Sono passate alcune settimane dall’ 11a edizione del GammaForum, convegno dedicato all’imprenditoria giovanile e femminile che si è tenuto presso la sede de Il Sole 24Ore a Milano, ma le suggestioni sono ancora vive e ci fanno riflettere. Per il secondo anno ho partecipato in qualità di Ambassador e ho potuto sentirmi parte di questo evento, coinvolgendo colleghe e amiche anche del Freelance Network Italia di cui sono co-founder.
Sul palco si sono avvicendati speaker di fama nazionale ed internazionale: innovatori, responsabili di istituzioni italiane ed europee, artisti, business angels, responsabili di aziende innovative e startup femminili. Tante storie di donne piene di passione per il loro lavoro e le loro aziende, tanti punti di vista diversi che hanno arricchito la giornata di contenuti e di spunti utili a noi professioniste ed imprenditrici.
Dagli interventi è emerso un panorama incerto ancora oggi, definito VUCA ( ossia volatility, uncertainty, complexity and ambiguity, acronimo usato da Warren Bennis e Burt Nanus per descrivere la situazione di volatilità e incertezza, complessità e ambiguità che contraddistingue gli ultimi decenni), ma con una spinta sempre più forte al cambiamento e all’innovazione.
Una speranza è offerta dalle startup guidate da giovani e in particolare da donne, perché le imprese e startup al femminile hanno maggiori percentuali di successo, come ha spiegato Massimo Gaudina, Capo Rappresentanza a Milano Commissione Europea
In Italia siamo in un momento di transizione negli investimenti in startup , come hanno precisato Gianluca Dettori, Executive Chairman Primomiglio Sgr e Ilaria Tiezzi, CEO Brandon Group nel panel ‘Connexions for Growth’ condotto da Giampaolo Colletti. Stanno però arrivando fondi stranieri con una particolare attenzione ai settori dove ci sono tecnologia e alta scalabilità. Si può affermare anche che c’è più attenzione all’impatto sociale delle aziende e al benessere dei dipendenti che diventano dei veri e propri ambassador.
Un tema molto importante e spesso poco considerato. Anche su LinkedIn non si tiene conto che la presentazione dell’azienda è sicuramente più efficace, a mio parere, se accompagnata da opinioni positive dei dipendenti (ovviamente non richieste o indotte).
È emersa anche l’esigenza di riportare l’uomo al centro, riqualificare e formare l’immenso capitale umano nell’industria 4.0. La tecnologia è un fattore abilitante e aiuta a rispondere meglio alle esigenze dei clienti. Le competenze digitali sono fondamentali tanto che dobbiamo recuperare in Italia il ritardo nelle digital skills rispetto agli altri paesi europei con una formazione continua che duri per tutta la vita lavorativa.
Formazione, lavoro in team e la democratizzazione dell’informazione, secondo Paola Scarpa, Emea Women@Leader, Director Client Solution, Data & Insights Google servono per essere vincenti nel mondo digitale.
È la componente della creatività umana, la capacità di ragionare fuori dagli schemi a fare la differenza.
Altro tema centrale è quello relativo alle soft skills. Secondo Stefano Cuzzilla, Presidente nazionale Federmanager le donne sono già naturalmente portate all’empatia e al multitasking e non necessitano come i colleghi maschi di seguire dei corsi per sviluppare le soft skills.
Accanto alle soft skills sarebbe necessario affiancare le competenze umanistiche e la filosofia, secondo i relatori Luca Altieri, Chief Marketing Officer IBM e Alessia Belli, filosofa in Mondora.
Perché la filosofia ci siamo chiesti in sala? La risposta fornita dai relatori è stata perché ‘serve a leggere la realtà in maniera sistemica e a contribuire al sense making, costruendo connessioni con tutta la community anche di clienti e prospect. Mette al centro l’inclusività, l’empatia, lavora a livello individuale, crea un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente. […] La tecnologia ha valore se fornisce un contributo di valore all’essere umano. Come l’AI deve servire ad ampliare le potenzialità dell’individuo, servono competenze e conoscenze nuove per guidarla.‘
Una volta l’esperienza era quella che ti dava la ricetta per poter performare nel futuro. Ora il futuro è incerto, non sappiamo più cosa succederà tra 5 anni e questo apre infinite possibilità, basta immaginare e andare dove non ci sono gli altri.
I takeaway del GammaForum
Ho cercato di riassumere quali sono stati i principali takeaway della giornata per le giovani imprenditrici e le libere professioniste e ho Takeindividuato 9 punti da stampare e tenere vicino alle nostre scrivanie:
- bisogna accettare l’errore come parte del percorso di crescita.
- avere il coraggio di pensare out of the box.
- uscire dai mondi iperconnessi, ma chiusi del digitale e aprirsi verso nuovi mondi e culture per imparare e contaminarsi. Quindi uscire dalla zona di comfort e tornare ad esplorare con la curiosità dell’infanzia.
- bisogna tornare a immaginare per essere creativi e sviluppare nuove idee di business.
- oggi serve uno stile di leadership diverso dal passato. Si può aumentare la produttività con il sorriso.
- bisogna investire nel team e tenere presente la responsabilità sociale per costruire energia all’interno di organizzazione dove operi e su territorio.
- noi donne fatichiamo il doppio. La soft skill più importante per il successo di un impresa è la disciplina e noi donne siamo caparbie. Puntiamo dritte all’obiettivo.
- investiamo in startup, tenendo conto che si sceglie di finanziare in base all’innovatività del progetto poi al team e alle competenze.
- puntiamo allo scambio “alla pari” tra giovani imprenditori che è il valore aggiunto per creare i presupposti per l’internazionalizzazione.
Se desiderate approfondire i temi e gli interventi potete leggere il Wake al link oppure la Steller Story realizzata per l’evento.
Credits: Sabrina Gazzola, photographer, Torino.