• La tessera mancante: MAPPS®

    Il viaggio è iniziato più di un anno fa, quando studiando e vagando in rete, ho trovato MAPPS®, una metodologia che mi ha subito affascinato, perché basata su mappe e approccio metaforico. La tessera mancante al mio percorso di storyteller e trainer. Alla passione per la tecnologia e la narrazione unisco una lunga esperienza in azienda come product manager e formatore in Academy, ed ero alla ricerca non tanto di un game, ma di un metodo pratico rivolto agli obiettivi aziendali e alle strategie.

    Da formatori spesso ci interroghiamo sulla nostra preparazione e cerchiamo di comprendere quale sia la scelta migliore:

    • considerarci ‘arrivati’ e utilizzare il livello raggiunto per la nostra attività
    • migliorare la nostra specializzazione
    • ampliare gli orizzonti anche con skill laterali.

    Il mio approccio è di curiosità e di apertura verso il nuovo alla ricerca di strade meno battute, mai totalmente paga dei risultati raggiunti. In poche parole volevo aggiungere una tessera al mio puzzle personale, partendo da un lato dalla comunicazione, al corporate storytelling ed esperienze immersive (VR e AR storytelling) e dall’altro dall’esperienza di marketing e vendita fino alla strategia e alla facilitazione per affrontare le tematiche organizzative.

    Questo è stato proprio il caso di MAPPS®. Nel 2018 ho contattato la società, Trivioquadrivio di Milano e chiesto un incontro individuale con il responsabile della metodologia, Enrico Marra. Al momento non erano disponibili corsi o train dei trainer e quest’idea è rimasta in gestazione. Sapete quando credete molto in un obiettivo e non riuscite a realizzarlo? Ecco questo era il mio stato d’animo: desiderio, insoddisfazione, determinazione al tempo stesso. Altri contatti da parte mia, un corso che era programmato in estate, ma non confermato e nel tempo l’interesse cresceva così come l’approfondimento.

    L’attesa è finita e dopo due intense giornate di Train dei Trainer sono diventata facilitatrice.

    Caratteristiche di MAPPS ®

    MAPPS® una mappa per raggiungere risultati. Così viene definita nella pagina Facebook della Hi!Academy che propone le open session e i corsi.

    Si tratta di una metodologia di apprendimento organizzativo e facilitazione orientata a promuovere il dialogo e lo scambio costruttivo all’interno dei team. Basata sulla metafora cartografica permette di affrontare le tematiche organizzative come un itinerario di viaggio. Gli ostacoli reali, le sfide e le opportunità diventano immagini e prendono vita in un confronto aperto con i colleghi sui punti di vista individuali volto al raggiungimento degli obiettivi comuni.
    La costruzione collettiva delle soluzioni, permette di tenere sotto controllo costante l’intero processo e offre uno strumento per una facile ed immediata condivisione al di fuori del gruppo.
    Il processo metodologico è finalizzato alla realizzazione di una roadmap da usare come strumento per orientare le proprie attività e quelle del proprio team.

    Destinatari

    A chi è rivolta questa metodologia? A manager o a figure intermedie aziendali che si trovano a dover allineare, gestire e guidare il proprio team nei processi di cambiamento organizzativo e/o al raggiungimento di obiettivi aziendali. Normalmente si prevede un modulo formativo di una giornata.

    Obiettivi

    L’obiettivo del workshop viene concordato con l’azienda, così come i gruppi da coinvolgere nel ‘viaggio’. Può essere, ad esempio, l’allineamento di un gruppo di lavoro, la costruzione di una strategia condivisa per raggiungere gli obiettivi a medio e lungo termine, aumentare la collaborazione tra vecchi e nuovi assunti in azienda. Vediamo insieme alcuni esempi d’applicazione.

    Attraverso questa metodologia i facilitatori aiutano a:

    • allineare i membri del team sui valori aziendali e obiettivi di medio termine
    • facilitare il confronto tra i gruppi e coinvolgere le persone nel cambiamento
    • costruire un piano d’azione a breve termine grazie alle metafore
    • semplificare gli obiettivi aziendali, creando una road map collettiva e condivisa
    • creare un ‘diario di bordo’ per tener traccia delle azioni definite e attuate anche a distanza di tempo
    • evidenziare sinergie e collaborazioni tra gli uffici e i team per raggiungere l’obiettivo aziendale indicato dal management.

    Nei miei workshop ho sempre definito il momento formativo un ‘viaggio’ da compiere con i discenti, viaggio che ci arricchisce e ci trasforma, portandoci ad avere maggiore consapevolezza e conoscenza. Ecco ora, grazie a MAPPS®, il viaggio è ancor meglio rappresentato e ha obiettivi molto chiari e definiti. Come arrivarci e costruire la nostra personale roadmap? Grazie al mio supporto di facilitatore.

    Volete saperne di più e volete iniziare con me questo viaggio nelle vostre aziende? Sceglieremo una mappa di terra o di mare? Tutto da progettare insieme! Contattatemi all’indirizzo mail simonettapz@gmail.com.

  • Realizzare i propri obiettivi: golf experience

    Da molto tempo desidero scrivere un post sulla golf experience, non tanto per parlare dello swing perfetto, ma della lezione di vita che si apprende giocando a golf, in particolar modo di una consapevolezza,  un’apertura mentale che porta a realizzare i propri obiettivi.

    Mi sono avvicinata a questo sport da poco meno di due anni principalmente per curiosità, anche se per molto tempo avevo preferito attività quali lo sci, la corsa, etc. che ritenevo più impegnative dal punto di vista fisico. Un preconcetto che si è subito rivelato infondato, in quanto lo sforzo fisico e mentale richiesto dal golf è superiore a quello di molti altri sport.

    ‘Il golf non è solo tirare colpi a una pallina, ma è anche strategia di gioco, senza un avversario umano reale’ -cit. Emanuele Castellani

    Dopo aver iniziato a praticare ho cercato di approfondire e di capire le dinamiche insite nel gioco.  E’ interessante notare come vengano attivati i due emisferi del cervello, come precisa Gary Wiren : emisfero sinistro per analizzare le condizioni ambientali, la scelta del bastone ed emisfero destro per attivare le sensazioni e l’emotività. Potete approfondire nel testo di Willy Pasini e di Gary Wiren stesso(*).

     

    Golf - cervello del golfista

     

    Le doti necessarie per praticare il golf sono sicuramente concentrazione, calma, nervi saldi, qualità importanti anche nella vita professionale. Aggiungo resilienza ed equilibrio, in quanto la sfida (soprattutto se si pratica fuori dal momento di gara) è con sé stessi, con la propria capacità di resistere e voler migliorare.  Quante volte ho pensato di abbandonare, ma poi all’improvviso vedi un passo avanti inaspettato. Lo swing è un’arte e come tale bisogna mettere in gioco tutto sé stesso.  Sembra impossibile ricordare i movimenti, perché in realtà bisogna sentirli con il cuore.

    Devi guardare la pallina un momento e poi sentire il tuo corpo

    Ti pare di non fare progressi su quel campo pratica, provi e riprovi i movimenti e quando vai sul green non sempre riesci a riprodurre i movimenti corretti, perché entrano in gioco altri fattori quali il vento, il sole, le salite, le discese, il ‘bunk’ che non sai come superare.

    20151021_122100

    Emozioni altalenanti ti accompagnano, ma non puoi arrenderti. Ho rivissuto le senzazioni vedendo il film  “La Leggenda di Bagger Vance”  del 2000 diretto da Robert Redford, tratto dall’ omonimo romanzo di Steven Pressfield.

    La trama è semplice: un giovane e eccellente giocatore di golf di Savannah in Georgia, Rannulph Junuh, torna dalla prima guerra mondiale traumatizzato e si rifugia per anni nell’alcol, senza speranza. Viene coinvolto in un torneo di golf con i due più grandi giocatori d’America (Bobby Jones e Walter Hagen) e supportato da un’eccezionale caddie, Bagger Vance, e da una donna bellissima, Adele Invergordon, riesce a vincere e a ritrovare l’amore.

    Vi invito a fare un’analisi in ottica narrativa della scena cruciale del film (climax). Seguite la golf experience vissuta da Junuh con attenzione!

    Il protagonista è il giovane giocatore di golf, Rannulph Junuh (Matt Damon), mentre il Mentore è il caddie, Bagger Vance (Will Smith). Tutto sembra perduto per sempre. La pallina è ‘fuori da campo’ in mezzo al bosco, in posizione difficilissima da giocare. Junuh si sente sconfitto, si guarda intorno per cercare una via di fuga, ma non la vede, gli tremano le mani, sta per raccogliere la pallina ed arrendersi. In quel momento interviene Vance e gli propone un altro legno e lo convince a superare la ‘crisi’ , cercando la forza dentro di sé.

    Nella parte conclusiva del dialogo emerge chiaramente il ruolo del mentore, assimilabile a quello del coach motivazionale:

    momento di climax

    momento di climax

    Junuh: “Non posso”
    Vance: “Sì che puoi e non sei solo. Insieme a te ci sono io. Sono sempre stato qui. Adesso gioca il tuo gioco, quello che soltanto tu eri destinato a giocare, quello che ti è stato donato quando sei venuto al mondo.

    Sei pronto? Allora mettiti sulla palla, colpisci quella palla, non trattenere niente. Dagli tutto te stesso, il momento è ora. Lasciati andare ai ricordi, a ricordare il tuo swing. Bene così. Stai tranquillo.   Così va bene. Il momento è ora!”

     

    Possiamo notare come la scena riprenda gli elementi fondamentali dello schema classico di Propp. La ‘crisi’ non è solo rappresentata dal campo di gioco, dall’errore, ma è molto più profonda. In realtà è una crisi d’identità, di fiducia in sè stessi e nelle proprie capacità di superare le difficoltà oggettive, di prendere una decisione e quindi di vivere. 

    schema narrativo classico

    Quando il protagonista riesce a scegliere e a riprendere la concentrazione, l’equilibrio, supera la difficoltà ed esce trasformato dall’esperienza. Non importa tanto la vittoria sul campo da golf, quanto sul suo stato mentale..

    Quante volte nella nostra vita professionale ci troviamo a dover affrontare crisi di ruolo e restiamo immobili, perché non riusciamo a scegliere un nuovo lavoro, una nuova responsabilità, un trasferimento, un cambiamento? Succede molto frequentemente a tutti noi e spesso rinunciamo rispettando quel ‘copione’ che abbiamo scritto molti anni prima o che qualcun altro ha scritto per noi.

    Nel golf dobbiamo scegliere, non possiamo restare immobili. Ci mette di fronte al nostro essere più profondo, ci fa capire le nostre debolezze e ci induce a cambiare. Proprio per questo motivo

    il golf può diventare davvero metafora della vita

    Come afferma Emanuele Castellani (**) nel suo libro di cui trovate i riferimenti nelle fonti:

    ciascuna delle componenti del golf trova un parallelismo nella nostra vita e, spostandoci a un livello meta, più profondo, ci è richiesto di entrare in contatto con il “centro” di noi stessi per imprimere il giusto movimento alla pallina in un equilibrio delicato tra il controllare e il lasciare andare. Questo equivale a esprimere così la nostra potenza vitale. […] Inoltre il golf ci fa fare un esercizio di presenza, ci ancora al momento presente, ci stimola a esserci fino in fondo. e questo c’entra eccome con la vita e con le scelte che ogni giorno responsabilmente siamo chiamati, nel presente, a fare!’

    L’equilibrio è fondamentale per migliorare la prestazione anche in campo professionale: riuscire a dominare e superare lo stress e a raggiungere uno stato di benessere mentale. Quando ci troviamo a prendere decisioni e a studiare la giusta strategia da manager immaginiamoci sul green e

    • bilanciamo rischi e opportunità (se usare un ibrido o un ferro n.5),
    • guardiamo il campo (scenario di mercato su cui operiamo),
    • valutiamo il nostro potenziale (noi e i nostri collaboratori).

    Proviamo a trovare questo equilibrio anche fuori dal campo da golf, nella nostra vita familiare e professionale. La golf experience ci consentirà un’interessante crescita personale a lungo termine.  Chi troverò sui campi da golf?

     

     

     

     

    Fonti:

    (*) Willy Pasini-  “L’arte del golf.Psicologia del vincitore”- ed. Oscar Mondadori

    (**) “Golf Experience. Il manager e la persona:i 7 passi verso una #consapevoleEvoluzione” – ed. Franco Angeli