• Storie in social VR: Fabrizio Di Lelio

    Le storie in social VR si occupano oggi di un tema di particolare interesse: la creazione dei mondi immersivi. Oltre agli spazi proposti dalle piattaforme, è possibile infatti creare ambienti immersivi molto diversi: dal percorso per mostre o convegni alla sala per open house dove mostrare i prodotti in 3D, dall’aula virtuale all’hotel con piscina e gonfiabile a forma di fenicottero, dalla spiaggia dove trovarsi con gli amici alla sala cinema con bar e chiosco pop-corn.

    Ho conosciuto Fabrizio Di Lelio (aka samo976) due anni fa quando ho iniziato a frequentare con assiduità AltspaceVR e le serate di Pyramid Cafè.

    Fabrizio aveva organizzato dei corsi per neofiti sulla creazione di mondi immersivi. Ci si ritrovava alla sera e si sperimentava all’interno del ‘Giardino segreto’, aperto per le esercitazioni. Nuovi mondi prendevano vita di fronte ai nostri occhi.

    Chi è Fabrizio Di Lelio

    Fabrizio Di Lelio è un ‘video technician, cameraman and Video/Graphic operator’ come leggiamo sul suo profilo LinkedIn.

    La storia di Fabrizio

    Scopriamo insieme com’è nata la passione di Fabrizio per i mondi immersivi. L’ho intervistato per voi.

    Fabrizio ciao, raccontaci chi è samo976. Perché questo nickname?

    Era il ’97 quando ho iniziato a scoprire Internet e i videogiochi, mi serviva un nickname e Samo era la firma di un artista che amo, Jean-Michel Basquiat.

    Basquiat

    Ti sei trasferito a Londra ormai da diversi anni. Ci dici il motivo e quali opportunità hai trovato?

    Sono 12 anni che vivo a Londra. Erano ancora tempi non sospetti quando ho lasciato l’Italia, purtroppo le cose non andavano bene per me. Arrivavo a stento a fine mese. Ma non l’ho fatto unicamente per una ragione economica. La mia scelta è stata per lo più dovuta alla mia carriera, che ha preso una svolta decisiva quando sono arrivato qui. Io mi occupo principalmente di video nel settore degli show ed ho avuto la possibilità di lavorare con artisti di fama internazionale, a livelli che purtroppo in Italia non avrei mai potuto raggiungere.

    Da quando e perché ti sei avvicinato alla realtà virtuale e al social VR?

    Come ho già detto sono un Gamer. Ho comprato il mio primo visore 5 anni fa. Si trattava della prima versione commerciale dall’oculus. Ero appassionato, ma in realtà lo sono ancora, di questo gioco di simulazione spaziale. Giocavo in 2d, ma ero incuriosito di vedere che effetto facesse il gioco in VR. Non posso negare di aver sofferto di motion sickness all’inizio, ma il gioco era così bello a 360° che me la sono fatta passare.

    Hai realizzato un’area espositiva in Mozilla Hubs molto interessante per MEET Digital Culture Center di Milano in occasione della mostra ‘Synthetic corpo-reality’. Ci racconti qualcosa di quest’esperienza? Perché è stato scelto Mozilla Hubs?

    Prima di parlare dell’esperienza con il Meet dovrei fare un preambolo. Io ho incominciato a costruire mondi virtuali molto per gioco, questo 2 anni fa proprio sotto la pandemia. Sono completamente autodidatta, con delle basi di grafica 3d e 2d. Altspace, la piattaforma dove ho cominciato a scoprire i social VR, è stato il mio trampolino di lancio per il Building. Ho dovuto imparare ad usare Unity che è un engine per la produzione di videogame. Con Unity si possono creare giochi senza dover conoscere i codici , sicuramente questo è stato molto utile. In Altspace mi é stato possibile conoscere nuove persone, fare nuove amicizie.

    Da qui i contatti con il Meet. Il progetto del Meet è stato per me un po’ una sfida, perché la piattaforma su cui è stato sviluppato per me era completamente nuova. Ho dovuto studiare molto e approcciarmi ad un software 3D nuovo, Blender. Sono molto contento dei risultati e come mia prima esperienza posso dire di essere molto soddisfatto, abbiamo portato in esposizione le opere di 11 artisti digitali. La scelta della piattaforma di Mozilla, Hubs, è dovuta al fatto che questo particolare social è molto facilmente accessibile da qualsiasi utente, anche senza il bisogno di scaricare un software o creare un account. Ti basta fare un click su un link per entrare.

    Quali esperienze di VR e social VR puoi narrarci per far comprendere le opportunità offerte dalla tecnologia?

    Come ti dicevo io sono un Gamer per cui le prime esperienze VR sono appunto relative al gioco. È difficile spiegare il VR. Credo che siano cose che vanno provate per capirle appieno. A me piace pensare che sia un’estensione della realtà, e non qualcosa a sé stesso. Io gioco prettamente online, quindi mi capita di conoscere molte persone. Durante questa pandemia è stato un po’ come manna dal cielo. Specialmente con Altspace dove abbiamo potuto incontrarci. Abbiamo organizzato Talk show, proiezioni di film su grandi schermi, Karaoke, o ci siamo incontrati solo per una chiacchiera. È stato sicuramente meglio di stare chiusi in casa da soli. A chi non lo avesse mai provato consiglio di fare questa esperienza.

    Hai fatto esperienze anche in realtà aumentata?

    No a livello lavorativo, solamente come fruitore.

    Ci siamo incontrati spesso in Altspace VR dove hai anche tenuto corsi gratuiti per i neofiti. Quali sono i vantaggi offerti da Altspace rispetto ad altri social VR?

    Altspace è un social VR di microsoft. Quindi un mondo virtuale dove ognuno può partecipare sotto le sembianze di un Avatar, ovvero un perseguito grafico che puòavvicinarsi alle proprie sembianze o essere completamente diverso da ciò che si è. Ci si può accedere con un visore di realtà virtuale, ma anche con un semplice PC Ti permette, non solo di visitare mondi o partecipare ad eventi, ma anche di creare i tuoi mondi o essere l’host del tuo evento personale. Consiglio Altspace per chi vuole organizzare eventi del tipo talkshow, per via della tecnologia Front Row, che permette la creazione, automatica, di stanze multiple, una volta superato il numero massimo di utenti nella prima.

    Quali altri social VR frequenti e quale ritieni sia più adatto alle aziende?

    Io personalmente ho provato diversi social VR, alcuni tramite quest e altri tramite pc. A mio avviso ho trovato Hubs quello più prático, proprio per via del fatto che non è necessario né scaricare un software, né tanto meno dover creare un account. Per quanto riguarda le aziende non posso sapere quale potrebbe essere la soluzione migliore in quanto può variare a secondo delle esigenze. Hubs stesso potrebbe essere una soluzione utilizzando un server prioritario. Inoltre ci sono differenti compagnie che offrono servizi di eventi vr per aziende che hanno dei bisogni particolari.

    Che cosa consiglieresti ad un giovane che desideri intraprendere lo studio e l’attività nella VR?

    Per i giovani interessati ad avvicinarsi al XR dico di buttarsi perché è un settore nuovo che si sta facendo strada. Non solo negli eventi o nel gaming, ma anche nel cinema. E gli consiglio di non porre freni alle loro fantasie perché nel virtuale tutto è possibile.

    Quali sono i tuoi progetti futuri?

    Io ho già ripreso a lavorare con i concerti, ma non mi spiacerebbe continuare il discorso di gallerie virtuali. Credo che è un nuovo modo di farsi pubblicità e di ridurre le distanze. Se un artista, aprisse una mostra che possa avere utenza da ogni parte del mondo e a qualsiasi ora del giorno, non può essere che una vittoria, artistica ed economica.

  • Storie in social VR: Francesco Spadafina

    Le storie in social VR proseguono oggi nei mondi immersivi. Se mi segui da tempo hai sicuramente letto il nome di Francesco Spadafina o Magicflute Oh che è il suo nickname sul web e nel social VR. Ho conosciuto Francesco in Altspace VR, perché ho partecipato a diversi eventi ed incontri da lui organizzati con The Pyramid Cafè.

    La community di italiani che si ritrova in Altspace è cresciuta soprattutto durante il lockdown, quando il virtuale è diventato un nuovo luogo in cui socializzare, trovare persone con interessi in comune. Per Francesco e per me ‘galeotta’ fu la realtà virtuale e in particolar modo il social VR.

    Ti ho già raccontato di quando Magicflute Oh mi ha coinvolto in un talk alla Cappella Orsini di Roma per l’inaugurazione della mostra in AR di Artematiko e di quando mi ha chiamato sul palco di Magicflute Show, da lui creato ed organizzato. Se vuoi puoi andare a vedere le registrazioni a questi link (Cappella Orsini Magicflute Show).

    Chi è Francesco Spadafina

    Francesco Spadafina è il founder di The Pyramid Cafè. Un organizzatore, un esperto di mondi virtuali fin dal 2007. In realtà la sua professione primaria è quella di dipendente pubblico. Tolta la divisa coordina una community di appassionati e di esperti di VR e social VR.

    La storia di Francesco

    Scopriamo insieme com’è nata la passione di Francesco per la realtà virtuale e i suoi primi passi nei mondi immersivi. L’ho intervistato per voi.

    Francesco ciao, ci spieghi il significato del tuo nickname ‘Magicflute Oh’? Quando hai iniziato ad usarlo e perché?

    Ciao Simonetta, intanto grazie per avermi dato l’opportunità di raccontarmi ai tuoi lettori.

    “The Magicflute” naturalmente rievoca la grande opera di Mozart ma più che l’oggetto magico in se in realtà è il concetto di Pifferaio che mi ha ispirato nella scelta del nickname e non tanto quello di Hamelin, quanto quello cantato nella celeberrima “Stairwai To Heaven” dai Led Zeppelin. Iniziai ad usare questo Nick nella preistoria dei social media, molto prima dell’avvento degli smartphone, in particolare nelle chat room di Yahoo dato che ero un assiduo frequentatore delle stanze tematiche di arte, filosofia, spiritualità, ecologia e tecnologia.. Mi sembrò del tutto naturale mantenere lo stesso nome anche in Second Life e dovendo scegliere obbligatoriamente  un cognome nella creazione dell’account, non esitai ad entrare nella grande famiglia degli “Oh” dal momento che la canzone “I bambini fanno Oh” era diventata praticamente l’inno ufficiale dell’Oratorio di Benna in Piemonte con cui avevo collaborato negli anni precedenti. 

    Da quanti anni sei in Second Life e come ti sei avvicinato alla realtà immersiva? 

    Entrai in Second Life nel 2007 dopo aver letto un articolo di Focus che ne parlava in maniera abbastanza obbiettiva, in quel periodo SL era sulla cresta dell’onda ed i social media come Facebook e Twitter muovevano i primi passi. Ebbi inizialmente la sensazione di essere in una sorta di versione tridimensionale delle chat room di cui sopra ma presto mi resi conto che le potenzialità del Metaverso erano infinitamente più grandi. Ebbi la fortuna di capitare quasi subito nell’isola della creatività : Vulcano, una sorta si esperimento sociologico avviato dal grande David Orban e lì era facile incontrare gente interessante con cui parlare di nuove tecnologie.  L’interesse per le realtà immersive comunque era già stato suscitato in me molti anni prima da classici film come The Matrix . Vi confesso che la prima volta che indossai un visore Oculus Quest mi emozionai e dissi fra me e me: “ci siamo finalmente, mi sembra di essere Johnny Mnemonic !” 

    Che cosa ti ha attirato di questi mondi e oltre a Second Life e Altspace VR quali altri frequenti?

    Sicuramente sono stato attratto dalle enormi potenzialità che hanno sia la realtà virtuale che la realtà aumentata di cui abbiamo avuto solo una prima anticipazione nei mondi virtuali visti fin qui e che a detta degli esperti del settore, sono tra quelle tecnologie che in un futuro prossimo, vedi 5G, cambieranno significativamente il nostro modo di comunicare, lavorare, apprendere e perchè no, divertirci.

    Come ho già spiegato inizialmente frequentavo prevalentemente Second Life  e successivamente anche la sua versione open source : Opensimulator . Oggi la parte del leone almeno per quanto mi riguarda la fa sicuramente  Altspace VR, la piattaforma social VR di Microsoft, perfetta per eventi e conferenze. Mi capita di utilizzarne anche altre di piattaforme social VR come Mozilla Hubs che è molto apprezzata dai docenti oppure le classiche VRchat e RecRoom per lo svago.

    Con l’artista Artematiko abbiamo realizzato questo video che oltre a raccontare la mia esperienza nei mondi virtuali mostra le varie piattaforme utilizzate.

    MagicFlute Show a Museum Island SL

    Hai creato The Pyramid Cafè e la community che si ritrova una volta al mese per il MagicFlute Show. Qual è stato il tuo obiettivo? Quali criteri determinano la scelta dei relatori? 

    A onor del vero nell’ultima stagione siamo riusciti addirittura a realizzare il MagicFlute Show con cadenza settimanale e tutto ciò è stato possibile grazie ad uno Staff meraviglioso che non finirò mai di ringraziare per l’impegno profuso.  

    Il Team è composto da veterani provenienti dai vecchi mondi su schermo e giovani della meta-comitiva-VR fondata da Enrico Carmine Ciliberti che considero a tutti gli effetti il mio erede nel Metaverso. Questo Show altro non è che  l’ennesimo format di Pyramid Cafè, gruppo che mi onoro di aver fondato nella mitica Isola di Vulcano in Second Life quattordici anni fa.

    L’obiettivo è sempre stato lo stesso : coltivare una bellissima passione senza fini di lucro che in questi anni mi ha arricchito notevolmente dal punto di vista umano facendomi incontrare persone straordinarie che non avrei mai avuto la possibilità di incontrare nel mio quotidiano.

    Per quanto concerne invece la scelta dei relatori  spessissimo è avvenuto che gli stessi inizialmente avessero fatto parte di quel pubblico estremamente interattivo del MagicFlute Show, mettendosi in luce con le loro competenze e capacità , suggerendoci loro stessi degli  argomenti di interessanti per la community. Incredibilmente è avvenuto addirittura che taluni siano entrati a far parte dello Staff forse perchè  l’aria che si respira dietro le quinte è molto frizzante.

    Primo Talk in Altspace

    Che cosa consiglieresti a chi desidera approcciare questi mondi? 

    Di non abusarne tanto per cominciare e se possibile di non indossare un visore VR o rimanere con il naso appiccicato ad un monitor quando fuori c’è una bella giornata di sole. In secondo luogo suggerirei di entrare in contatto fin da subito con quelle community che non propongono esperienze esclusivamente ludiche. Mi permetto di proporre l’iscrizione al nostro gruppo Facebook di Pyramid Cafè se non altro perché  da sempre promuoviamo non solo i nostri  eventi, ma anche quelli più interessanti di altri soggetti attivi su tutte le piattaforme.

    Il nostro motto è : Collaborazioni, Opinioni, Informazioni e Conoscenza.

    Che valore ha la community in social VR per te? Non credi sia un modo per evadere dalla realtà? 

    Io sono estremamente consapevole del fatto che dietro a quegli Avatars ci siano delle persone in carne ed ossa e che i rapporti che si sviluppano sono rapporti reali tanto che da sempre cerco di incontrare questi amici/amiche del Metaverso anche nel mondo fisico. Una community in social VR è estremamente differente da un classico gruppo di un social tradizionale per il semplice fatto che queste persone comunque si incontrano in un luogo che è uno spazio virtuale tridimensionale che da la piena sensazione di fare un’esperienza condivisa.

    Per quanto mi riguarda i mondi virtuali sono sempre stati un arricchimento e non una fuga dalla realtà, eccezion fatta forse per il primo durissimo lockdown, quello annunciato dal Premier Conte il 9 Marzo del 2020. In quel caso penso proprio che i mondi virtuali abbiano rappresentato per molti una fuga dalla triste realtà del confinamento domestico permettendo di vivere una socialità che la pandemia negava brutalmente in quel momento.

    Non è affatto un caso che l’ibernazione di Pyramid Cafè sia terminata proprio in quel periodo storico con la ripresa delle attività in sinergia con Edu3D, la communità di pratica per l’uso creativo dei mondi virtuali costituita in prevalenza da insegnanti.

    XIII complenno Pyramid Cafè con la meta-comitiva VR

    Quali progetti hai per il futuro? Hai già programmato i prossimi eventi di Magicflute Show dell’autunno? 

    Il progetto di un nuovo format ancora più interattivo e coinvolgente c’è già da un po’, ma al momento non sono in grado di fissare una data per la ripartenza autunnale del MagicFlute Show per il semplice fatto che in Pyramid c’è una regola non scritta che dice che “la Real Life ha sempre precedenza assoluta”. La passione è tanta, ma In questo momento purtroppo non ci sono le condizioni per farmi carico di un impegno così oneroso in termini di tempo … la vita è una sola nonostante che il primo vero grande mondo virtuale si chiami Second Life.

  • Storie in XR: Antony Vitillo

    Le storie in XR sono dedicate oggi ad Antony Vitillo (Tony per la rete). Seguo Tony da diverso tempo, ma ho avuto l’occasione d’incontrarlo qualche anno fa ad un evento a Toolbox Coworking dedicato all’extended reality. Da allora ci siamo incrociati spesso sul web e nel social VR. A novembre 2020 Tony era stato tra gli host del Virtual Reality Day, una maratona di 24h internazionale che ho seguito in Altspace VR.

    Lo scorso maggio l’ho coinvolto in un panel organizzato da Viscom Italia dal titolo ‘Digital Viscom Talks – New experiences in the ‘new normal” dedicato all’XR e al gaming. Se desiderate approfondire andate su YouTube al link.

    Chi è Antony Vitillo

    Antony Vitillo è uno sviluppatore, consulente e blogger di realtà immersive. Ha iniziato a lavorare nella realtà virtuale dal 2014 e da allora si è distinto per aver preso parte a progetti dalla forte componente innovativa. Il suo blog è considerato un punto di riferimento per i tecnici di realtà virtuale e ha partecipato come speaker ad eventi di caratura internazionale.

    La storia di Tony

    Scopriamo insieme come e perché Tony si è avvicinato all’XR, il suo percorso nelle realtà immersive. L’ho intervistato per voi.

    Quando e come ti sei avvicinato alla XR? Qual è la tua storia di multimedia developer? Hai iniziato prima ad occuparti di VR o AR?

    L’anno in cui ufficialmente ho iniziato con le realtà immersive è stato il 2014, ma in realtà il mio interesse per la multimedialità era iniziato molto prima. Il mio percorso universitario era già indirizzato verso le tecnologie multimediali come computer graphics e computer vision, vista la mia passione per il gaming. La mia tesi fu nell’ambito della computer vision, e feci una ricerca sul tracciamento delle mani. A tale scopo lessi moltissimi paper di computer vision, e scoprii ad un certo punto una serie di algoritmi che permettevano di vedere degli oggetti virtuali sopra una scrivania o sopra la mano di un utente all’interno di un flusso video di una telecamera. Era realtà aumentata, ma ancora non lo sapevo, però fu una cosa che mi affascinò moltissimo e decisi di approfondire l’argomento.

    Qualche anno dopo, iniziai a collaborare con il mio ex compagno di università Gianni Rosa Gallina e a sperimentare nuove tecnologie con lui. Realizzai anche un prototipo di engine di realtà aumentata per Windows Phone… e devo dire che per 4-5 secondi funzionava anche! Ma fu il 2014 l’anno della svolta, quando Gianni e io decidemmo di unire le forze e dedicarci a fare una startup su queste nuove realtà immersive. Provammo i Google Glass, di cui c’eravamo innamorati vedendo i video promozionali su Youtube, ma… ecco… diciamo che erano mooolto prototipali (un eufemismo per non dire peggio) e inadatti a realizzare la realtà aumentata dei nostri sogni. Fortunatamente Gianni aveva comprato anche un altro dispositivo, l’Oculus Rift DK2, di cui al tempo non sapevo nemmeno l’esistenza. Lo indossai un giorno di settembre del 2014 e bam! Mi innamorai all’istante di questa tecnologia, che mi permetteva di vedermi in una verdeggiante villa in Toscana anche se in realtà ero in un grigio ufficio di Torino. Non c’erano avatar, non c’erano controller, l’ambientazione era grezza… per gli standard attuali era una esperienza pessima, ma al tempo tanto bastò per il mio colpo di fulmine verso la realtà virtuale.

    Qual è stato il tuo primo visore?

    Come ho detto, l’Oculus Rift DK2, che fu il mio primo amore. Ho ancora quel visore, che ha vissuto tante avventure ed è stato fatto provare a decine di persone durante le nostre demo del sistema Immotionar, che permetteva di avere tutto il corpo in realtà virtuale. I visori che ebbi dopo di quello furono il GearVR, che mi fece scoprire la magia della realtà virtuale senza filo, una economicissima cardboard e l’OSVR della Razer. Razer fu il primo manufacturer di VR con cui entrai in contatto personalmente.

    Quale percorso consiglieresti a un giovane che vuole studiare XR?

    Ho scritto un lungo articolo sull’argomento, che può essere letto integralmente a questo link. La cosa interessante è che nell’articolo parlo di come iniziare per essere sviluppatore, UI designer, o 3D artist, e alcuni lettori criticarono il fatto che non avevo considerato altri tipi di professioni che potevano riguardare le realtà immersive, come per esempio essere project manager. Porto questo esempio per dire che “studiare XR” può indicare tantissime professioni e valutare tutti i possibili casi vorrebbe dire probabilmente scrivere un libro intero.

    Il consiglio che mi sento di dare è di fare un percorso di studio (all’università o anche mediante corsi alternativi) che riguarda la professione che vi interessa più in generale, e poi cercare di fare esperienza sul campo nel mondo XR. Mi spiego: se qualcuno vuole fare il 3D artist per realtà virtuale, quello che deve fare è studiare per diventare 3D artist, e poi cercare di lavorare in progetti di realtà aumentata e virtuale per imparare sul campo le peculiarità del lavoro nelle realtà immersive: continuando l’esempio del 3D artist, questo vuol dire imparare ad esempio come ottimizzare i modelli 3D per l’Oculus Quest 2, che richiede di usare mesh e shader molto leggeri.

    Con il team di New Technology Walkers hai rilasciato HitMotion, il primo gioco di mixed reality per il fitness. Com’è nata l’idea e quali obiettivi vi eravate proposti?

    HitMotion: Reloaded è un gioco con una lunga storia. Il primo HitMotion nacque nel 2016, sviluppato durante una calda estate da me e dal game designer Massimiliano Ariani, che avevo conosciuto durante una Game Jam. Era una demo tecnologica fatta per dimostrare le potenzialità del sistema full body VR Immotionroom di cui vi ho parlato sopra. L’utente si trovava all’interno di un ring nello spazio e doveva colpire dei droidi che gli venivano vicino utilizzando qualunque parte del corpo, dalla testa ai piedi. Il gioco, seppur semplice, piaceva molto e la gente sudava quando lo provava. Tuttavia la startup chiuse un anno dopo, e quel gioco rimase una semplice demo.

    Fast forward al 2018, e io e Massimiliano (Max) abbiamo già creato la nostra agency New Technology Walkers, per sviluppare progetti in realtà aumentata e virtuale. Uno di questi progetti che avevamo sviluppato, anche grazie all’ispirazione data dal creativo multimediale Enea Le Fons, era un sistema per utilizzare il visore HTC Vive Focus come visore di realtà aumentata, con la passthrough AR. In quell’anno veniamo a sapere che HTC vuole lanciare un nuovo visore, il Vive Focus Plus, con tracciamento delle mani del giocatore, e sta cercando dei contenuti per questo prodotto. Io e Max ragioniamo e pensiamo che può essere una idea innovativa proporre ad HTC di lanciare un gioco in realtà virtuale per il suo visore, e che il gioco ideale per dimostrare i nuovi controller può essere qualcosa che faccia muovere molto l’utente, esattamente come faceva HitMotion. Il fitness aveva anche il vantaggio che era un tipo di contenuto che gli utenti potevano voler utilizzare tutti i giorni e che non era solo qualcosa di ludico, ma che poteva anche migliorare la qualità della vita degli utenti. Ci sembrò l’idea perfetta, così la proponemmo ad HTC che accettò e sostenne il progetto.

    Nacque così HitMotion: Reloaded, un “allenamento di boxe travestito da gioco”, che lanciammo alla Vive Ecosystem Conference a Shenzhen nel 2019. Fu un’esperienza unica. Il gioco venne rilasciato ufficialmente a novembre dello stesso anno, e dai test con gli utenti avemmo ottimi feedback.

    Quest’anno abbiamo deciso di portare il gioco sul Quest e stiamo avendo molte soddisfazioni: i giocatori riportano che il gioco è di loro gradimento e che li stanca molto, dimostrando l’effettiva efficacia del suo allenamento. Il gioco è disponibile gratuitamente su Oculus App Lab a questo link.

    Hitmotion

    Ho letto recentemente il tuo articolo  ‘Some fluff on the metaverse‘ sul metaverso nel tuo blog. L’hai definito ‘The fluffverse’. Mi è piaciuta molto la tua frase ‘The metaverse is like the Fight Club, and the first rule of the metaverse is that no one knows what is the metaverse. It is like one of those Rorschach stains, everyone sees in it what he/she wants.’ In effetti è diventato una buzzword e tutti si sono gettati a pesce dopo l’annuncio di Mark Zuckerberg di Facebook di voler trasformare FB in metaverse company. Per te che cos’è e quali aspetti salveresti del metaverso?

    Onestamente in questo momento ho la nausea di questa parola, e a volte mi riferisco ad essa ironicamente come “M-word”. Odio le buzzwords, odio tutti questi articoli che ripetono le stesse cose sul metaverso, odio tutte le discussioni fini su cosa voglia dire esattamente la parola metaverso. Sì, odio un sacco di cose!

    Io mi concentro su cosa vorrei per il futuro: un mondo dove siamo tutti più connessi, e dove tutti possiamo godere di una comune realtà, che non è solo la realtà “vera”, ma è un’insieme di realtà, alcune reali ed altre simulate. Ad esempio io potrei venire a trovarti a casa tua e tu potresti mostrarmi come hai decorato la casa non solo con mobili reali, ma anche con soprammobili in realtà aumentata. Oppure io potrei organizzare un party a casa mia, dove partecipano persone da tutto il mondo, e io le vedrei come se fossero veramente con me (grazie alla realtà aumentata), ma in realtà sono ognuno a casa propria. Oppure potrei voler vivere una vacanza virtuale, e chiudermi in VR e viaggiare in solitaria verso una località tropicale.

    Non so se questo lo vogliamo chiamare metaverso, mirrorworld, ar cloud… però è quello che vorrei si avverasse.

    Hai lavorato al Welcome To The Other Side con la leggenda Jean-Michel Jarre all’interno di virtual Notre-Dame Cathedral il 31 dicembre 2020. Che cosa pensi dei concerti virtuali e che futuro potranno avere una volta sdoganati i concerti negli stadi?

    Ottima domanda. E io credo che quel concerto, sviluppato dal team di VRrOOm, sia esattamente la risposta alla tua domanda. Pensiamo un attimo a come funzionava: tu ti mettevi un casco di realtà virtuale e potevi entrare dentro la cattedrale di Notre Dame di Parigi e trovare lì dentro con te altre persone da tutto il mondo. La musica partiva e vedevi la leggenda della musica elettronica Jean-Michel Jarre suonare davanti a te, con effetti di videomapping e animazioni 3D che si muovevano tutto intorno a te a tempo di musica. Questo vuol dire che:

    – Si poteva andare a Parigi senza muoversi di casa (impossibile se non in VR)
    – Si poteva visitare Notre Dame (impossibile nel mondo reale, perchè è bruciata)
    – Si poteva vedere Jean-Michel Jarre da molto vicino (molto difficile nel mondo reale)
    – Jean-Michel Jarre svolgeva un concerto di musica elettronica dentro un capolavoro come Notre Dame (impossible nel mondo reale perchè Notre Dame è una chiesa, e non ospita concerti)
    – Effetti speciali tridimensionali si muovevano a tempo nelle navate della chiesa (impossibile senza AR/VR)

    In poche parole, questo concerto sarebbe stato impossibile senza le realtà immersive. La cosa splendida delle realtà immersive è che rendono l’impossibile possibile, che usando loro è possibile realizzare degli eventi che non sono possibili in altro modo. Creano delle nuove opportunità aggiuntive rispetto a quelle degli eventi reali, che hanno un altro tipo di fascino (ad esempio fare un viaggio con i propri amici, pernottare in un’altra città e visitarla per vedere tutti insieme il concerto)

    Sicuramente ora le persone hanno voglia di andare ad eventi fisici dopo tanto tempo di clausura, ma sono sicuro che gli eventi virtuali pian piano cresceranno di importanza, perchè hanno questo potere.

    Quali mondi di social VR frequenti normalmente? Pensi che possano essere utili per il lavoro in team?

    Onestamente, non frequento molto ambienti social VR perchè non ho molto tempo di farlo. Uso molto VRChat per lavoro, e ho partecipato ad eventi in ENGAGE, Altspace, e Mozilla Hubs. Sono tutti programmi molto validi, che consiglio assolutamente.

    Per il lavoro in team trovo più utili applicazioni create specificatamente per lo scopo: ogni tanto ho usato Bigscreen VR o Facebook Workrooms per sentirmi vicino ai miei colleghi mentre lavoro al computer; e ho sentito parlare bene di NVIDIA Omniverse, che permette a molte persone di lavorare insieme sullo stesso progetto.

    Quali sono i tuoi progetti futuri?

    Sicuramente continuare a lavorare al nostro gioco HitMotion: Reloaded con NTW e agli eventi in realtà virtuale con VRrOOm. Sicuramente continuare con il mio blog The Ghost Howls. Poi vediamo le opportunità che verranno fuori strada facendo… a Novembre parteciperò ad AWE US come speaker, spero sia l’opportunità per conoscere nuove persone appassionate di XR come me.

    Il mio futuro sarà sicuramente nelle realtà immersive… credo che il bello debba ancora venire, e vorrei farne parte 😉

  • Storie in social VR: Bruna Athena Picchi

    Le storie riprendono nel mondo social VR. Avete seguito il mio progetto fin dall’inizio? Se desiderate saperne di più potete leggere la presentazione al link. Questa volta incontriamo una travel blogger, Bruna Picchi che sul web e in Altspace VR ha adottato il nickname Athena. Ci siamo conosciute grazie a The Pyramid Cafè e spesso ci siamo ritrovate agli eventi, condividendo interessi per i social e il turismo. Da tempo seguo il suo ‘Il mondo di Athena Blog‘ dove parla di: ‘racconti di viaggio, consigli di lettura e scrittura sul web e blogging, ossia contenuti speciali per chi vuole essere blogger e web writer’.

    Il 25 marzo scorso ha tenuto uno speech dal titolo ‘Travel blogger ai tempi del Covid-19‘ nel quale ha illustrato come l’attività del travel blogger abbia dovuto evolvere durante il periodo della pandemia, causa lockdown, azzeramento dei viaggi, timore del contagio. Non si è fermata, ma ha trovato nuove espressioni per aiutare a superare il periodo d’incertezza e ritrovare, sognando, il desiderio di viaggiare.

    Chi è Bruna Athena Picchi

    Bruna Picchi è una web copywriter, una travel blogger e social media strategist. Nel suo blog scrive della sua attività: ‘In altre parole, scrivo testi per il web e mi prendo cura delle strategie di comunicazione digitale per aziende e professionisti.’

    La storia di Athena

    Scopriamo insieme come Athena si è avvicinata ai mondi di social VR e alla realtà virtuale. Come può essere utile la VR a una travel blogger? L’ho intervistata per voi.

    L’intervista

    Ciao Bruna ci racconti come e quando ti sei avvicinata alla VR? 

    Ciao Simonetta, sono molto contenta di essere tua ospite! 

    Mi sono avvicinata alla VR durante il primo lockdown, decretato a causa della pandemia da Covid-19, nella primavera del 2020. 

    Conoscevo da tempo l’esistenza dei metaversi e dell’utilizzo della VR in diversi contesti, ma non mi ci ero mai accostata. Non è stato così per diffidenza, ma molto più banalmente perché non ne avevo avuto mai occasione. E poi l’occasione è arrivata.

    Sei una travel blogger che frequenta assiduamente e con passione il social VR. Come utilizzare al meglio questi mondi? 

    I mondi virtuali sono un valido strumento per conoscere persone e altre realtà – quelle analogiche, per capirci. 

    Sono mondi “democratici”, perché chiunque può accedervi. Si conoscono persone con le quali si condividono interessi o che si dedicano ad attività completamente differenti alle nostre. 

    In ogni caso, entrare in un metaverso significa avere un ulteriore varco di accesso alla Conoscenza. Per me questo è un elemento di grande valore.

    In VR si possono “vedere” anche luoghi che appartengono al mondo in cui viviamo in carne e ossa, e questo può essere una grande opportunità per chi non può o non vuole spostarsi. 

    Tuttavia, e qui parlo da persona che ama viaggiare, non è solo la possibilità di visitare diversamente città e nazioni che mi entusiasma. Mi alletta il confronto a proposito delle esperienze vissute, quindi la trasmissione del sapere. 

    È un po’ quel che credo debba essere il file ultimo e forse più nobile di un travel blog come il mio: non offrire, banalmente, consigli (un po’ stento a crederlo ma è così: i lettori desiderano sapere cosa fare, dove e come), ma raccontare esperienze e creare lo spazio giusto per discuterne. 

    Utilizzi altre piattaforme oltre ad AltspaceVR?

    Ad ora no, purtroppo, anche perché non sono ancora adeguatamente attrezzata. Quando avrò le tecnologie adatte, di sicuro sperimenterò altre piattaforme.

    Durante il tuo speech a MagicFlute Show hai parlato del mestiere di travel blogger e il digitale. Quali sono, a tuo parere, le opportunità che la realtà virtuale e soprattutto il video 360° possono offrire ai racconti di viaggio?

    Quando la realtà virtuale vedrà una maggiore partecipazione dell’utenza italiana (scrivo solo in italiano), essa permetterà di fare un’esperienza che altro non è che l’estensione, più vivida, del racconto di viaggio. 

    Questa narrazione potenziata dei luoghi potrebbe davvero fare la differenza, quando un lettore deciderà se visitare o meno un luogo. A maggior ragione, penso, dovrebbero essere proprio le destinazioni turistiche a doversi dedicare allo storytelling con il supporto della VR. 

    Che cosa consiglieresti di sperimentare ai tuoi colleghi?

    Consiglierei di familiarizzare con le piattaforme e, perché no, proprio a partire da Altspace, che è piuttosto semplice. Li inviterei a partecipare agli appuntamenti che siamo soliti darci con una certa regolarità, per poi partire tutti insieme in un bel tour di esplorazione dei mondi.

    La VR va per forza provata, altrimenti, al riguardo, si parla solo a vanvera.

    Hai già creato itinerari con contenuti in 360°? 

    Non l’ho fatto, ma in futuro vorrei creare la mia galleria per portare le persone nei luoghi che ho più amato.

    Quali programmi hai per il prossimo futuro?

    Chiaramente, il grosso delle mie energie è riservato al mio lavoro di web writer. 

    Tuttavia, dopo lo scorso inverno trascorso per lo più in casa, mi sto godendo la mia città e la mia regione. Ho intenzione di raccontarli il più possibile, attraverso il blog: non è solo un piacere, è proprio una vocazione. 

    Raccontare il viaggio

    Per forza di cose, ciò mi “costringe” a considerare quanta reale necessità esiste di narrare i luoghi attraverso nuovi e più potenti linguaggi. Ecco, nel mio piccolo mi piacerebbe diffondere l’idea che lo storytelling è più di una parola che va di moda, ma un modo per valorizzare e promuovere i luoghi, portarvi nuovi visitatori e riportarvi i cittadini, e creare valore per tutti.

  • Tour immersivi al Museo Archeologico di Cagliari

    Da appassionata di arte e di realtà immersiva seguo con interesse le iniziative dei musei sul mio social preferito, Twitter. Alla fine di settembre ho scoperto un appuntamento imperdibile del Museo Archeologico di Cagliari per chi vive nella città o è in vacanza in Sardegna: i mercoledì dell’archeologia virtuale. Grazie al mio commento e condivisione e alla gentile risposta da parte del museo mi sono messa in contatto per proporre un’intervista d’approfondimento.

    Ringrazio per questa chiacchierata la dottoressa Manuela Puddu, Funzionaria archeologa e Responsabile Museo archeologico nazionale di Cagliari e Area archeologica Su Nuraxi di Barumini e la dottoressa Lara Sarritzu, Responsabile servizi educativi.

    Quando è nata l’idea dei mercoledì dell’archeologia virtuale e a quale pubblico è rivolta?

    L’idea è nata quando abbiamo adottato i visori VR con una decina di siti archeologici tra i principali della Sardegna. Abbiamo proposto al pubblico i tour guidati virtuali in alcune serate di apertura straordinaria e abbiamo visto che era particolarmente gradita la formula dell’esplorazione dei panorami immersivi con una voce esterna di una guida in carne e ossa che spiega i monumenti che si “visitano” e con la quale naturalmente si ha il vantaggio di poter interagire.

    Avete già sperimentato in passato esperienze di realtà virtuale nel Museo archeologico nazionale di Cagliari e in caso affermativo con quali risultati?

    Al Museo di Cagliari sono presenti due tavoli touch in cui è possibile “giocare” con i panorami 360°, i modelli 3D dei Monumenti e quelli delle statue di Mont’e Prama. Di solito sono molto utilizzati, dagli utenti di tutte le età e provenienze.

    Sul sito ho letto che il tour virtuale tocca ‘importanti siti archeologici della Sardegna e ricostruzioni virtuali della Nora romana mi piacerebbe avere qualche informazione aggiuntiva sul video. La realizzazione è stata curata dal vostro museo? Con quali visori può essere fruito il tour e qual è la durata?

    Il Museo di Cagliari collabora da tempo con la società Teravista che ha eseguito le riprese a 360° dei siti e con il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova che ha curato le ricostruzioni 3D della città di Nora, dove da anni porta avanti attività di studio e di scavo.Il tour virtuale viene fruito con l’uso di visori Samsung Gear VR abbinati a smartphone Samsung S6.Le nostre guide conducono i visitatori in una “passeggiata virtuale” di una decina minuti che tocca alcuni dei siti disponibili, generalmente 3 o 4 per tour.

    Le postazioni sono dislocate in più aree del museo o è stata predisposta una sala ad hoc?

    Le postazioni dei visori sono “mobili”, nel senso che si potrebbero utilizzare ovunque, ma di norma è destinata ai Mercoledì dell’archeologia virtuale la sala didattica del Museo.

    L’iniziativa era fruibile nel mese di ottobre. Avete altri progetti in realtà immersive per il futuro?

    Continueremo con i mercoledì nel mese di novembre e stiamo raccogliendo i feedback che ci danno gli stessi utenti per pensare a nuove proposte. Una di queste sarà verosimilmente destinata a permettere la fruizione di questi contenuti nel fine settimana.

    Vi consiglio di seguire le innumerevoli iniziative del Museo Archeologico di Cagliari e tenervi aggiornati sui social dove è molto attivo. Buona visita!

  • Beni culturali e realtà immersiva: intervista a Roberto Carraro di Carraro Lab


    Nel mese di marzo ho partecipato ad un evento organizzato dall’Accademia di Brera all’interno della Milano Digital Week 2019 dal titolo ‘Cultura immersiva. Realtà virtuale e realtà aumentata nella trasformazione delle arti e nella cura dei beni culturali.‘ I temi discussi durante la giornata sono stati molteplici dalle neuroscienze e cultura con il prof. Gallese al museo M9 di Mestre, dall’anteprima italiana del visore in mixed reality, Magimask alla sperimentazione ‘Portatori di storie’ di StudioAzzurro, solo per citarne alcuni.

    Tra i relatori era presente anche Livio Karrer, curatore del Museo M9 di Mestre, il museo multimediale più interattivo d’Europa che ha presentato il progetto e ha illustrato le sezioni tematiche che esaltano la visitor experience, grazie alle nuove tecnologie immersive (VR, AR).

    Ho voluto approfondire il tema musei e tecnologie immersive con il moderatore dell’evento, il professor Roberto Carraro della Carraro Lab, docente di Didattica Multimediale all’Accademia di Brera, che per M9 ha curato la sezione dedicata alla trasformazione dei paesaggi urbani e agrari del ‘900 con 15 installazioni interattive immersive nei territori, ricostruzioni 3D, compositing e morphing interattivi, come, ad esempio, l’ascensore spazio temporale.

    Vi invito a leggere l’intervista nella quale abbiamo affrontato argomenti molto attuali dal 5G alla realtà immersiva per i musei storici, al rischio di obsolescenza dei device e molto altro. Enjoy!

    In occasione dell’evento ‘Cultura immersiva’ da voi organizzato all’Accademia di Brera è stato presentato M9 di Mestre, nel quale Carraro Lab ha curato un’importante sezione interattiva e immersiva. Il museo, inaugurato il 1 dicembre 2018, ha unito perfettamente cultura – tecnologia – didattica in un progetto globale. Come si può integrare la tecnologia VR e AR in poli museali storici?

    Certamente Realtà Virtuale ed Aumentata possono dare un fondamentale contributo per ampliare il target e intensificare l’esperienza di visita nei musei storici. I musei, tradizionalmente collezioni di reperti, oltre a preservare i beni culturali hanno da tempo il compito di fare ricerca e diffondere conoscenza.
    Le tecnologie immersive hanno come primo obiettivo il recupero del rapporto tra reperto e contesto originario, perduto con la musealizzazione.
    Grazie ad AR e VR i reperti di un museo possono inoltre essere analizzati, sezionati, comparati tra loro, ricondotti alle tecniche e alle fasi di lavorazione;  autori ed eventi storici possono presentificarsi nel museo.  Oggi i musei sono diventati anche luoghi identitari fondamentali per la valorizzazione di un territorio. Con la trasformazione digitale i musei possono sviluppare intense esperienze immersive e interattive, senza perdere la centralità delle loro collezioni. 

    Nel rapporto Federculture 2018 vengono riportati i dati dell’ultimo Censimento ISTAT  nel quale emerge che: ‘ è possibile constatare come appena il 30% dei quasi cinquemila musei presenti in Italia offra almeno un servizio digitale in loco (comprendendo tra questi app, QR code, wifi, ma anche le più tradizionali audioguide) e almeno uno online (sito web, account social, biglietteria online). La percentuale si riduce all’11% se consideriamo i musei che ne offrono almeno due.’ Secondo lei quanto potrà incidere l’avvento del 5G nello sviluppo della digitalizzazione dei distretti culturali e dei musei? 

    La diffusione della rete 5G renderà possibili nuove soluzioni per musei, città d’arte, siti archeologici. La grande capacità e la riduzione della latenza nella trasmissione dei dati renderà disponibili al visitatore contenuti di grande efficacia.
    È necessario peró pensare nuove tipologie di contenuti, pensati per la fruizione in mobilità e contestuali . Anche in questo caso AR e VR, ovviamente nelle loro versioni online, sono tecnologie centrali, insieme alle soluzioni IoT (Internet Of Things).

    Il rilascio di nuovi visori e piattaforme è sempre più veloce. L’anno scorso è stato lanciato Oculus Go e stiamo aspettando entro il mese corrente Oculus Quest, mentre durante l’evento a Brera è stato presentato Magimask, il nuovo visore in mixed reality. Può esserci il rischio di una rapida obsolescenza degli strumenti tecnologici per un polo museale? E come contrastare questo eventuale rischio? 

    L’obsolescenza tecnologica è un problema da considerare quando si progetta un museo. È consigliabile relativizzare i device tecnologici e concentrarsi sui contenuti, che devono essere di alta qualità,  aderire a standard condivisi, e sviluppare metafore interattive capaci di creare valore autonomamente dalla specifica tecnologia adottata.

    Durante la conferenza della scorsa settimana Google I/O è stata presentata la novità della AR nei risultati della Search. Ritiene possa avere un impatto positivo sull’utilizzo dell’AR da parte del grande pubblico? Potrà favorire l’adozione delle nuove tecnologie anche da parte dei musei più resistenti alla Digital Transformation? 

    Il consolidamento della Realtà Aumentata nel web, e quindi nei motori di ricerca, è la strada maestra per la sua affermazione, oggi limitata da piattaforme proprietarie chiuse e incompatibili.
    WebAR e webVR sono due componenti chiave del nascente Web 3.0, contraddistinto dall’immersivitá.
    In questi scenari i musei potrebbero dare vita ai futuri palazzi virtuali della memoria, siti web tridimensionali  consultabili sia nel museo che a distanza, che diventeranno centrali nella diffusione della cultura nell’era digitale.

  • Apprendimento ed extended reality


    S i può migliorare l’apprendimento grazie alle nuove tecnologie e all’extended reality? Un tema di grande attualità che è stato oggetto di discussione e di workshop lo scorso aprile a Genova durante “Futura”, l’evento itinerante organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per raccontare, promuovere e sperimentare sui territori la scuola digitale. Le classi virtuali e l’apprendimento in extended reality si stanno diffondendo nella scuola 2.0, accanto a coding e robotica e coinvolgono i docenti più sensibili all’innovazione. Gli insegnanti si confrontano sui temi della formazione, utilizzano nuovi tools e avviano, con il supporto di dirigenti scolastici illuminati, nuovi metodi e percorsi. Negli ultimi anni si sono diffuse anche piattaforme gratuite o a costo contenuto che favoriscono la co-creazione con gli studenti, come le open source Scratch, Blender per modellazione 3D ed eTwinning per scambi con istituti stranieri.

    Personalmente già da qualche anno cerco di studiare nuove modalità d’apprendimento rivolte a pubblici più o meno giovani e seguo con interesse esperimenti in realtà mediata adottati in scuole italiane e straniere.

    Durante il convegno Riconnessioni Festival  che si è tenuto a  Torino lo scorso marzo ho ascoltato con grande interesse testimonianze di scuole che hanno unito innovazione ed inclusione e che hanno visto nel digitale una grande opportunità. Vi consiglio di approfondire all’articolo ‘L’alunno al centro della scuola del XXI secolo’ pubblicato su Medium.

    Apprendimento delle lingue straniere in extended reality

    Il processo d’innovazione della scuola è seguito con attenzione anche dalle università che partecipano a sperimentazioni di nuovi approcci educativi in concerto con i colleghi delle scuole primarie e secondarie. Un esempio è stato fornito qualche settimana fa dalla prof.ssa Claudia Repetto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia durante un seminario organizzato da Cultura e Sviluppo sul tema ‘Luci ed ombre nell’uso dei social network e delle nuove tecnolgie della comunicazione‘ con l’intervento del prof. Giuseppe Riva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

    La prof.ssa Repetto ha parlato dell’apprendimento della lingua inglese con l’utilizzo della realtà virtuale e ha illustrato l’esperienza condotta in due ITIS, istituti superiori rispettivamente di Alessandria e di Milano. Il test è durato un mese e consisteva in visualizzazioni libere fuori dal contesto scolastico di 10 video a 360 gradi fruibili con cardboard. I video erano stati arricchiti da una madrelingua inglese, voce narrante che guidava l’attenzione dello studente verso gli elementi rilevanti.

    Quali sono state le motivazioni che hanno convinto all’adozione della realtà virtuale? Vi riporto quanto proposto in slide dalla professoressa:

    • imparare una lingua straniera può essere noioso e frustrante
    • l’apprendimento è più efficace con l’esposizione diretta
    • la realtà virtuale permette di creare ambienti ad hoc ed offre esperienze arricchite in cui insieme allo stimolo linguistico (la parola) viene presentato anche una stimolazione sensomotoria (ciò che vedo e sento, la sensazione di movimento)

    L’arricchimento dello stimolo promuove l’apprendimento

    Le esperienze in lingua sono immersive e fondamentali per favorire l’aspetto ludico-formativo, coinvolgono i pubblici più giovani e vengono interiorizzate più facilmente.

    Classi virtuali: AR sonora

    Sempre sul tema delle classi virtuali vi suggerisco di approfondire l’esperimento condotto in un istituto superiore del Belgio ‘Élèves en Liberté, una sperimentazione che ha creato engagement e immersione grazie alla realtà aumentata sonora. Non più un visore, ma cuffie dotate di giroscopio e sensori che inviano le informazioni ad un telefono ‘intelligente’ da portare appeso al collo ti fanno entrare in un universo sonoro.

    Un casque audio qui vous localise dans une large pièce et crée un univers sonore en fonction de vos déplacements et de vos interaction

    Secondo François Fripiat, fondatore dello studio Demute

    Le son nourrit un rapport émotionnel plus fort que l’image. L’oeil est un instrument plus absolu que l’oreille. Par contre, le son permet d’accéder plus rapidement aux émotions, et de tromper plus facilement le cerveau que l’image.

    Parte delle informazioni sono condivise dall’intera classe, altre sono fruibili dal solo utilizzatore quando si avvicina o sfiora un oggetto.

    Quali piattaforme sono utili all’apprendimento?

    Nel settore delle piattaforme ha fatto scuola Google Expeditions che consente di ampliare i limiti della conoscenza fuori dalle aule scolastiche, integrando VR e AR. Leggiamo sul sito:

    With VR and AR, teachers are no longer limited by the space of the classroom. VR lets you explore the world virtually while AR brings abstract concepts to life—allowing teachers to guide students through collections of 360° scenes and 3D objects, pointing out interesting sites and artifacts along the way.

    A maggio 2018 Google ha lanciato anche la piattaforma Google Tour Creator che permette a costo zero di caricare le proprie fotografie a 360 gradi o utilizzare immagini da Google Steet View e renderle interattive, aggiungendo testo e immagini. Si possono realizzare dei tour virtuali personalizzati da fruire anche attraverso un cardboard. Al momento tuttavia non è possibile passare da un ambiente all’altro semplicemente visualizzandolo da cardboard. Seguiròi prossimi sviluppi e vi terrò aggiornati.

    Altra piattaforma molto completa e diffusa nel mondo della scuola a livello internazionale è ThingLink che, nata nel 2010, permette di creare tour virtuali sia per la didattica sia per il settore business con abbonamenti differenziati. L’utilizzo è user-friendly, anche se richiede strategia nella scelta delle foto, creazione del percorso o i percorsi nei quali guidare l’utente e narrare una location, un sito storico.

    Nella sezione didattica si possono coinvolgere gli studenti nella creazione del tour. La formazione è quindi interattiva con un livello di partecipazione inimmaginabile fino a pochi anni fa, utile per sviluppare la creatività e il pensiero critico.

    Qual è il vantaggio offerto dalla piattaforma? A parte l’integrazione con numerosi contenuti multimediali (note, tag, video in mp4, link a YouTube e Vimeo, Google Map, ecc.), a mio parere, la presenza di una community molto attiva di docenti a livello internazionale che può contribuire alla diffusione e all’apprendimento di colleghi meno esperti.

    Per approfondire vi invito a leggere l’articolo pubblicato da Ulla-Maaria Koivula, founder e CEO di ThingLink education and media technology company, su Medium in cui parla di ‘a narrated VR tour with sequential hotspot‘ come una ‘asynchronous shared VR experience’ ed evidenzia tre importanti vantaggi formativi:

    • accessibilità
    • flessibilità
    • risparmio

    La docente resta al centro dell’attività didattica, anche se l’esperienza coinvolge gli studenti anche fuori dall’ambito scolastico. Un’introduzione registrata può essere fruita in ogni momento, in ogni luogo e su ogni device, lasciando totale libertà e possibilità d’interagire all’interno dei gruppi. Le scuole non devono necessariamente affrontare importanti investimenti per l’acquisto di visori, perché i tour possono essere fruiti in piccoli gruppi o individualmente.

    L’incontro tra tecnologia e mondo classico

    Di piattaforme e di incontro tra nuove tecnologie e cultura umanistica in ambito didattico abbiamo parlato in occasione di Narrability, il convegno organizzato dall’Osservatorio di Storytelling a dicembre 2018. Al panel intitolato ‘Il racconto della cultura. L’incontro tra tecnologia e mondo classico.’ ho invitato Licia Landi, esperta di cultura classica, ricercatrice didattica e docente che da oltre 20 anni conduce attività di formazione e di ricerca all’Università di Verona.

    Grazie alla tecnologia i ragazzi diventano ricercatori e lavorando insieme possono essere produttori. Abbandoniamo la visione nozionistica e verticistica, lo studio diventa una partecipazione e i ragazzi assumono delle responsabilità. […] La tecnologia non ha un uso strumentale, ma diventa un vero ambiente di lavoro, di co-creazione e di riflessione.

    La dottoressa Landi ci ha parlato anche delle piattaforme che ha utilizzato da pioniera nell’ottica di ‘elaborare degli spazi nuovi e riprendere materiali che sono stati prodotti anche da altri. […] Ad esempio la foto 360 gradi diventa l’ambiente su cui costruire delle storie. ‘

    Se desiderate ascoltare lo speech potete trovare il video tra gli Atti del Convegno e su Youtube al minuto 22:11.

    Tendenze future

    Quale potrà essere il futuro, tenendo conto che, secondo AR Insider, alla fine del 2020, si prevedono 1.5 miliardi di smartphone e device compatibili con augmented reality e 3.4 miliardi nel 2023?

    A mio parere la diffusione della tecnologia sarà legata non tanto agli investimenti in device da parte delle scuole, ma soprattutto alle esigenze di formazione dei docenti che dovranno sempre più ampliare le conoscenze in ottica blended learning.

    Interessante sul tema apprendimento ed extended reality è l’intervista pubblicata da Kathryn Minnick su Medium a Moon Park, un Program Manager di Google ARCore. Secondo Park ci sono ancora dei problemi tecnici di fattibilità per l’adozione diffusa della tecnologia in particolar modo a tutti gli istituti scolastici, ma è solo questione di tempo.

    Presto vedremo anche gli studenti italiani integrare le lezioni frontali del docente di chimica con esperienze immersive in extended reality? Ecco un esempio di esperienza in VR per la didattica di Mel Science proposto su Twitter dall’imprenditore Rimah Harb.

    Fonti:

    http://www.benhoguet.com/eleves-en-liberte-un-cas-decole-de-realite-augmentee-sonore/

    https://medium.com/age-of-awareness/the-classroom-of-tomorrow-99f90c569033

    https://arvrjourney.com/how-to-increase-your-virtual-instruction-time-without-putting-in-more-hours-b5cb1bceeb42

    https://edu.google.com/products/vr-ar/expeditions/?modal_active=nonF

  • Realtà mediata: rock your content

    Seguendo il Golden Circle di Simon Sinek partiamo dal perché. Perché ho iniziato a occuparmi di realtà mediata? Non sono una programmatrice, bensì una storyteller. Così inizia il mio speech alla Social Media Week di Milano dello scorso 14 giugno. Nella prima slide la fotografia di alcuni partecipanti a un corso di storytelling di qualche anno fa che indossavano un cardboard. Correva l’anno 2015 e mi occupavo da tempo di narrazione in particolar modo digitale e storytools. Nell’anno 2015 il New York Times aveva introdotto le storie immersive, dando vita al VR journalism. Era nata una vera passione che mi ha portato

    Credits: Roberto Morelli

    negli anni a studiare e a cercare nuove forme di comunicazione. Qual era la novità? Per la prima volta una testata giornalistica invece di portare le notizie ai lettori, li metteva al centro della storia e faceva vivere loro un’esperienza grazie al video 360. Da allora molti giornali tra cui Wall Street Journal, AlJazeera, NBC fino al Corriere 360 hanno seguito la via ormai aperta di un racconto immersivo.

    Nel 2016 un’altra novità interessava il mondo del giornalismo e il grande pubblico: veniva introdotta la realtà aumentata. Il magazine Focus proponeva ai lettori alcuni contenuti e approfondimenti fruibili solo con lo smartphone. Nello stesso anno esplodeva la passione per Pokémon Go e tutti vagavamo per le città a caccia di Pokémon e di Pokéstop che erano presenti anche in attività commerciali di grande traffico. Ora che il gioco ha perso un po’ di smalto e solo i più fanatici continuano a seguire gli aggiornamenti possiamo comunque riconoscere a Pokémon Go di aver avuto il grande merito di far conoscere la AR al grande pubblico. Dal 2016 è nato un grande interesse anche presso gli sviluppatori verso  ArKit e ArCore, le due piattaforme rispettivamente Apple e Google di realtà aumentata e verso gli utilizzi giocosi in Snapchat.

    Il Content Marketing ha dovuto prendere atto dei nuovi contenuti che si sono diffusi negli ultimi anni in un mondo ‘always on every where on‘, come ha sottolineato al Netcomm Forum di maggio il presidente NetComm, Roberto Liscia. In questa ‘tempesta tecnologica cambia lo scenario competitivo’ con soluzioni personalizzate, UX e VR anche nei punti vendita. La virtualità è uno dei temi centrali, perché aumenta l’interazione con il cliente. Ma come sta cambiando il consumatore?

    Roberto Liscia, presidente NetComm

    Fornisce alcune evidenze Maresca di Google. Il consumatore, oltre a essere omnichannel e sempre più mobile, è:

    • curioso
    • cerca l’eccellenza su Google
    • impaziente.

    Le tecnologie vanno incontro a queste esigenze con la realtà aumentata che consente di acquisire informazioni in mobilità e di procedere dalla visione al processo d’acquisto, inquadrando un oggetto, ad esempio, con Google Lenses.

    Possiamo dire di essere costantemente immersi nella realtà mediata quasi senza accorgercene? Sicuramente sì!

    Applicazione SketchAR

    Si moltiplicano le applicazioni di realtà aumentata che ci consentono di misurare lo spazio intorno a noi, usando lo smartphone, di vedere oggetti ambientati prima dell’acquisto,  come Ikea Place o Amazon AR View , di configurare grazie al VR la nostra crociera personalizzata su uno schermo olografico come con MSC Crociere, di imparare a disegnare con SketchAR oppure di visitare un appartamento che intendiamo affittare o acquistare senza recarci sul luogo, ma vedendolo in video 360.

    La realtà virtuale trova utili applicazioni in campo scientifico e tecnico. Se da un lato i dipendenti della NASA o di importanti compagnie automobilistiche quali ad esempio del gruppo Volkswagen seguono corsi di addestramento con la VR nei reparti di produzione e di logistica , dall’altro i medici studiano gli organi del corpo umano nella cosiddetta “cyberanatomia”, la simulazione di un intervento chirurgico che prepara il medico ad operazioni complesse.

    Gli studenti possono apprendere la storia, la geografia e addirittura il latino senza spostarsi dalla loro aula, ma viaggiando con i visori grazie a Google Expeditions oppure a Thinglink, piattaforma interattiva che permette a publisher, marketer, brand, blogger e formatori di creare contenuto ad alto engagement in foto e video 360 o in realtà virtuale. Nei musei italiani e stranieri si stanno diffondendo sia i visori per vivere esperienze immersive (vedi ad esempio al Mudec di Milano era possibile visitare virtualmente lo studio del pittore Mirò) sia applicazioni in AR che consentono, inquadrando l’opera  con lo smartphone, di acquisire maggiori informazioni sull’autore e sul periodo artistico.

    Tanti settori tante soluzioni tecnologiche che vengono in nostro soccorso per semplificarci la vita, allontanandoci dal mondo reale (VR) in ‘presence‘ oppure arricchendolo di informazioni e d’interattività (AR). Secondo Chris Milk, founder di  VRSE and VRSE.Works la realtà virtuale può essere definita: ‘the ultimate empathy machine‘.

    VR is difficult to explain because it’s a very experiential medium. You feel your way inside of it. It’s a machine, but inside of it, it feels like real life, it feels like truth. And you feel present in the world that you’re inside and you feel present with the people that you’re inside of it with.

     

    La ricerca di Google del 2017 sul gradimento delle esperienze VR e di questa nuova forma di comunicazione (adv) ci dice che:

    VR enables viewers to better see, hear, feel and identify with what others are experiencing.

    Passiamo quindi da ‘Story telling a ‘Story living’, ossia a  ‘experiencing stories and brand messages through VR‘.

    Stiamo assistendo da un lato alla diffusione di esperienze legate al Web VR che consente di vivere la realtà virtuale nel brower a prescindere dal tipo di visore di cui si dispone, dall’altro ad una riduzione di prezzo dei visori che si stanno orientando verso la soluzione standalone. Grande apertura al mercato e attenzione ha riscosso il lancio di Oculus Go da parte di Facebook durante incontro annuale F8 con i programmatori, così come i post in 3D lanciati ad aprile.

    Oltre ad aggiornarci sugli ultimi upgrade presentati in occasione delle riunioni con gli sviluppatori da Facebook, Google, Microsoft dobbiamo valutare quali applicazioni possiamo utilizzare per rendere innovativi e coinvolgenti i nostri contenuti.

    Nell’ultimo anno ho raccolto molti esempi in eventi ed esposizioni alla costante ricerca di suggerimenti e di nuove idee per le aziende di medie dimensioni. Per le grandi aziende esistono molte soluzioni dalla formazione elearning ad hoc alle app create per fidelizzare i pubblici più giovani e tecnologici.

    Pensiamo solo al settore beauty dove da anni Sephora, Rimmel e L’Oréal sperimentano applicazione in AR che permettono, grazie al riconoscimento facciale, d’indossare nuovi rossetti o provare nuovi fard o fondotinta. Altri esempi nel settore retail sono offerti dai fashion e luxury brand Lacoste  o da Burberry con l’app realizzata in ARKit (Apple).

     

    Di seguito alcune applicazioni che mi hanno interessato e che ho potuto vedere realizzate in diversi eventi ed esposizioni da Futurland a Talent Garden Calabiana, alla Maker Faire di Roma, dal Fuori Salone di Milano al  Technology Hub a Milano e infine al Salone del libro di Torino:

    • la business card in AR che consente di vedere tutti i link social
    • l’arte e grafica in AR
    • i santini e i manifesti di propaganda elettorale in AR
    • le favole imbustate e animate grazie all’AR nel progetto  ‘L’imbustastorie’ al Salone del libro di Torino

     

    Che cosa succederà nel prossimo futuro? Secondo Matt Coleman, the head of innovation for the Magnify World AR and VR expo:

    We really believe that AR and VR is the next computer platform that everyone will be using in the future and it should be as big as the Internet in the coming years

    Non ci resta che seguire con grande attenzione gli sviluppi e introdurre nei nostri piani di marketing le applicazioni più vicine al nostro business per essere tra i primi a cogliere queste nuove opportunità.

    L’appuntamento è il 5 ottobre prossimo per un workshop dedicato al VR e AR nel Google Day organizzato da Work Wide Women presso la sede milanese di Google. Sarà un momento teorico-pratico in cui proveremo i visori e ci metteremo in gioco in un laboratorio: utilizzeremo la fotocamera per immagini Ricoh Theta e creeremo tour VR grazie a piattaforme online.

     

     

    Fonti:

    -www.viar360.com

    -https://www.youtube.com/watch?v=JcMOyMudH88

    -https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-09-27/burberry-turns-to-apple-for-augmented-reality-fashion-app

  • La tecnologia sta cambiando la nostra vita quotidiana: AI, VR e AR.

    Durante l’ultimo IAB a Milano è stato fornito a tutti i partecipanti un cardboard sponsorizzato da SKY Sport HD, iniziativa che ha incuriosito la platea e che è stata un segnale forte dell’interesse rivolto al mondo della tecnologia VR. Marco Montemagno ha spiegato l’utilizzo e ha invitato i presenti a provare il dispositivo seguendo le istruzioni fornite.

    Nella mattinata si è tenuto anche uno speech dedicato all’AI dal titolo “Intelligenza artificiale: l’intelligenza nella realtà”, tenuto da Giuseppe Riva, Direttore di interazione comunicativa e nuove tecnologie dell’Università Cattolica di Milano. E’ stato più volte sottolineato che l’intelligenza artificiale farà presto parte del nostro quotidiano.

    Riva ha anche parlato di Marketing delle Intenzioni 2.0 e ha sottolineato il valore degli investimenti fatti nel settore VR e AI da parte di Facebook e di altri players.  L’attenzione è posta sul mondo dei chatbot e dei robot sociali.

    Tutti i grandi players stanno investendo sull’intelligenza artificiale intesa non solo come robots, ma come machine learning, chatbot, computing cognitivo, servizi di traduzione simultanea come Skype translator. Sul tema chatbot ho scritto recentemente un post che potete leggere a questo link. Le applicazioni sono le più svariate e non sono prerogativa solo più di tecnici e nerd, ma impattano sulla nostra vita in quasi tutti i settori dalla medicina, all’industria fino alla musica.

    Proprio sul tema musica ho recentemente ho letto un post interessante in Ansa.it su MusicNet, un software realizzato da ricercatori dell’Università di Washington, dedicato alla musica che non solo ‘comprende la struttura di base della musica ma può anticipare le note di una registrazione’.

    AI per la musica

    AI per la musica

    L’obiettivo è comprendere anche i gusti del fruitore e suggerire quindi la musica più adatta ai suoi interessi. Qui il link per vedere un esempio, ma potete anche iscrivervi al canale di Youtube dell’Università e andare sul sito.

    Proprio sul sito leggiamo gli obiettivi che i ricercatori si erano dati:

    • Identify the notes performed at specific times in a recording.
    • Classify the instruments that perform in a recording.
    • Classify the composer of a recording.
    • Identify precise onset times of the notes in a recording.
    • Predict the next note in a recording, conditioned on history.

    Esperimenti sulla musica sono in corso anche presso un nuovo dipartimento, chiamato Magenta, interno al progetto ‘Google Brain’ creato da Google e presentato a giugno scorso al Moogfest di Durham. L’obiettivo è:

     design algorithms that learn how to generate art and music

    quindi creare una macchina ‘dotata di creatività’, applicando l’intelligenza artificiale ai più svariati rami dell’arte dalla pittura alla musica, etc.  E’ stata composta una musica che potete ascoltare a questo link.  Si tratta di un brano semplice che, tuttavia, dà l’idea di quale possa essere lo sviluppo futuro. Andando ad approfondire sul sito di Magenta ho letto che  ha anche la finalità di costruire una community di artisti, coders e ricercatori di machine learning e  ‘biggest challenge: combining generation, attention and surprise to tell a compelling story.’ in ottica di storytelling.

    Sempre a proposito d0621-vemily-01-technology-music-computers-emily_full_600i Musical Intelligence potete ascoltare gli esperimenti realizzati da David Cope che è Dickerson Emeriti Professor at the University of California a Santa Cruz.Potete ascoltare alcuni esempi nel sito di Cope, sito nel quale trovate un racconto molto interessante sui suoi Experiments.

    Ecco un esempio pubblicato sempre sul sito:

    ftp://arts.ucsc.edu/pub/cope/visions1.mp3

    ‘I began Experiments in Musical Intelligence in 1981 as the result of a composer’s block. My initial idea involved creating a computer program which would have a sense of my overall musical style and the ability to track the ideas of a current work such that at any given point I could request a next note, next measure, next ten measures, and so on. My hope was that this new music would not just be interesting but relevant to my style and to my current work. Having very little information about my style, however, I began creating computer programs which composed complete works in the styles of various classical composers, about which I felt I knew something more concrete.’

    Tra i trend in crescita nel 2017 sono da osservare con grande attenzione anche Virtual Reality, Augmented Reality e Mixed Reality. Vediamo in cosa differiscono in modo molto semplice facendo riferimento a Wikipedia.

    • Virtual reality: è il termine utilizzato per indicare una realtà simulata.[…] attualmente il termine è applicato solitamente a qualsiasi tipo di simulazione virtuale creata attraverso l’uso del computer, dai videogiochi che vengono visualizzati su un normale schermo, alle applicazioni che richiedono l’uso degli appositi guanti muniti di sensori (wired gloves) e infine al World Wide Web.
    • Augmented reality: intende mescolare la percezione della realtà circostante con immagini generate al computer, in grado di fornire informazioni aggiuntive all’utente senza impedirgli di muoversi ed interagire con l’ambiente nativo. […] Il cruscotto dell’automobile, l’esplorazione della città puntando lo smartphone o la chirurgia robotica a distanza sono tutti esempi di realtà aumentata. […] Gli elementi che “aumentano” la realtà possono essere aggiunti attraverso un dispositivo mobile, come uno smartphone, con l’uso di un PC dotato di webcam o altri sensori, con dispositivi di visione (per es. occhiali a proiezione sulla retina), di ascolto (auricolari) e di manipolazione (guanti) che aggiungono informazioni multimediali alla realtà già normalmente percepita.
    • La realtà aumentata mista è una forma particolare di realtà aumentata in cui sullo schermo sono visualizzate sia le immagini reali che le immagini virtuali. Non si tratta soltanto di informazioni aggiuntive, in questo caso sono presenti sullo schermo anche degli ologrammi.

    Riassumendo la VR mira a “sostituire” il mondo reale, mentre la AR mira ad arricchire la realtà di informazioni utili per l’espletamento di compiti complessi.

    Secondo Mark Rosner, CRO di AppLovin la realtà virtuale può risultare un’esperienza molto coinvolgente ed emozionante, ma esiste un problema legato alla scarsità di contenuti. Al contrario la AR dominerà le nostre vite a brevissimo. Leggete l’articolo pubblicato su Venturebeat.com per comprendere meglio le ragioni.

    There’s a good chance that one day AR, broadly speaking, will be the dominant medium in our lives. […] People might be distracted by the possibilities of VR, but the truth is AR is already ahead of VR, and it’s early days. We’re going to see more applications of AR that can be monetized well’.  

    Quali saranno gli sviluppi futuri? Che cosa ci possiamo aspettare dal nuovo anno che è alle porte? 

    aug

    Dall’infografica pubblicata da Goldman Sachs sull’ecosistema VR e AR possiamo notare quanto siano numerose le aziende che operano nella ricerca e nelle applicazioni. Come afferma Heath Terry,  Internet Research, Goldman Sachs Research

    We’re going from a world where people give machines rules to a world where people give machines problems and the machines learn how to solve them on their own.

    Vi consiglio di vedere il video pubblicato sul sito, nel quale Terry afferma che, guardando all’impatto dell’intelligenza artificiale e machine learning possiamo ipotizzare già solo nel prossimo decennio ‘hundred of billions of dollars in cost savings and revenue opportunities‘.

    Questa accelerazione è dovuta, secondo Terry, a tre fattori: proliferation of  DATA, growth in speed in compute power, open source algorithms.

    L’intelligenza artificiale è già presente nella nostra vista quotidiana quando guidiamo la nostra automobile o aggiungiamo tag alle foto degli amici, ma ha un peso determinante in tutti i settori dell’industria, quali ad esempio healthcare e retail.

     

    Un esempio dell’impatto sulla nostra vita quotidiana è offerto dalla nuovissima tecnologia di Amazon Go, presentata in questi giorni. Il punto vendita hi-tech è stato aperto a Seattle, il primo di una lunga serie. Pare infatti che Amazon parli di 2.000 nuovi negozi. Leggiamo sul sito di Amazon:

    amazongo

    ‘We created the world’s most advanced shopping technology so you never have to wait in line. With our Just Walk Out Shopping experience, simply use the Amazon Go app to enter the store, take the products you want, and go! No lines, no checkout.’ 

    Potete vedere le funzionalità in un video su YouTube. Una tecnologia che rivoluzionerà il mondo della vendita al dettaglio, in quanto consentirà di raccogliere una quantità immensa di data sui consumatori oltre che facilitare la gestione del negozio.

    Dove andrà a finire però la relazione umana? Già i grandi supermercati e le casse automatiche hanno ridotto moltissimo l’interazione, togliendo quel momento di socializzazione che era il plus del piccolo esercizio. E il personale che normalmente lavora nei centri commerciali si ritroverà a cambiare presto lavoro?  Tanti quesiti che al momento non hanno una risposta, anche perché il fenomeno è solo all’inizio. Tuttavia è una tendenza che era già apparsa durante l’ultimo Expò a Milano. Ricordate l’esperienza del supermercato del futuro proposta da Coop dove era stato possibile utilizzare le etichette interattive che fornivano informazioni sui prodotti?  A settembre in occasione della presentazione del Rapporto Coop 2016 il presidente della Gdo, Marco Pedroni ha annunciato la riapertura del supermercato all’interno del Bicocca Village (vedi Ansa.it del 9 settembre).

    Vediamo quindi le previsioni contenute nella ricerca Ericsson ConsumerLab su ‘Hot consumer trends 2017′. Secondo la ricerca il video online è in continua crescita anno dopo anno ed in particolar modo i video VR accanto ai live broadcast e le video calls. Le immagini avranno un peso sempre maggiore, in quanto impieghiamo solo 13 millesimi di secondo per identificare un’immagine secondo uno studio del MIT .

    That is about 10 times faster than we are able to move our eyes.

    La tecnologia VR e AR sarà fondamentale per l’update di Microsoft Windows 10 nel primo quarter del 2017, tanto che più del 40% degli internet users evoluti vorrebbe un computer con VR/AR come interfaccia principale.

    Come possiamo notare dall’infografica pubblicata nel sito di Ericsson,  l’intelligenza artificiale  è posta al centro perché non è più considerata come pure fantascienza, ma è ormai ovunque. Anche se il 50% degli intervistati sono convinti che i robots possano presto comportare la perdita di posti di lavoro, non possiamo più farne a meno, in quanto consentono di semplificare la nostra esistenza.

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    Fonte: Ericsson ConsumerLab

     

    La metà degli intervistati desidera utilizzare la tecnologia VR e AR per le attività quotidiane e non solo per il gaming e vuole interagire con oggetti virtuali (vedi trend n.4).

    Soffermatevi sul trend n.8: Augmented Personal Reality.  Come precisa la ricerca agli inizi del 2016 pochi consumatori avevano sperimentato la realtà aumentata, ma, grazie anche alla diffusione del gioco Pokémon GO, nel corso dell’anno la AR è diventata una buzzword. I consumatori desiderano usare la tecnologia per vivere esperienze sempre più immersive e customizzate.  Curiose le risposte degli intervistati sugli usi degli occhiali AR: un 41% vorrebbe cambiare l’ambiente circostante aggiungendo fiori, uccellini o un 34% vorrebbe eliminare elementi di disturbo quali graffiti, spazzatura.

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    L’evoluzione sta avvenendo sotto i nostri occhi e comporterà una capacità di adattamento non facile per le generazioni meno digitalizzate. Sono già evidenti i timori nei confronti nelle nuove tecnologie, anche se il cambiamento è ormai inarrestabile.