo Rappresentanza a Milano Commissione Europea

    In Italia siamo in un momento di transizione negli investimenti in startup , come hanno precisato Gianluca Dettori, Executive Chairman Primomiglio Sgr e Ilaria Tiezzi, CEO Brandon Group nel panel ‘Connexions for Growth’ condotto da Giampaolo Colletti. Stanno però arrivando fondi stranieri con una particolare attenzione ai settori dove ci sono tecnologia e alta scalabilità. Si può affermare anche che c’è più attenzione all’impatto sociale delle aziende e al benessere dei dipendenti che diventano dei veri e propri ambassador.

    Un tema molto importante e spesso poco considerato. Anche su LinkedIn non si tiene conto che la presentazione dell’azienda è sicuramente più efficace, a mio parere, se accompagnata da opinioni positive dei dipendenti (ovviamente non richieste o indotte).

    È emersa anche l’esigenza di riportare l’uomo al centro, riqualificare e formare l’immenso capitale umano nell’industria 4.0. La tecnologia è un fattore abilitante e aiuta a rispondere meglio alle esigenze dei clienti. Le competenze digitali sono fondamentali tanto che dobbiamo recuperare in Italia il ritardo nelle digital skills rispetto agli altri paesi europei con una formazione continua che duri per tutta la vita lavorativa.

    Formazione, lavoro in team e la democratizzazione dell’informazione, secondo Paola Scarpa, Emea Women@Leader, Director Client Solution, Data & Insights Google servono per essere vincenti nel mondo digitale.

    È la componente della creatività umana, la capacità di ragionare fuori dagli schemi a fare la differenza.

    Altro tema centrale è quello relativo alle soft skills. Secondo Stefano Cuzzilla, Presidente nazionale Federmanager le donne sono già naturalmente portate all’empatia e al multitasking e non necessitano come i colleghi maschi di seguire dei corsi per sviluppare le soft skills.

    Accanto alle soft skills sarebbe necessario affiancare le competenze umanistiche e la filosofia, secondo i relatori Luca Altieri, Chief Marketing Officer IBM e Alessia Belli, filosofa in Mondora.

    Perché la filosofia ci siamo chiesti in sala? La risposta fornita dai relatori è stata perché ‘serve a leggere la realtà in maniera sistemica e a contribuire al sense making, costruendo connessioni con tutta la community anche di clienti e prospect. Mette al centro l’inclusività, l’empatia, lavora a livello individuale, crea un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente. […] La tecnologia ha valore se fornisce un contributo di valore all’essere umano. Come l’AI deve servire ad ampliare le potenzialità dell’individuo, servono competenze e conoscenze nuove per guidarla.

    Una volta l’esperienza era quella che ti dava la ricetta per poter performare nel futuro. Ora il futuro è incerto, non sappiamo più cosa succederà tra 5 anni e questo apre infinite possibilità, basta immaginare e andare dove non ci sono gli altri.

    I takeaway del GammaForum

    Ho cercato di riassumere quali sono stati i principali takeaway della giornata per le giovani imprenditrici e le libere professioniste e ho Takeindividuato 9 punti da stampare e tenere vicino alle nostre scrivanie:

    • bisogna accettare l’errore come parte del percorso di crescita.
    • avere il coraggio di pensare out of the box.
    • uscire dai mondi iperconnessi, ma chiusi del digitale e aprirsi verso nuovi mondi e culture per imparare e contaminarsi. Quindi uscire dalla zona di comfort e tornare ad esplorare con la curiosità dell’infanzia.
    • bisogna tornare a immaginare per essere creativi e sviluppare nuove idee di business.
    • oggi serve uno stile di leadership diverso dal passato. Si può aumentare la produttività con il sorriso.
    • bisogna investire nel team e tenere presente la responsabilità sociale per costruire energia all’interno di organizzazione dove operi e su territorio.
    • noi donne fatichiamo il doppio. La soft skill più importante per il successo di un impresa è la disciplina e noi donne siamo caparbie. Puntiamo dritte all’obiettivo.
    • investiamo in startup, tenendo conto che si sceglie di finanziare in base all’innovatività del progetto poi al team e alle competenze.
    • puntiamo allo scambio “alla pari” tra giovani imprenditori che è il valore aggiunto per creare i presupposti per l’internazionalizzazione.

    Se desiderate approfondire i temi e gli interventi potete leggere il Wake al link oppure la Steller Story realizzata per l’evento.

    Credits: Sabrina Gazzola, photographer, Torino.