Empatia, emozioni e creatività tra i #takeaway del XXXI Congresso AIF a Matera

Come formatrice e storyteller cerco di approfondire il tema dell’empatia e delle sue applicazioni. Spesso affermiamo che raccontare significa riuscire a creare empatia tra narratore e pubblico, suscitare emozioni. Ma che cos’è l’empatia e come possiamo attivarla? Come reagisce il nostro cervello?

Durante il XXXI Convegno nazionale dell’AIF (Associazione Italiana Formatori) che si è tenuto dal 7 al 9 novembre nella splendida cornice della città di Matera ho avuto modo di ascoltare molti speech dedicati a questo tema.

Prima di focalizzarci sull’empatia e le nostre emozioni vediamo le motivazioni per cui il convegno del 2019 è stato dedicato alla neuroformazione, scienze della mente e del cervello applicate all’apprendimento. Comprendere sempre meglio come funziona il nostro cervello e i collegamenti che l’arte della formazione attiva al suo interno può aiutarci a rendere sempre più coinvolgente la nostra professione, ha spiegato nella giornata introduttiva, Antonello Calvaruso, economista e studioso di neuroformazione. E ha aggiunto: ‘Apprendimento è togliere il superfluo. Le neuroscienze possono aiutare i formatori a raggiungere quest’obiettivo. Arte della formazione attiva settori e collegamenti nel cervello.

Maurizio Milan, presidente nazionale AIF, ha precisato anche che: ‘Neuroscienze sono menti che studiano le menti. La multidisciplinarietà può dare a noi formatori un ampio margine di indagine e riprogettazione dei nostri interventi .’

Le neuroscienze possono aiutarci ad analizzare i fattori che determinano il successo a scuola e nel lavoro. Le competenze cognitive e non cognitive contribuiscono entrambe alla realizzazione accademica e lavorativa di un individuo, secondo la professoressa Raffaella Rumiati, docente di neuscienza cognitiva.

Risulta essenziale che ‘non si comunichi, ma si conversi con le neuroscienze, alzando il profilo della nostra professionalità di formatori, perché essere artigiani significa essere rinascimentali’, ha suggerito a noi formatori lo psicosocioanalista, Pino Varchetta.

Empatia ed emozioni

Concentrandoci sul cervello e l’empatia ho trovato di grande interesse l’intervento del professor Giacomo Rizzolatti che ha ripercorso con noi il momento della scoperta dei neuroni specchio e gli studi effettuati sull’emozione del disgusto con la risonanza magnetica funzionale a Marsiglia con i colleghi Gallese e l’olandese Geiser.

Il contenuto è indispensabile, se non si ha contenuto non ha senso comunicare, ma la maniera in cui si comunica è fondamentale.

La prima scoperta è avvenuta nella scimmia e successivamente nell’uomo. Hanno riscontrato l’esistenza di neuroni che si attivano sia quando si fa un’azione sia quando si osserva un proprio simile che la sta compiendo.

Nel cervello umano esiste un’area denominata insula che si attiva in presenza delle emozioni sia provate sia viste in un’altra persona.

Empatia è quella condizione in cui tu ed io siamo nello stesso stato; i miei e i tuoi neuroni si attivano nella stessa maniera e allora io ti capisco veramente. L’empatia non corrisponde, tuttavia, alla bontà, perché anche i sadici capiscono le emozioni e sono bravissimi ad entrare nello stato delle altre persone’.

Secondo Rizzolatti, l’empatia è uno stato molto importante ed è fondamentale in due professioni:

  • insegnamento
  • medicina

Collegamento live con il prof.Rizzolatti

Il tema dell’empatia è stato centrale anche nell’intervento di Cinzia Di Dio, ricercatrice di scienze psicologiche e neuroscienze. Quando ci soffermiamo ad osservare le opere d’arte si attiva l’insula, area del cervello responsabile dell’empatia. È possibile educare all’empatia attraverso la bellezza?- ha chiesto all’inizio del suo speech.

Attraverso la percezione del bello si riescono a toccare le corde emotive delle persone, lasciando traccie emozionali positive che si riflettono nei loro comportamenti

Pare che sia possibile educare la nostra insula attraverso la bellezza e l’arte. Da ricerche effettuate risulta che il nostro cervello è più libero di apprezzare l’arte che non il reale, anche nei bambini nella primissima infanzia.

Mentre la mente conscia è influenzata da fattori esogeni come la moda, la conoscenza, il valore, la mente emozionale irrazionale ci fa vivere l’esperienza estetica consentendoci di sospirare in ammirazione‘.

Cinzia Di Dio nel suo speech al Convegno di Matera

L’arte ci apre a nuove esperienze, abbassa le nostre barriere e interfacciarci con l’arte può portare vantaggi dal punto di vista socio-emotivo. Non è ancora chiaro tuttavia se la neuroestetica possa impattare direttamente sulla formazione, perché si tratta di una scienza relativamente giovane.

Secondo il professor Edoardo Boncinelli, genetista Presidente del Comitato scientifico l’empatia si può spiegare in modo molto semplice: ‘consiste nel mettersi nei panni dell’altro. Sta scritta nel ns cervello e nelle nostre cellule neuronispecchio.

Tutti avete capacità di esercitare empatia. ‘, ci rassicura Boncinelli. La scoperta dei neuroni specchio e del loro ruolo nell’empatia ha segnato un grande passo avanti nella ricerca, ma restano ancora molte funzioni del cervello che sono poco conosciute, quali, ad esempio, come sono scritti i nostri ricordi. Anche con l’avanzare dell’età i ricordi non si perdono, in particolare quelli che risalgono all’infanzia, quasi come se fossero scolpiti nella nostra mente. Nasciamo con un cervello immaturo che si sviluppa ancora fino circa ai quattordici anni di età e si plasma mentre noi cresciamo.

L’importanza della mente viene sottolineata da Giulio Giorello, filosofo della scienza, che ci mette in guardia contro uno dei principali rischi della rete, ossia l’ottundimento di senso critico e quindi cancellare lo spazio del dissenso. La mente è la cosa più importante, quella che ci permette di dire “non ci sto”, anche a costo della vita e della libertà.

Giulio Giorello con Antonello Calvaruso

Il filosofo economista, Matteo Motterlini ci ricorda che le scienze comportamentali ci hanno mostrato che siamo irrazionali. Siamo irrazionali in modo tuttavia prevedibile e sistematico tanto che la nostra irrazionalità, le nostre emozioni possono essere studiate razionalmente attraverso l’osservazione e l’esperimento. Nei contesti di educazione e formazione le neuroscienze ci portano a ripensare il concetto stesso di razionalità umana non solo come adesione alle regole corrette della logica. Dobbiamo conoscere meglio noi stessi come ci indicava Socrate, avere una metarappresentazione delle nostre capacità cognitive e del condizionamento delle nostre emozioni.

Motterlini ha anche invitato noi formatori a sperimentare in aula, magari proponendo lo stesso argomento con un approccio più freddo e autoritario su un gruppo di discenti e con un atteggiamento empatico che coinvolga le emozioni su un altro gruppo per vedere le risposte ed i risultati d’apprendimento.

Creatività

Altro tema di grande interesse approfondito durante il convegno è la creatività. Per il professor Rizzolatti esiste una lunga fase necessaria prima della creatività detta ‘preparation‘. Si impara per imitazione che non deve essere considerata in modo negativo, perché è la base della creatività. Alcune persone hanno un’intelligenza fluida e vedono applicazioni particolari, ma devono essere comunque preparate. Non si improvvisa.

Secondo il neurofisiologo Marcello Massimini la creatività non è necessariamente cosciente, ma è una sorta di predizione basata sul modello della realtà da parte del cervelletto (feedforward). Aggiunge che durante il sonno il nostro cervello è molto attivo. Più certe aree imparano durante il giorno più vanno offline nel sonno per un processo di consolidamento. Il sonno è il prezzo che paghiamo per avere cervello plastico. Si rinormalizzano i circuiti e si ricalibrano.

Comprendere come funziona la nostra mente può essere un valido aiuto per rapportarci con gli altri durante le sessioni formative.

Come formatori vendiamo l’empatia‘, afferma Antonello Calvaruso, che ci parla dei suoi studi sul passaggio da formazione basata su empatia a quella ispirata a concetto di modelling. La formazione basata sull’imitazione, ossia prendere gli altri come modello può essere indagata e applicata con successo da tutti noi.

Molti altri temi di grande attualità sono stati trattati durante il XXXI Convegno nazionale AIF nell’approfondire il confronto tra formazione e neuroscienze. Potete rivivere i contenuti delle giornate, grazie al livetweeting organizzati su Wakelet.

Prima giornata del convegno https://wakelet.com/wake/78f371ff-a50a-4654-a7b0-ab014152f86e

Seconda giornata del convegno https://wakelet.com/wake/09f50ab4-e23c-4ede-9bbd-981434467a45

Terza giornata del convegno https://wakelet.com/wake/f3292020-a0d9-417c-ab3d-7b17fb95e8c9

Mi piace lasciarvi con un invito del professor Boncinelli a noi formatori: Prendete i semi di questi giorni e fateli germogliare!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *