Le storie fanno parte del nostro DNA. Siamo fatti di storie e da sempre la narrazione ci ha aiutato a dare un senso alla nostra vita nei momenti positivi e negativi. In questa tempesta perfetta che ci ha reso più deboli e insicuri la narrazione è un’ancora di salvezza. Con queste frasi inizierò il prossimo corso dedicato allo storytelling e social media per far comprendere quanto le storie siano basate sui valori universali più profondi.
A volte facciamo fatica a riconoscere le storie, a rappresentarle, a metterle su carta, perché abbiamo una sorta di ritrosia nel narrare noi stessi o diamo per scontato che siano insignificati. Però ci sono dei momenti della nostra vita in cui, di fronte a una situazione sconosciuta o drammatica che ci coinvolge, sentiamo l’esigenza di condividere i nostri sentimenti, le nostre emozioni e di aprirci agli altri, entrando a far parte di racconti collettivi.
Proprio in questa crisi Covid-19, in questa tempesta che stiamo vivendo con lockdown e separazione sociale vogliamo uscire dalle nostre quattro mura, non solo cantando sui balconi o vivendo una vita online, ma facendo ricorso alla narrazione.
La vita si sta spostando sempre più sul digitale sia per gli adulti sia per i più piccoli e ormai sono online le riunioni di lavoro e di piacere, le lezioni a scuola, le feste di laurea e compleanno e gli incontri romantici. Si parla infatti non tanto di vita digitale, ma ‘phygital’ con una linea di demarcazione sottile tra offline e online.
Oggi assistiamo al nascere di una narrazione visuale di fotografi e di artisti e di persone comuni che sui social media si sono aggregate intorno ad un’idea, a un sentimento, a una parola, esprimendo il loro disagio e i loro sogni.
Narrazioni visuali
Navigando su Instagram ho trovato un caso molto interessante: il racconto visivo di Marzio Toniolo, un insegnante della scuola primaria che vive tra Lodi e Piacenza. Appassionato di fotografia ha voluto testimoniare per 23 giorni attraverso immagini come
‘in tutto questo, di buono, esplode l’amore e le fragilità si fanno poesia da cui ripartire’.
Primi piani, foto in bianco e nero, stanze vuote che rappresentano un racconto di vita, uno spaccato di una società che vive il dolore e cerca, a fatica, di ricominciare.

Sempre su Instagram ha preso vita un’altra iniziativa visiva che mi ha colpito per l’originalità: autocertificazioni_illustrate. Un profilo aperto da due grafici, Federico Russo e Matteo Brogi che stanno raccogliendo illustrazioni create dal pubblico sui vecchi moduli di autocertificazione.

La narrazione nella tempesta parla di principesse da salvare, di castelli, di mani e gambe indistinte che escono da un palazzo per rappresentare in modo un po’ angoscioso l’isolamento, di colombe della pace in un alito creativo che unisce il popolo del web.
‘L’immaginazione è una dimensione collettiva che si mostra in svariate forme. Abbiamo disegni che rappresentano le paure della gente, la voglia di ricominciare e ovviamente sono innumerevoli le autocertificazioni che hanno l’intento di sdrammatizzare. ‘ – afferma Brogi in un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera di domenica 5 aprile (articolo di Federico Taddia – pag.21)

Tra le storie visuali mi piace anche ricordare l’opera internazionale del fotografo Harvey Potter che racconta la pandemia da New York sul suo profilo Instagram. Una vita sospesa che è fatta di strade vuote, di scritte fuori dai negozi chiusi, della nave ospedale Usns Comfort, immagini della Grande Mela che rimarranno per sempre nei nostri occhi.

Su Facebok ho notato un nuovo progetto: il gruppo pubblico ‘Il diario dei sogni #temposospeso‘ . Nato a Torino dall’idea di Elena Givone e Elena Ruzza invita a condividere sotto l’hashtag #temposospeso immagini, disegni oltre a pensieri e racconti che vengono man mano a creare una memoria comune.

Una raccolta molto variegata, un pout pourri di contenuti che, anche se privi a volte di un collegamento evidente tra loro, dovrebbero confluire in una mostra futura, secondo le creatrici.
Narrazioni testuali
Durante la pandemia le parole hanno assunto una profondità, un significato nuovo, quasi un codice tra le persone. Sono nati gruppi online attorno alle parole e alle emozioni che suscitano in noi.
Il 2 aprile scorso l’associazione Parole O_stili, creata da qualche anno per sensibilizzare contro la violenza nelle parole, ha promosso sui social un flash mob poetico sotto l’hashtag #RingraziareVoglio, aperto a tutti con lo scopo, come si legge sul sito, di:
‘riunirci virtualmente e scegliere parole di ringraziamento e di positività, parole di cui abbiamo davvero bisogno come comunità in questo momento.‘

Da Torino e Milano ha recentemente preso vita un gruppo privato dal nome Parole in positivo, amministrato da Caterina Soldi, Roberto Di Stefano e Raffaella Ronchetta.
Leggiamo su FB che ha lo scopo di trasmettere positività attraverso le parole.
‘Creare un clima di positività legato al semplice utilizzo delle parole per accrescere nelle persone lo spirito comunitario e superare insieme questo momento di grande difficoltà.
Partiamo dalle parole, non dal significato etimologico ma dalle emozioni, dai vissuti, dalle sensazioni che ci ispirano. In positivo. Una parola ci salverà’

Ogni giorno viene postata una parola e viene commentata dai membri del gruppo che condividono i loro pensieri e le loro emozioni. Ora dalle parole si è passati a una breve storia da scrivere nei commenti, collegando tutte le parole pubblicate.
Sito
La narrazione nella tempesta prevede anche un nuovo linguaggio positivo o negativo. Da questo progetto è nata il 29 febbraio a Milano l’associazione, Lo Stato dei Luoghi che si è dotata di un sito per far conoscere e diffondere l’Alfabeto Pandemico.

Come leggiamo sul sito il pubblico può proporre una parola, descrivendola con un testo di massimo 1.200 caratteri oppure con un’immagine che la rappresenti, la racconti.

Se clicchiamo su ‘l’alfabeto’ troviamo già alcune parole pubblicate con a corredo definizioni, brevi racconti e poesie. Non sono spiegazioni asettiche da dizionario, ma frammenti di vita che vogliono dare un senso al presente, riscoprire al contempo i valori più profondi dentro di noi in un momento in cui ci sentiamo fragili, soli e disorientati. Nell’immagine trovate il primo testo relativo alla lettera ‘A’.

Ho iniziato a scorrere le varie lettere e mi sono attardata sulla ‘E’ dove ho trovato un breve testo che mi è piaciuto particolarmente.

Perché queste narrazioni?
Da queste iniziative emerge forte l’esigenza di esprimere sè stessi, di partecipare in qualche modo con la propria creatività ad una narrazione collettiva e di unirsi per superare anche solo virtualmente la tempesta, la situazione di isolamento che dopo settimane sta pesando sulla nostra quotidianità.
Che cosa ci aspetterà nel futuro? Come possiamo definirne i nuovi confini?
Al momento abbiamo solo una certezza: nulla sarà come prima e dovremo far appello alla nostra resilienza e capacità d’immaginazione per vederci in una nuova realtà dove la tecnologia potrà convivere sempre di più con la nostra umanità.
Foto: Credits Photo by S O C I A L . C U T on Unsplash