Le storie in social VR incontrano Claudio Pacchiega. Se frequentate i mondi immersivi da anni conoscete molto bene il suo avatar Salahzar Stenvaag. Già attivo in Second Life fin dal 2008 con attività di mentoring è noto al grande pubblico come facilitatore di Edu3D.
Ho avuto il piacere d’imbattermi in Salahzar due anni fa in AltspaceVR e, ritrovandolo spesso agli incontri di Pyramid Cafè, ho iniziato ad apprezzare la sua competenza tecnica e disponibilità. Mi ha incuriosito in particolare la sua capacità di mettere in connessione il mondo umanistico con quello tech.
Chi è Claudio Pacchiega
Claudio Pacchiega è un analista programmatore esperto in vari linguaggi di programmazione e in AI ed è diventato per hobby e per passione un divulgatore o facilitatore nei mondi virtuali, founder di Edu3D. Ha una lunga esperienza che sicuramente vi affascinerà, in quanto attraverso la sua storia personale viaggerete nel tempo oltre che nei mondi immersivi.
La storia di Claudio
Scopriamo insieme com’è nato l’amore di Claudio per la realtà virtuale e il social VR. L’ho intervistato per voi.
Quando ti sei approcciato per la prima volta alla realtà immersiva? Quali sono i tuoi ricordi più vivi?
La primissima volta che ho visto la realta’ immersiva credo che fosse da piccolo, quando divoravo tonnellate di libri (all’età di 8 -10 anni), in particolar modo quelli di scienza e di fantascienza. La mia fantasia è cresciuta in modo esponenziale portandomi a pensare a situazioni improbabili o futuribili e da lì fare il passo per cercare di crearne io stesso era breve…
Trascorrevo intere giornate nella mia immaginazione, inventandomi storie e figurandomi come i personaggi potessero interagire in contesti non convenzionali. Sin da quel periodo ricordo distintamente che avevo portato come progetto a scuola l’idea di fare una “Enciclopedia fatta da bambini per i bambini” con il contributo di ciascuno secondo le proprie possibilità. Ancora ho conservato qualche foglio dattiloscritto (ho imparato ad usare la macchina da scrivere quando avevo 11 anni) con una serie di concetti, anticipando credo di decenni la nascita di Wikipedia.
Nell’adolescenza sono anche stato un esperto giocatore di “Dungeons & Dragons”(un sistema di RolePlaying che si giocava con dadi su tabelloni con la ricostruzione di castelli, labirinti e segrete), diventando master (colui che progettava le avventure) per una nutrita compagnia di amici con i quali organizzavamo serate gioco in cui ci inventavamo degli ambienti totalmente virtuali e cercavamo anche di portarli oltre che nei cartelloni da gioco con i soldatini dipinti anche in castelli reali.
Ricordo ancora con entusiasmo le partite giocate dal vero nel Castello di Fenestrelle e poi anche al parco La Mandria di Venaria Reale dove usavamo le biciclette come “destrieri”.
Poi ho fatto varie esperienze di vita più o meno complesse fino a partecipare in maniera attiva ad organizzazioni pacifiste come, ad esempio, Servas.
In quest’associazione si organizzavano ogni anno delle assemblee mondiali che radunavano a volte anche migliaia di associati e le cui spese di organizzazione, volo, pernottamento costavano tantissimo. A quel punto ho visto che esisteva Second Life, eravamo nel 2007 e ho cominciato ad interessarmi a questo mondo per poterlo utilizzare per organizzare incontri mondiali efficaci e ridurre i costi.
Ma vedendo che la mia associazione era poco propensa non solo a queste soluzioni avveniristiche, ma anche soltanto all’uso di Internet l’ho abbandonata gradualmente e mi sono tuffato in quest’esperienza virtuale da assoluto outsider individualista.
SecondLife offriva infatti la possibilità a chiunque di poter realizzare, costruire e progettare praticamente qualunque cosa concepibile e anche poter sperimentare rapporti sociali e personali con persone che vivevano in paesi lontanissimi con fusi orari improbabili. Era in pratica un universo sterminato in cui si potevano trovare cose nuove ed interessanti ad ogni login: dai paesaggi mozzafiato a persone interessanti e disponibili in ogni dove e a qualunque ora.
Vivevo pressochè almeno 7 ore al giorno in questo ambiente, di fatto avendo una vita parallela pronunciata e i miei sogni avvenivano per lo più in quanto avatar iperrealistici con avventure iperboliche. Per un certo periodo di tempo è stato qualcosa di molto più reale della mia vita ordinaria quotidiana, che peraltro non era disturbata da questa “schizofrenia”, ma spesso arricchita e le ottime esperienze positive nei mondi virtuali riuscivano ad aiutare anche la “prima” vita, dandomi fiducia in me stesso e la capacità di affrontare meglio le avversità.
Nei mondi virtuali ho assistito allo sbocciare di persone che nella vita reale pensavano di non essere adeguati o insignificanti e che invece in questo ambiente sono riusciti a diventare creatori, artisti, persone interessanti e a costruire progetti personali e collettivi di alto livello. La mia stessa parabola non differisce, da persona timida e incapace di parlare in pubblico ho sviluppato anche grazie alle esperienze virtuali capacità, faccia tosta e competenze che hanno avuto un impatto nella mia realtà personale. Sono anche entrato in contatto con personaggi famosi, studiosi di antropologia come Tom Boelstorff, ma anche, ad esempio, docenti universitari e strutture militari americane che usavano i mondi virtuali per simulare ambientazioni socioeconomiche critiche.
Tom Boestorff, ad esempio, aveva dedicato anni di vita ad esplorare i mondi virtuali, all’inizio SecondLife, ma poi anche altri universi di giochi virtuali collettivi come World Of Warcraft e molte altre piattaforme. La sua tesi principale era che i mondi virtuali non fossero alternative alla “realtà vera” ma autentiche estensioni della vita degli esseri umani (tesi peraltro che negli ultimi due anni è diventata molto realistica a seguito della pandemia).
Durante la fase di novità e scoperta, credo che questo periodo di “droga da mondi virtuali” sia comune a molti che decidono di vivere spesso in modo esclusivo in un universo virtuale autocontentuto ed autoreferenziale.
Ad un certo punto, a partire dal 2013 circa ho ridotto progressivamente l’uso della realtà immersiva fino al momento attuale in cui la uso in maniera estremamente controllata e solo quando ce ne sia effettivamente il bisogno. Ogni cosa va colta nel momento giusto, e soprattutto in modo non estremizzato, lasciandosi sempre aperta la mente per altre opportunità.
In modo particolare ho smesso di occuparmi di SecondLife, in quanto essendo un “prodotto” legato al consumismo ha avuto la grave pecca di riportare all’interno dei mondi virtuali la (brutta) situazione del mondo reale in cui tutto si compra, si vende a prezzi anche non irrisori con la conservazione di quell’ideologia del Capitalismo e della Proprietà Intellettuale che generava disuguaglianze, privilegi, persone VIP, Ricche e Famose, che strideva con il mio ideale che si era strutturato via via verso un’ottica di Condivisione della Conoscenza a titolo gratuito, dell’eguaglianza fra le persone e delle possibilità economiche. Ideali che meglio si potevano concretizzare in altri mondi virtuali e con premesse “Educative” dove con educative si intende l’acquisizione di nuove conoscenze la condivisione di queste con gli altri (vedi oltre).
Chi è Claudio Pacchiega aka Salahzar Stenvaag? Perché hai scelto questo avatar?
Sono un analista programmatore (tradotto lavoro con i computer) in vari linguaggi di programmazione fra cui spicca Java, Scala, Python. Mi sono sempre interessato all’informatica e alle possibilità di amplificazione delle capacità umane offerte dai computer e da Internet. Ho però anche studiato la parte umanistica dando esami di Filosofia, Geografia Umana e mi sono interessato a problemi di antropologia, psicologia e linguistica.
Ultimamente sto lavorando molto nel campo dell’Intelligenza Artificiale, dell’analisi del testo attraverso Reti Neurali Profonde. L’attività nei mondi virtuali l’ho visto progressivamente come hobby e passione da abbinare al mio lavoro nei momenti di svago, sufficientemente distante dall’attività giornaliera, che mi consente di aiutare gli altri e di costruire insieme progetti comunità e risultati di forte qualità. Inoltre ciò mi ha dato il lessico per poter parlare con ragazzi e persone di altre generazioni, rendendomi meno rigido e di aperte vedute.
Il fatto di essere diventato un divulgatore o facilitatore nei mondi virtuali e specialmente usando la voce, anche questo è quasi casuale. Il tutto è legato al fatto che una volta mentre mi stavo appassionando, spiegando a voce un concetto in un’area pubblica, alcuni amici mi hanno sentito e mi hanno convinto che fosse un vero peccato non sfruttare quel dono, facendo degli incontri e dei corsi a voce (in quel momento le lezioni si svolgevano per lo più via chat ed in modo scritto). Notavano infatti come la mia voce, il tono e il modo che avevo di raccontare le cose fosse profondamente coinvolgente ed empatico e meritava di essere messo a frutto senza timidezze. E offrire alle persone dei percorsi di autoformazione e dotarsi di obiettivi nei mondi virtuali era qualcosa di utile e necessario..
Come dicevo nella risposta precedente, dopo pochi mesi di libero vagare nel mondo virtuale le persone che utilizzavano i mondi virtuali solo per puro divertimento, potevano facilmente disamorarsi e annoiarsi, e che fosse consigliabile che ognuno si proponesse uno scopo e/o un progetto creativo da realizzare. Anche banale come ad esempio creare una opera d’arte personale. Utilizzare i mondi virtuali da mero utente toglieva almeno il 70% della bellezza di questi ambienti relegandoli a semplice passatempo (nulla di male in questo, ma esistono infiniti altri passatempi più interessanti). Introdurre invece un elemento progettuale anche su obiettivi semplici e non accademici consente invece di costruire una rete sociale che rimane incisa nella storia.
Al momento dell’ingresso nei mondi virtuali ero però reduce da anni di riunioni, incontri con Skype che duravano ore, problemi e confronti con i rappresentanti della comunità Servas in Italia, il cui obiettivo era spesso quello di creare zizzania, litigare e di non arrivare a risultati condivisi, per questo avevo maturato una sorta di diffidenza verso le comunità italiane piene di pettegolezzi e di inutili ‘drama‘. Per questo motivo quando sono entrato in SeconfLife e ho dovuto scegliermi un nome ho scelto il nome fra quelli proposti che rendesse meno probabile affiancarmi ad un italiano. Salahzar era un nick che usavo già da qualche anno pubblicando blog di fotografie e poesie sugli ambienti dell’epoca. Il nome originario avrebbe dovuto essere Salazar e doveva essere il nome del 4° re magio, personaggio fittizio che però rappresentava un personaggio outsider, fuori dagli schemi, la h l’avevo aggiunta perchè di Salazar ne esistevano già troppi, mentre Stenvaag era un cognome fra quelli nella rosa delle scelte che tutto sembrava fuorchè italiano.
Presto, vagando per SecondLife, ho assunto le sembianze di una specie di pirata con bandana, capelli spettinati, vestito medievale e mantello, che pensavo mi rappresentasse adeguatamente. Di fatto questo avatar non l’ho più cambiato anche dopo anni in SL, e mi sono un po’ rifiutato di dedicare tantissimo tempo a curare il mio aspetto, cosa che rischiava da sola di occupare intere giornate oltre a costare decisamente diversi Euro.
Pertanto anche ora il mio aspetto è diventato abbastanza casuale, anche se nel mondo di Vircadia, partendo da una foto, qualche allievo mi ha costruito un avatar relativamente somigliante al mondo reale (in meglio ovviamente come sempre accade in questi casi).
Da informatico che cosa hai trovato di utile sia per i tuoi colleghi più tecnici sia per newbies?
Le due parti che possono generare interesse in un tecnico sono:
- la parte di resa grafica degli oggetti tridimensionali, dei colori delle ambientazioni
- la parte di scripting, la capacità cioè di fare in modo che i modelli 3d inseriti nei mondi virtuali siano in grado di reagire a stimoli interattivi (al tocco, all’avvicinarsi di avatar o a logiche particolari) o comunque di generare situazioni dinamiche e di movimento, cosa che effettivamente e specialmente se esperite da un visore VR consentono di vivere veramente un mondo virtuale, distinguendolo da un semplice paesaggio di natura morta.
Questa capacità di far vivere muovere, parlare e rispondere a quanto accade attorno a loro agli oggetti aggiunge quel carattere di realtà, di sorpresa e di meraviglia che consente di sfruttare al meglio questi mondi sia dal punto di vista artistico che educativo e anche per quanto riguarda la creazione di incontri e dibattiti. Per quanto riguarda la costruzione 3d SecondLife è iniziata, partendo da una costruzione degli oggetti detta “a prim” che consentiva di agire a chiunque non avesse nessuna competenza grafica. Il metodo costruttivo si chiamava “prim torture” per la capacità di ottenere forme complesse partendo da forme banali. Ricordo ancora in SecondLife delle gare di costruzione in cui si dovevano costruire in tempo reale e in pochi minuti strutture complesse come un cane, una casa o altro, eventi che prendevano il nome di primtionary.
Parlando di esperienze vivide infatti ricordo ancora l’emozione quando ho visto per la prima volta in un video in inglese come da un cilindro, una ragazza faceva vedere in pochi minuti come si potesse costruire una casa e dei ponti sull’acqua oppure come costruire un tavolino partendo da un prim. Vedere questo genere di tutorial ha condizionato come vedrete la mia esperienza virtuale successiva. E la prima idea di costruire video tutorial.
Purtroppo questo modo di costruire esiste solo in SL e non può essere utilizzato in altri mondi virtuali, per cui ben presto non appena è stato possibile ci siamo concentrati sulla possibilità costruttiva offerta da Blender un programma pass partout gratuito opensource che fin dalle origini ha consentito di produrre materiale per SecondLife (all’inizio soltanto come sculpted prim) e in seguito in maniera coerente e standard con altre architetture come quelle in uso attualmente (AltSpaceVR, VRChat, Sansar, Vircadia etc).
Per quanto riguarda lo scripting invece, ad esempio, una delle cose che interessava sempre le persone erano gli script interattivi al tocco. Risultavano utilissimi per attività di gestione delle riunioni e degli incontri: gli script tenevano conto degli interventi in una riunione, delle presenze, tavole che si allargavano automaticamente per far accomodare avatar che arrivavano oppure ancora i famosi script per cui ero diventato noto in SL fin da subito per costruire delle lavagne in cui rappresentare testualmente appunti e annotazioni che consentivano ad esempio di utilizzare lingue diverse dall’inglese. Oppure uno script che consentiva di realizzare Wiki 3D con nodi 3d rappresentati da nodi per una rappresentazione di mappe concettuali cooperative.
Mi hai raccontato delle tue esperienze in Second Life soprattutto nella realtà Vulcano come mentor. Com’è nata l’idea e come si è sviluppata?
Qui è un po’ più complesso. Andiamo con ordine per non mischiare le varie cose e scusate la dissertazione storica virtuale che copre il periodo 2007-2011 circa (ve l’ho detto che mi piace anche la Storia?):
1. Mentori in SL. In SecondLife nel 2008 c’era una community gestita dalla Linden Lab (Società che aveva creato SL), che formava persone che volontariamente davano assistenza ai newbie che erano appena entrati nel “gioco”. Questo ruolo denominato “Mentor” era un “lavoro” praticamente a tempo pieno in cui cercavamo di risolvere tutti i problemi delle persone che cercavano di utilizzare la piattaforma e avevano problemi. Per entrare occorreva fare un corso relativamente impegnativo con lezioni in DaD diremmo oggi, valutazione, prove sul campo etc.
Niente di semplice insomma, occorreva essere fortemente motivati, ma era considerato un ruolo prestigioso che dava apparentemene alcuni privilegi, primo fra tutti essere in contatto diretto con gli dei che avevano progettato il mondo. Per esempio in quanto Mentore io ho partecipato in prima persona alla traduzione del viewer in lingua italiana. Ad un certo punto la Linden ha sospeso il programma di mentoring per cui si è ingenerato molto caos e diversi ex-mentori si sono costituiti in associazioni locali e private (ad esempio i mentori italiani) su base volontaria oppure appoggiati a land finanziate da “imprenditori” virtuali che cercavano di condizionare i newbie a frequentare le loro isole. Una delle attività dei mentori era anche di organizzare dei corsi per usare la piattaforma.
2. ALI Accademia delle Land Italiane. Nel 2008 io insieme ad altre persone formatori attivi in SL avevamo costituito una prima alternativa locale per aiutare gli italiani attraverso dei corsi. Esistevano associazioni simili in lingua inglese sviluppate da volontari in altri angoli di SL, ma erano spesso un po’ rigide e con protocolli interni abbastanza complessi. ALI nasceva da una idea di comunità leggera, che sarà poi il cavallo di battaglia delle mie iniziative future. Il nome derivava dalla presenza di un catalogo delle land Italiane, organizzato e gestito da OpenSource Obscure, che cercava di censire le land Italiane. ALI cercava di dare a queste land la possibilità di avere dei volontari mentor che aiutassero gli italiani nei loro problemi di uso della piattaforma.Questa prima associazione organizzava corsi di building, di scripting su base settimanale.
3. Vulcano. Vulcano ha avuto una storia complessa ed intrigante. Nata per caso a seguito del fatto che Grillo in quel periodo era entrato in SL e aveva scritto un articolo a proposito di una mitica isola chiamata Vulcano. Dato che esisteva un’isola con quel nome molte persone si sono incontrate in quella sim e hanno dato luogo a questo interessante esperimento di autogestione di una risorsa virtuale. Purtroppo quest’esperienza non è finita nel modo migliore, ma ha lanciato una modalità di gestire il metaverso che prima era sconosciuta, legata alla cooperazione, alla libera iniziativa e capacità di autoregolamentazione individuale.
Ha condotto, ad esempio, alla costruzione di una sorta di “senato” organizzativo che redigeva un manifesto di mutua coesistenza civile, regolamentando le costruzioni e gestendo le “spese” che alla fine erano denaro sonante da consegnare mensilmente alla Linden per l’affitto del luogo virtuale (all’epoca si parlava di 300-500 euro al mese).
Pur essendoci una gerarchia sociale non banale in Vulcano non esisteva la figura del Mentore, ma piuttosto una serie di Helper che aiutavano e controllavano che tutto si svolgesse correttamente. Io in particolare non ho mai svolto la funziona di Helper in Vulcano, ma avevo partecipato ad alcune sessioni di questo “senato” che poi erano incontri liberi e aperti a tutti. Ognuno poteva partecipare in Vulcano, presentando un progetto di carattere non privato (era vietato, ad esempio, costruire case e abitazioni) e poteva disporre di un patrimonio gratuito di 50 prim o di 150 prim se presentava un progetto.
“””Detta in assoluta sintesi, il senso di chi si avvicina a Vulcano è quello di essere libero di realizzare i propri progetti completamente originali potendo creare cooperativamente delle installazioni e soprattutto sperimentare queste “creazioni” in una comunità di pari. Ognuno può utilizzare fino a 50 prim senza particolari formalità, può fare un progetto con circa 150 prim inserendo un manifesto di presentazione del progetto. E comunque collaborare alla vita della Comunity in modo tollerante ed integrato. Non ci sono capi e le decisioni vengono prese in modo comunitario attraverso riunioni periodiche e il sito internet openvulvano.wikispaces.com.”””
4. PyramidCafè. Era uno dei tanti progetti in Vulcano, creato da Francesco Spadafina (MagicFlute) e da altri. Intendeva aggregare i vari costruttori anarchici di Vulcano, cercando di dare loro la possibilità di avere una vita sociale rappresentata inizialmente dal Cafè dove i vari lavoranti potevano incontrarsi per discutere e confrontarsi in modo libero ed eventualmente progettare nuovi lavori insieme.
Ricordiamo che Vulcano si basava su progetti ed esperienze spesso individuali o comunque scarsamente comunicanti. Pyramid aggregava persone con l’idea di creare eventi a carattere sia informativo, che anche educativo. Ero stato contattato da Magic per portare l’esperienza che avevo iniziato in ALI, all’interno di Vulcano. Ero poi diventato e lo sono tuttora un owner di PyramidCafè. L’idea era che Pyramid fosse un gruppo di persone il cui intento era quello di condividere la conoscenza attraverso eventi ed occasioni di incontro. Nel tempo Pyramid aveva gestito e organizzato eventi sui più disparati temi come, ad esempio, valute sintetiche e virtuali, Internet delle Cose, interviste ad antropologi Italiani come Mario Gerosa (giornalista che si è occupato spesso di temi legati ai mondi virtuali) ecc.
Ti ho conosciuto per la tua attività su EDU3d. Perché è nata questa comunità di pratica e con quale finalità?
A partire dal 2011 ho cominciato a collaborare con INDIRE (ente del Ministero dell’istruzione Italiana), che aveva deciso di investire nella creazione di un universo virtuale molto simile a SL, ma utilizzando tecnologie opensource, la piattaforma OpenSim.
L’universo virtuale (nel gergo chiamato GRID) costruito era destinato esclusivamente ad insegnanti e alle loro classi e si chiama (esiste tuttora) Edmondo. In questa grid venivano erogati dei corsi di alfabetizzazione ai mondi virtuali e per alcuni di questi ero stato contattato per organizzare e gestire corsi di building e di scripting. La mia attività in quella piattaforma si è svolta fino agli anni 2017- 2018. Successivamente INDIRE ha preferito gestire in modo autonomo le formazioni agli insegnanti e soprattutto pare che si sia indirizzata ad altri filoni di realtà virtuale per bambini (Minecraft) con una collaborazione con Microsoft.
Sempre in quel periodo sono entrato direttamente in contatto con la grid italiana di OpenSim, inizialmente Cyberlandia, successivamente l’attività si era trasferita in Craft, come efficacemente spiegato da Licu (Raffaele Macis) in un’intervista. Insieme ad alcuni amici toscani e simpatizzanti in SL fondammo un gruppo di lavoro denominato OSITA (OpenSim ITA) in cui ci proponevamo di aiutare le persone ad utilizzare OpenSim, e soprattutto cercavamo di confezionare OpenSim in un modo tale da poter essere utilizzato come Kit didattico nelle scuole. OSITA è presto confluita in PYRAMIDOSITA, cogestendo quest’iniziativa con Pyramid.
Nel frattempo, essendo venuti in contatto con molti insegnanti e volontari, avevamo deciso che l’esperienza di Edmondo poteva essere resa meno rigida e meno legata alle scadenze e ai finanziamenti ministeriali e offerta in termini di puro volontariato all’interno della grid CRAFT, con la collaborazione diretta con Raffaele Macis con un programma liberamente scelto sulla base delle necessità didattiche delle persone interessate. Fu così che insieme con Giliola Giurgola fondammo Edu3D che via via è diventato una fucina sempre crescente soprattutto di corsi su Blender, di scripting e in generale di “sopravvivenza nei mondi virtuali“, ma anche disquisizioni di matematica, poesia, corsi sul pensiero laterale, progettazione e costruzione di Escape Room.
Devo ringraziare parecchi volontari fra i quali, ad esempio, Eva Kraai e Michelangelo Tricarico con cui abbiamo organizzato parecchi corsi e continuiamo a farlo con un calendario spesso fitto di eventi. I corsi non si sono limitati a OpenSim, ma negli ultimi anni abbiamo fatto parecchio sui nuovi mondi in realtà virtuale (Mozilla HUBS, AltSpaceVR, VRChat, Vircadia).
I partecipanti hanno apprezzato il carattere pragmatico e “laboratoriale” tipico dei nostri corsi, nei quali cerchiamo di dare gli strumenti metodologici sperando di costruire una buona comunità di pratica, vale a dire una community in cui non ci sono insegnanti, ma facilitatori ed amici che stimolano vicendevolmente i partecipanti nelle attività da fare e si cerca di affrontare argomenti anche ignoti in modo cooperativo. In questo senso si usa pesantemente anche una metodologia di classe capovolta che prevede che il programma stesso venga approfondito dagli stessi partecipanti che quindi sono posti in un’ottica di partecipazione attiva in cui loro stessi ricercano le informazioni e partecipano coadiuvando il facilitatore del corso, scambiandosi trucchi e suggerimenti ed utilizzando anche Facebook, Google classroom o altri sistemi comunicativi.
Edu3d non si propone in modo istituzionalizzato, ma come incontro fra amici che vogliono approfondire un argomento tecnico, scambiandosi e rendendo pubblici le ricette, gli strumenti e il meccanismo d’uso degli stessi attraverso tutorial, video, schede riassuntive, consigli e stimolandosi l’un l’altro vedendo cosa viene fatto dai vari partecipanti.
Voi di EDU3d vi ponete non tanto come docenti, quanto più come facilitatori che accompagnano e supportano gratuitamente in esperienze in varie piattaforme. Quali percorsi ti senti di suggerire per iniziare i primi passi nel social VR e costruire mondi?
Esattamente, a me non piace per nulla essere considerato un professore onnisciente, ma al massimo come una persona che aiuta e stimola. Il percorso principale devono svolgerlo i partecipanti, seguendo i loro ritmi e le loro necessità. Ognuno ha un’agenda differente e non esiste un modo di spiegare che vada bene a tutti. La cosa principale è che chi voglia fare qualcosa nei mondi virtuali, ma ritenga di essere ignorante o di non avere gli strumenti, inizi cercando di capire bene dove vuole arrivare e come gestire il proprio tempo, facendosi aiutare, ma anche aiutando gli altri. Non fa parte del nostro DNA, in quanto in Edu3d non disideriamo incontrare persone che vogliano solo sfruttare i nostri corsi senza dare niente in cambio alla collettività collaborando e mettendo a disposizione di tutti competenze e conoscenze che non sono ovvie. Non ci interessano persone che si limitino ad ostentare quanto sanno fare senza spiegare in modo chiaro come lo hanno fatto o che lo fanno per un fine esplicito di lucro.
Se mi chiedi un percorso da cui possono partire persone interessate a queste tematiche direi che dipende un po’ come dicevo dai loro obiettivi e dagli strumenti tecnologici che intendono utilizzare. Noi offriamo dei percorsi e cerchiamo di individuare i punti di contatto fra tutti. Chi vuole contattarci ci trova facilmente su Facebook nei gruppi Edu3d, Edu3d Blender, Edu3d VR.
Quasi tutti i nostri percorsi passano attraverso Blender, perchè rappresenta un po’ l’ABC per tutte le costruzioni virtuali. Quindi è fondamentale imparare ad usare Blender, magari non ad un livello complesso, ma sufficiente per fare cose elementari come, ad esempio, delle monete o dei semplici pupazzi animati. Avevo fatto un paio di anni fa un corso cosiddetto LowPoli che consentiva di fare oggetti in modo molto stilizzato e in pochissimo tempo.
Poi se volete dedicarvi ad AltSpaceVR, oppure a VRChat oppure se volete programmare i visori di realtà virtuale o anche i Google Cardboard dovete avere competenze di Unity.
Se volete invece la soluzione è più “facile” e consolidata e sperimentata da anni in varie scuole italiane potete imparare ad usare OpenSim ed entrate nella Grid Craft, dove trovate una community di persone che vi possono aiutare. Non solo Edu3d, ma anche altre realtà di volontari e anche ad esempio MdM, il museo del Metaverso. Sempre una soluzione semplice ed immediata è offerta da Mozilla Hubs oppure da FrameVR.
Per chi vuole invece una soluzione ricca ed articolata che contempla sia i visori che un accesso dal PC, il corso di Vircadia che stiamo tenendo direi che è fortemente indicato. Vi consentirà di creare e scriptare costruzioni 3d, manichini, avatar etc.. di alta qualità in modo relativamente facile. Ma dovete anche avere un pc abbastanza serio, no quindi a pc vecchissimi o privi di scheda grafica.
In realtà è difficile dire a priori quale sia il percorso più adatto, perché occorre verificare caso per caso. Noi in Edu3d abbiamo affrontato non dico tutti quelli possibili, ma buona parte. Abbiamo anche esplorato soluzioni con minecraft o con minetest, utili, ad esempio, a scuola con i bambini.
A questo proposito ho notato che da parte di molti vi è un pregiudizio estetico verso le piattaforme con avatar grossolani come peraltro è ad esempio Altspacevr. C’è da dire però che diversi percorsi non hanno minimamente bisogno di avere una grafica iperrealistica e anzi il fatto di ridurre le pretese a modelli LowPoli spesso li rende molto più facili da realizzare e da gestire e quindi fattibili.
Alcune università stanno sperimentando nuovi corsi in VR ed in mondi immersivi di social VR. Dal momento che sei uno sperimentatore da anni quali sono le piattaforme più indicate al settore edutainment e formazione a tuo parere?
La principale premessa che vorrei fare è che il mondo VR, al momento attuale perlomeno della sua evoluzione, non è adatto nè raccomandabile per eseguire dei corsi full-immersion di lunga durata. Non credo, ad esempio, che sia una buona idea organizzare un intero corso universitario (8h al giorno per 5 gg alla settimana) interamente su piattaforma VR.
Il peso degli attuali visori infatti produce alla lunga, ma in alcuni casi bastano anche solo 5 minuti, dei disagi abbastanza gravi a molte persone. Un’iniziativa in VR deve essere ristretta in un tempo molto limitato non più di due ore continuative, meglio meno. Si dovrebbero utilizzare questo tipo di esperienze in casi abbastanza particolari quando si vuole dare un’impressione realistica molto forte, ma non bisogna abusarne.
Anche l’immersività via PC senza visore non dovrebbe essere intesa come esclusiva. L’accesso a mondi via pc come OpenSim, Vircadia, SecondLife etc, consente di usarli per un tempo maggiore, per esempio anche 3-4 ore, o perfino tutto il giorno, ma in generale non raccomanderei un uso esclusivo per giorni o settimane. Gli incontri di questo tipo devono essere intervallati da altri sistemi, se possibile in presenza diretta, altrimenti utilizzando altri strumenti di condivisione schermo o di teleconferenza come Zoom o altri.
Fra le piattaforme più semplici da usare in VR ritengo che le migliori siano quelle multipurpose come AltSpace, Mozilla HUBS, Vircadia, VRChat. Darei sempre la priorità a progetti OpenSource anzichè i progetti proprietari, perchè proprio nel mondo di Realtà Virtuale e simili, si è già visto diverse volte che imprese private che avevano fatto ottimi prodotti sono scomparsi dalla sera alla mattina oppure hanno cominciato a chiedere una fee per l’uso dei prodotti che è difficilmente compatibile con un uso educativo nelle scuole e università dove i finanziamenti sono spesso insufficienti o totalmente assenti.
Si parla molto di metaverso in questi ultimi mesi, ma c’è molta confusione. Ci dai una tua definizione? Dove muovere i primi passi?
Esiste confusione perchè, come spesso accade, questo è diventato all’improvviso un Hype e cioè una parola usata soltanto per scopi commerciali. Si chiama con un nome nuovo (peraltro in realtà esistente da più di 15 anni) qualcosa di fumoso su cui si vuole in primo luogo recuperare i soldi investiti negli ultimi 7 anni. Il metaverso esiste almeno in maniera compiuta dal 2003 (SecondLife nasce in quel momento) ed è definito come un luogo virtuale gestito direttamente dagli utenti senza una finalità inserita artificiosamente dall’esterno.
Ora vedo che con il termine Metaverso si sta cominciando ad indicare un mondo virtuale basato su concetti esplicitamente finanziari, ad esempio sulla moneta tipo bitcoin o blockchain. In questo universo si stanno cominciando a gestire transazioni finanziarie legate ad opere d’ “arte” come la nave messa in vendita su Sandbox venduta per 650000 $.
Opera che per noi “veterani” dei mondi virtuali appare di qualità abbastanza scadente. In questi stessi mondi virtuali stanno cercando di reintrodurre il concetto di ambiente esclusivo “per pochi eletti”, e, ad esempio, il mondo Facebook Horizon (ora forse Meta Horizon), è attualmente disponibile solo in US e Canada, ed è stato disponibile solo ad invito negli ultimi 2 anni e mai accessibile dall’Italia (Ma dalla Tanzania si ad esempio).
Si stanno proponendo anche dei “pass” per poter entrare in alcune parti VIP di questi mondi, ad esempio nel già citato mondo Sandbox diverse aree sono accessibili solo comprando un “pass” che costa ben 1500 $. Ora se hai fatto caso a quanto ho detto prima a proposito del mondo capitalistico che SecondLife aveva cercato di istituire capirete perchè mi pare che questa nuova tendenza sia sempre più assurda. Purtroppo nel momento in cui dovesse fallire c’è il rischio che l’intero universo dei mondi virtuali potrebbe tornare nel dimenticatoio per altri 10 anni come era successo con l’hype equivalente che era nato attorno a SecondLife nel 2007 e 2008.
Se volete sapere cosa sia veramente il metaverso io mi accontento della definizione che ne dà Wikipedia in inglese con una mia piccola aggiunta. Notate cosa dice a proposito dell’Hype:
Il metaverso è la prossima generazione di Internet, che supporta ambienti virtuali persistenti 3D online, utilizzando i PC convenzionali, oppure i visori realtà virtuale e aumentata.[[ mia aggiunta: Nel metaverso è possibile interagire direttamente con l’ambiente E con gli altri utenti. ]]
Aspetti del Metaverso sono già stati implementati in piattaforme di mondi virtuali come Second Life. Alcune prossime generazioni del metaverso coinvolgono l’integrazione tra spazi virtuali e fisici ed economie virtuali.
Il termine “metaverso” ha le sue origini nel romanzo di fantascienza Snow Crash del 1992 come portmanteau di “meta” e “universo”. Da allora ha guadagnato notorietà come una parola d’ordine per la promozione, e come un modo per generare hype per scopi di pubbliche relazioni, facendo affermazioni vaghe per progetti futuri.
Una dissertazione corposa di ciò che è stato il Metaverso per una bella fetta della Community Italiana a partire dagli inizi di Second Life nel racconto
di in suo illustre “facilitatore”
interessante come tutto ciò che fa e propone Claudio, complimenti