Da libera professionista non avevo sentito subito l’esigenza di creare un logo che rappresentasse la mia attività. Lavoravo con scuole di formazione, agenzie pubblicitarie e spesso mi presentavo con la loro identità e biglietto da visita brandizzato. Quattro anni fa avevo creato come co-founder la community StorytellingITA su Google Plus e avevo adottato l’immagine grafica del labirinto creata dal grafico che faceva parte del nostro team nei colori simbolo dell’italianità . Questo logo era legato ad un’idea di community con cui desideravo condividere conoscenza, passioni e aggiornamenti sul mondo della narrazione.
Fin dal 2016 avevo però iniziato un percorso di crescita personale e di introspezione che mi aveva condotto a frequentare un corso di digital strategy alla Scuola Holden con l’obiettivo di definire meglio la mia presenza online e a creare un sito personale. I passaggi chiave narrati in un post su Pulse dal titolo ‘Identità da scoprire‘ sono stati:
- uniformare l’immagine sui social media (foto e account);
- mettere ordine tra i contenuti, secondo la teoria dei tre scaffali: passato, presente e futuro;
- creare il sito ‘Percorsi‘ che racconta la mia attività e le mie passioni, dando spazio a contenuti originali, al materiale fotografico e video della partecipazione a fiere e convegni, ecc..
All’inizio dell’anno ho deciso che era arrivato il momento di avere un’identità visiva più precisa e, dopo una breve indagine condotta sui loghi di professionisti del mio settore, ho iniziato a definire con un grafico il concept del mio logo personale.
Se in astratto conosciamo le linee guida per la creazione di un logo, ci risulta molto più difficile immaginare un percorso creativo dedicato a noi stessi. Come procedere allora? Prima di tutto bisogna fornire un brief dettagliato delle attività principali, del settore di riferimento e degli obiettivi di comunicazione.
È importante chiederci quali sono le specificità che ci contraddistinguono e ricondurle a poche e selezionate parole chiave, i colori che ci rappresentano, il font più adatto e infine come desideriamo farci ricordare.
Due regole sono da tenere presenti:
- lasciare spazio alla creatività del grafico, perché il suo contributo prezioso risiede proprio nella sua interpretazione.
- mantenere coerenza tra il sito personale già online e il logo che sta prendendo forma.
A seguito del brief si riceveranno almeno tre bozzetti su carta o realizzati direttamente con Illustrator e si andrà per eliminazione fino alla scelta finale.
Il logo deve essere un po’ un abito e ‘calzare’ alla perfezione. Ho letto recentemente una frase che esprime molto bene questo concetto.
A logo designer is like a tattoo artist. **
La frase è tratta da un articolo scritto da Paddy McGrath e pubblicato sul sito di Kaitlin Zhang Branding nel quale l’autore paragona il logo ad un tattoo. Abbiamo una scelta molto ampia di disegni da poter far tatuare sul nostro corpo sia in termini di grafica che di colore. Il disegno che scegliamo d’indossare rappresenta la nostra personalità, una persona importante, una frase significativa, un momento della nostra vita che vogliamo ricordare o mostrare agli altri. Lo stesso vale per il logo personale e McGrath spiega che:
It can be rich in meaning and tell your story, or it could be a generic shape that your local printer knocked up for you to go on some last-minute business cards. It all depends on how you want to be perceived by your target customer, and how much you value yourself. A well designed logo can create a positive impression on your personal brand.
Brief
In fase di brief ho fornito al grafico le keyword che volevo vedere rappresentate:
-path o percorso con significati diversi:
- crescita personale degli ultimi anni
- formazione grazie ai corsi che organizzo ed erogo come docente
- studi legati alla tecnologia e all’extended reality
- ricerca condotta con i miei clienti con cui esploriamo la narrazione sotto diversi punti di vista dal racconto storico scritto al visual storytelling (tools narrativi) fino al VR storytelling e AR.
–punto, perché come storyteller uniamo i puntini, diamo un senso all’esperienza, attribuiamo un significato alla realtà e rappresentiamo una visione del mondo. I puntini si sussegguono come nel gioco di Pack Man che in qualche modo rappresenta la mia anima che oscilla tra il mondo classico delle favole e quello della tecnologia più innovativa.
Il logo doveva essere basato sulle iniziali ‘SP’ semplice e lineare.
Non amo i fronzoli e sono sempre orientata al fine da perseguire. Probabilmente quest’attitudine nasce da una lunga esperienza in azienda, in cui dovevo raggiungere obiettivi personali qualitativi e quantitativi e come product manager dovevo supportare la forza vendita nelle gare commerciali.
Scelta dei colori e del font
Per il font ho seguito il consiglio del grafico che mi ha proposto alcune alternative tra le quali ho scelto Assemblage light, leggermente arrotondato, ma molto semplice.
I colori che preferisco sono sempre stati il Bianco e il Nero, tinte che spesso indosso nella vita privata e professionale. Come combinarli? Per il logo abbiamo aggiunto gradazioni di grigio per mettere in evidenza e differenziare le iniziali. Si doveva chiaramente immaginare un percorso che mi rappresentasse graficamente.
Logo e personal branding
Quando conta l’identità visiva quando il brand siamo noi stessi? Sicuramente è utile scegliere una foto professionale da utilizzare nei profili social e un logo che diventino tratti distintivi.
Mi piace ricordare una frase molto nota di Tom Peters, guru del marketing americano:
We are CEOs of our own companies: Me Inc. To be in business today, our most important job is to be head marketer for the brand called You.
Quindi se dobbiamo essere marketer della nostra azienda personale dobbiamo evidenziare le nostre specificità e la nostra capacità di essere utili agli altri, la nostra promessa di valore. Come riuscire ad individuarli?
Ho utilizzato il Personal Branding Canvas che anni fa ho scoperto grazie a Luigi Centenaro e mi sono ispirata alla lettura di “Personal Branding. L’arte di promuovere e vendere se stessi online” di Lugi Centenaro e Tommaso Sorchiotti – ed. Hoepli.
Faccio ricorso al Canvas anche durante le sessioni formative su Storytelling e Personal Branding, perché è una modalità molto valida per definire la propria strategia, partendo dalla definizione della propria identità, delle proprie competenze per poi passare al posizionamento e alla comunicazione verso il pubblico.
Un tema centrale è sicuramente la nostra personale ‘promessa di valore’ che viene esplicitata molto chiaramente da Maria Chironi nel libro “Strategie per il tuo personal branding partendo da zero” :
quel qualcosa di unico che ci distingue dagli altri, il primo pensiero che viene in mente a una persona quando viene fatto il nostro nome, la ragione per cui veniamo ricordati e, soprattutto, scelti rispetto ad altri. Esso ha lo scopo di generare nella mente del nostro target l’idea che non esista qualcun altro come noi in uno specifico campo.
A valle delle considerazioni esaminate insieme la nascita di un logo può diventare una storia da raccontare? Sicuramente sì e da storyteller non vedevo l’ora di narrarvela. Allora che il gioco abbia inizio!
Fonti:
” Personal Branding. L’arte di promuovere e vendere se stessi online” di Lugi Centenaro e Tommaso Sorchiotti – ed. Hoepli. e https://bigname.it/personal-branding-canvas/
“Strategie per il tuo personal branding partendo da zero” di Maria Chironi – ed. Area51 Publishing – pag. 5 capitolo 1