• Quali tendenze per il turismo 2021?

    Concluso il 2020, considerato l’annus horribilis del mercato dei viaggi, quali sono le tendenze per il turismo 2021? All’inizio di dicembre 2020 avevo scritto un articolo dal titolo ‘Turismo e immaginazione post Covid‘, esaminando i dati delle ricerche e le esperienze legate al turismo proposte durante l’estate.

    Torno oggi sul tema turismo, perché a fine gennaio ho seguito due convegni di grande interesse per comprendere i segnali emersi negli ultimi mesi e i trend del futuro. Il 27 gennaio ho assistito al Convegno ‘Innovazione digitale nel turismo, business travel‘ organizzato da Osservatori Digital Innovation e dal 28 al 30 gennaio ho visitato Geco – Fiera Virtuale che ha organizzato panel dedicati al turismo sostenibile, biodiverso, cicloturismo e business travel sostenibile.

    Take away dal Convegno di Osservatori Digital Innovation

    Iniziamo ad analizzare qualche dato insieme del mercato, partendo dal Convegno di Osservatori Digital Innovation.

    Il turismo è il settore più colpito in assoluto e si è perso 1 miliardo di viaggi, come si evince dal grafico di Statista. La riduzione del turismo internazionale a causa del Coronavirus è stata simile in tutto il mondo: circa -70%.

    Da una parte la digitalizzazione dall’altra la sostenibilità ambientale e sociale diventano imperativi per il futuro

    Queste le parole del professor Umbero Bertelè che ha introdotto i lavori.

    La situazione è molto complessa e c’è una forte incertezza non solo legata all’efficacia dei vaccini, ma ai profondi cambiamenti che hanno contraddistinto la nostra vita personale e lavorativa dell’ultimo anno.

    In particolar modo ci si chiede se lo smart working e le teleconferenze che hanno avuto un impatto sostanziale sul settore turismo congressuale ed eventi siano destinati a restare nel tempo. Che cosa devono fare le strutture per resistere alla crisi? Chi si occupa di turismo deve digitalizzarsi al più presto e nel modo migliore sia nelle forme di pagamenti sia nelle connessioni.

    Mercato dei viaggi nel 2020 e il ruolo del digitale

    Di grande interesse i dati della ricerca presentati da Filippo Maria Renga, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel turismo e business travel.

    Il 2020 è stato definito l’annus horribilis del mercato dei viaggi. Se confrontiamo l’andamento mensile italiani/stranieri vediamo che le presenze sono migliorate nei mesi di luglio e agosto scorsi, ma quasi esclusivamente per il turismo interno. Gli stranieri, totalmente assenti nei mesi di aprile e maggio, sono ricomparsi da luglio a settembre 2020.

    L’impatto covid ha portato ad un calo di fatturato del 95% per quasi tutto il settore del turismo outgoing, mentre il turismo di prossimità ha resistito meglio anche se in grave sofferenza. Solo qualche azienda particolarmente innovativa ha avuto un segno positivo.

    E-commerce del turismo

    Nel settore e-commerce la riduzione è stata molto sensibile nei pacchetti e tour (-60%). Il mobile rappresenta sempre un terzo di questo mercato ed è cresciuto in percentuale nell’ultimo anno.

    Canali di prenotazione e strutture

    Altro dato molto interessante è quello che riguarda le strutture ricettive e le prenotazioni per canale. Nel 2020 è da segnalare un aumento del 12% complessivo delle prenotazioni dirette:

    • online dal cliente (26%)
    • tramite canali tradizionali (telefono, mail, di persona).

    Le prenotazioni online sono raddoppiate nell’ultimo anno, quindi si può affermare che la pandemia abbia portato ad un aumento dei canali diretti digitali di prenotazione.

    Le strutture alberghiere che hanno maggiormente sofferto in questo periodo sono quelle ubicate in città e nei grandi centri, essendo praticamente sparito il turismo congressuale, gli eventi e la presenza di stranieri.

    Tendenze per il turismo 2021

    Le previsioni per il turismo 2021 sono molto diverse tra turismo organizzato e ospitalità. Emerge un certo ottimismo tra i protagonisti del settore ospitalità (crescita del 45%).

    Anche nel settore business travel non si prevede una ripresa rapida, secondo Andrea Guizzardi, direttore Osservatorio Business Travel. I trend al 2023 indicano:

    • solo l’attività tecnica è prevista sopra i volumi pre-Covid in 3 anni
    • segnali più favorevoli per le riunioni del terziario
    • non ci sarà ripresa dei viaggi collettivi

    Secondo i travel manager s’inizieranno a vedere segnali positivi dal secondo semestre 2021 focalizzati sul mercato italiano, ma non sufficienti per recuperare le perdite in tempi brevi.

    Cambiamenti nella domanda e nell’offerta turistica

    Con Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel turismo e business travel, si sono esaminati i cambiamenti della domanda e le innovazioni dell’offerta.

    Il termine ‘NEVERENDING TOURISM‘ significa che il turista cerca

    ‘un’esperienza che sia continuativa nel tempo, inizia ben prima del soggiorno e tendenzialmente se ben nutrita può continuare ben oltre al soggiorno.’

    Quali sono le tendenze del turismo?

    A. Contenuti digitali

    La domanda di contenuti digitali è cresciuta molto nel 2020. Gli internet user hanno fruito di contenuti digitali per un tempo sensibilmente superiore rispetto agli anni scorsi (+40%). L’offerta è stata molto varia, come ad esempio le visite online dei musei o le degustazioni di vino online con il prodotto spedito a casa del cliente.

    B. Holiday Working

    Dalla ricerca emerge che il 39% delle strutture ricettive hanno accolto clienti in remote working, un nuovo tipo di turismo con esigenze e carattestiche proprie. Questo nuovo tipo di turismo porta a destagionalizzare e a muoversi verso destinazioni minori e meno conosciute. Un 5% di aziende ha stretto convenzioni a favore dei dipendenti per periodi di remote working da luoghi di vacanza. Una novità davvero interessante, anche se ancora di dimensioni ridotte.

    C. Turismo di prossimità

    Un’altra tendenza molto evidente è stata la riscoperta del turismo di prossimità, l’escursionismo e le esperienze da concludere in giornata, con un impulso positivo sulla digitalizzazione delle offerte turistiche.

    D. Sostenibilità

    Come già evidenziato da altri panel e ricerche nel corso del 2020 è cresciuta molto la sensibilità del viaggiatore nel confronto della sostenibilità sociale e ambientale. Un elemento che dovremo tenere in grande considerazione se lavoriamo nel settore turistico. Per quanto riguarda le strutture un 83% dichiara di aver già messo in atto almeno un’azione a favore della sostenibilità.

    E. Digitalizzazione

    La pandemia ha accelato la digitalizzazione delle strutture soprattutto per i servizi digitali legati al check-in online o da mobile, pagamenti online o da remoto e chat o assistente virtuale. È interessante in particolar modo la consapevolezza delle strutture dell’esigenza di dotarsi di figure specializzate come il channel manager.

    Take away da Geco – Fiera Virtuale

    Nella foto vedete il mio avatar, personalizzato nella piattaforma virtuale Hypersmarter, mentre visito stand e ambienti della fiera virtuale GECO. Spostandosi nell’auditorium era possibile iscriversi ai panel e seguirli in diretta.

    fiera che si è svolta in un mondo virtuale

    Il tema della sostenibilità è stato il leitmotiv del convegno e durante l’evento sono state approfondite le tendenze del turismo e business travel: sostenibile e biodiverso.

    Tra i diversi panel che ho seguito mi ha interessato in particolar modo quello dal titolo ‘La mobilità dolce e il turismo sostenibile‘ moderato da Ivano Gallino di Travel for business, in quanto ha evidenziato l’importanza della mobilità dolce e sostenibilità sia come tutela e conoscenza dei territori sia come opportunità per gli imprenditori del settore turistico.

    Anna Donati di Amodo & Kyoto Club ha illustrato l’Alleanza per la Mobilità Dolce (AMODO) che è un insieme di 28 associazioni sul territorio nazionale che si occupano del turismo di prossimità come cammini, ciclovie e ferrovie turistiche, boghi e turismo sostenibile.

    ‘Intorno alla mobilità dolce c’è un’idea di territorio, un’idea di accoglienza, di restanza sui territori per contrastare non solo i mutamenti climatici, ma anche il dissesto del territorio é […] quindi anche sostegno al nostro paesaggio.

    Il turismo legato ai cammini ha avuto una forte ripresa negli ultimi anni in Italia ed è quello che ha retto meglio la crisi, ci dice Anna Donati.

    Oltre ai cammini, che sono già più noti al grande pubblico, tra le tendenze per il turismo troviamo le ciclovie turistiche, le green ways, ossia vecchie ferrovie in disuso trasformate in percorsi a piedi o in bicicletta (800 km ad oggi) e le ferrovie turistiche (18 linee turistiche di particolar pregio). La relatrice cita la linea Faenza-Firenze che quest’anno in occasione dei 700 anni della morte di Dante è nota come la ‘ferrovia dantesca’ insieme al cammino di Dante.

    I piccoli imprenditori ricoprono un ruolo fondamentale nello sviluppo di tutti i servizi necessari a questo nuovo turista, sottolinea Ivano Gallino di Travel for Business.

    Il tema della mobilità dolce e ecosostenibilità è recepito dagli imprenditori anche come un’opportunità, dice Luca Amato, Assoturismo Confesercenti. Esiste una domanda reale nel mercato e deve essere soddisfatta e sviluppata. Abbiamo già alcune realtà che si sono attrezzate come ad esempio ciclohotel, servizi di trasporto bagagli lungo la via Francigena.

    È necessaria un’efficace promozione per far conoscere queste nuove soluzioni turistiche ed anche sinergia tra gli operatori economici e le associazioni che rappresentano il territorio.

    Con la mobilità dolce, il movimento lento possiamo recuperare parecchio anche di noi stessi

    suggerisce Maurizio Corsini di UNPLI Lombardia che ha raccontato il turismo nel Parco del Mincio che può essere vissuto, integrando vie fluviali e vie ciclabili, natura e archeologia sperimentale (in particolare il Forcello).

    10 step da seguire per attirare il nuovo turista

    I dati che abbiamo visto finora ci fanno comprendere come siano variati nell’ultimo anno gli interessi e la sensibilità del nuovo turista. Nel 2021 si preferiranno quasi certamente viaggi brevi, come ad esempio gite di un giorno, alla riscoperta dei borghi e località meno note del nostro territorio.

    Alle luce di queste tendenze del turismo ho individuato 10 punti sui quali le strutture turistiche dovrebbero focalizzarsi:

    1. studiare ed aggiornarsi su nuovi itinerari ancora poco conosciuti (ferrovie turistiche, ciclovie in particolare) e verificare se esistano già eventi culturali sui percorsi
    2. inserire nel loro sito informazioni ed idee legate alla mobilità dolce
    3. predisporre esperienze originali ed innovative per far vivere il territorio
    4. pensare ad azioni di co-marketing con altre attività sul territorio da sviluppare in modo originale e comunicare sui siti o sui blog.
    5. sfruttare al meglio le potenzialità dello storytelling per non essere autoreferenziali nei post o negli articoli del blog
    6. studiare i social media per usare il linguaggio adatto al pubblico e ascoltare i propri fan, coinvolgendoli
    7. rendere il sito aggiornato, mobile friendly e prevedere booking e pagamenti facili ed elettronici su varie piattaforme
    8. studiare le analytics per comprendere quali sono i pubblici, i post/offerte più adatti, il tone of voice, ecc.
    9. valutare soluzioni innovative per promuovere la propria struttura come i virtual tour a 360 gradi che possono essere fruiti con visori o da desktop per parlare il linguaggio delle nuove generazioni
    10. affidarsi ad esperti e non al solito ‘cuggino’ per sfruttare le potenzialità offerte dal web.

  • Apprendimento ed extended reality


    S i può migliorare l’apprendimento grazie alle nuove tecnologie e all’extended reality? Un tema di grande attualità che è stato oggetto di discussione e di workshop lo scorso aprile a Genova durante “Futura”, l’evento itinerante organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per raccontare, promuovere e sperimentare sui territori la scuola digitale. Le classi virtuali e l’apprendimento in extended reality si stanno diffondendo nella scuola 2.0, accanto a coding e robotica e coinvolgono i docenti più sensibili all’innovazione. Gli insegnanti si confrontano sui temi della formazione, utilizzano nuovi tools e avviano, con il supporto di dirigenti scolastici illuminati, nuovi metodi e percorsi. Negli ultimi anni si sono diffuse anche piattaforme gratuite o a costo contenuto che favoriscono la co-creazione con gli studenti, come le open source Scratch, Blender per modellazione 3D ed eTwinning per scambi con istituti stranieri.

    Personalmente già da qualche anno cerco di studiare nuove modalità d’apprendimento rivolte a pubblici più o meno giovani e seguo con interesse esperimenti in realtà mediata adottati in scuole italiane e straniere.

    Durante il convegno Riconnessioni Festival  che si è tenuto a  Torino lo scorso marzo ho ascoltato con grande interesse testimonianze di scuole che hanno unito innovazione ed inclusione e che hanno visto nel digitale una grande opportunità. Vi consiglio di approfondire all’articolo ‘L’alunno al centro della scuola del XXI secolo’ pubblicato su Medium.

    Apprendimento delle lingue straniere in extended reality

    Il processo d’innovazione della scuola è seguito con attenzione anche dalle università che partecipano a sperimentazioni di nuovi approcci educativi in concerto con i colleghi delle scuole primarie e secondarie. Un esempio è stato fornito qualche settimana fa dalla prof.ssa Claudia Repetto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia durante un seminario organizzato da Cultura e Sviluppo sul tema ‘Luci ed ombre nell’uso dei social network e delle nuove tecnolgie della comunicazione‘ con l’intervento del prof. Giuseppe Riva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

    La prof.ssa Repetto ha parlato dell’apprendimento della lingua inglese con l’utilizzo della realtà virtuale e ha illustrato l’esperienza condotta in due ITIS, istituti superiori rispettivamente di Alessandria e di Milano. Il test è durato un mese e consisteva in visualizzazioni libere fuori dal contesto scolastico di 10 video a 360 gradi fruibili con cardboard. I video erano stati arricchiti da una madrelingua inglese, voce narrante che guidava l’attenzione dello studente verso gli elementi rilevanti.

    Quali sono state le motivazioni che hanno convinto all’adozione della realtà virtuale? Vi riporto quanto proposto in slide dalla professoressa:

    • imparare una lingua straniera può essere noioso e frustrante
    • l’apprendimento è più efficace con l’esposizione diretta
    • la realtà virtuale permette di creare ambienti ad hoc ed offre esperienze arricchite in cui insieme allo stimolo linguistico (la parola) viene presentato anche una stimolazione sensomotoria (ciò che vedo e sento, la sensazione di movimento)

    L’arricchimento dello stimolo promuove l’apprendimento

    Le esperienze in lingua sono immersive e fondamentali per favorire l’aspetto ludico-formativo, coinvolgono i pubblici più giovani e vengono interiorizzate più facilmente.

    Classi virtuali: AR sonora

    Sempre sul tema delle classi virtuali vi suggerisco di approfondire l’esperimento condotto in un istituto superiore del Belgio ‘Élèves en Liberté, una sperimentazione che ha creato engagement e immersione grazie alla realtà aumentata sonora. Non più un visore, ma cuffie dotate di giroscopio e sensori che inviano le informazioni ad un telefono ‘intelligente’ da portare appeso al collo ti fanno entrare in un universo sonoro.

    Un casque audio qui vous localise dans une large pièce et crée un univers sonore en fonction de vos déplacements et de vos interaction

    Secondo François Fripiat, fondatore dello studio Demute

    Le son nourrit un rapport émotionnel plus fort que l’image. L’oeil est un instrument plus absolu que l’oreille. Par contre, le son permet d’accéder plus rapidement aux émotions, et de tromper plus facilement le cerveau que l’image.

    Parte delle informazioni sono condivise dall’intera classe, altre sono fruibili dal solo utilizzatore quando si avvicina o sfiora un oggetto.

    Quali piattaforme sono utili all’apprendimento?

    Nel settore delle piattaforme ha fatto scuola Google Expeditions che consente di ampliare i limiti della conoscenza fuori dalle aule scolastiche, integrando VR e AR. Leggiamo sul sito:

    With VR and AR, teachers are no longer limited by the space of the classroom. VR lets you explore the world virtually while AR brings abstract concepts to life—allowing teachers to guide students through collections of 360° scenes and 3D objects, pointing out interesting sites and artifacts along the way.

    A maggio 2018 Google ha lanciato anche la piattaforma Google Tour Creator che permette a costo zero di caricare le proprie fotografie a 360 gradi o utilizzare immagini da Google Steet View e renderle interattive, aggiungendo testo e immagini. Si possono realizzare dei tour virtuali personalizzati da fruire anche attraverso un cardboard. Al momento tuttavia non è possibile passare da un ambiente all’altro semplicemente visualizzandolo da cardboard. Seguiròi prossimi sviluppi e vi terrò aggiornati.

    Altra piattaforma molto completa e diffusa nel mondo della scuola a livello internazionale è ThingLink che, nata nel 2010, permette di creare tour virtuali sia per la didattica sia per il settore business con abbonamenti differenziati. L’utilizzo è user-friendly, anche se richiede strategia nella scelta delle foto, creazione del percorso o i percorsi nei quali guidare l’utente e narrare una location, un sito storico.

    Nella sezione didattica si possono coinvolgere gli studenti nella creazione del tour. La formazione è quindi interattiva con un livello di partecipazione inimmaginabile fino a pochi anni fa, utile per sviluppare la creatività e il pensiero critico.

    Qual è il vantaggio offerto dalla piattaforma? A parte l’integrazione con numerosi contenuti multimediali (note, tag, video in mp4, link a YouTube e Vimeo, Google Map, ecc.), a mio parere, la presenza di una community molto attiva di docenti a livello internazionale che può contribuire alla diffusione e all’apprendimento di colleghi meno esperti.

    Per approfondire vi invito a leggere l’articolo pubblicato da Ulla-Maaria Koivula, founder e CEO di ThingLink education and media technology company, su Medium in cui parla di ‘a narrated VR tour with sequential hotspot‘ come una ‘asynchronous shared VR experience’ ed evidenzia tre importanti vantaggi formativi:

    • accessibilità
    • flessibilità
    • risparmio

    La docente resta al centro dell’attività didattica, anche se l’esperienza coinvolge gli studenti anche fuori dall’ambito scolastico. Un’introduzione registrata può essere fruita in ogni momento, in ogni luogo e su ogni device, lasciando totale libertà e possibilità d’interagire all’interno dei gruppi. Le scuole non devono necessariamente affrontare importanti investimenti per l’acquisto di visori, perché i tour possono essere fruiti in piccoli gruppi o individualmente.

    L’incontro tra tecnologia e mondo classico

    Di piattaforme e di incontro tra nuove tecnologie e cultura umanistica in ambito didattico abbiamo parlato in occasione di Narrability, il convegno organizzato dall’Osservatorio di Storytelling a dicembre 2018. Al panel intitolato ‘Il racconto della cultura. L’incontro tra tecnologia e mondo classico.’ ho invitato Licia Landi, esperta di cultura classica, ricercatrice didattica e docente che da oltre 20 anni conduce attività di formazione e di ricerca all’Università di Verona.

    Grazie alla tecnologia i ragazzi diventano ricercatori e lavorando insieme possono essere produttori. Abbandoniamo la visione nozionistica e verticistica, lo studio diventa una partecipazione e i ragazzi assumono delle responsabilità. […] La tecnologia non ha un uso strumentale, ma diventa un vero ambiente di lavoro, di co-creazione e di riflessione.

    La dottoressa Landi ci ha parlato anche delle piattaforme che ha utilizzato da pioniera nell’ottica di ‘elaborare degli spazi nuovi e riprendere materiali che sono stati prodotti anche da altri. […] Ad esempio la foto 360 gradi diventa l’ambiente su cui costruire delle storie. ‘

    Se desiderate ascoltare lo speech potete trovare il video tra gli Atti del Convegno e su Youtube al minuto 22:11.

    Tendenze future

    Quale potrà essere il futuro, tenendo conto che, secondo AR Insider, alla fine del 2020, si prevedono 1.5 miliardi di smartphone e device compatibili con augmented reality e 3.4 miliardi nel 2023?

    A mio parere la diffusione della tecnologia sarà legata non tanto agli investimenti in device da parte delle scuole, ma soprattutto alle esigenze di formazione dei docenti che dovranno sempre più ampliare le conoscenze in ottica blended learning.

    Interessante sul tema apprendimento ed extended reality è l’intervista pubblicata da Kathryn Minnick su Medium a Moon Park, un Program Manager di Google ARCore. Secondo Park ci sono ancora dei problemi tecnici di fattibilità per l’adozione diffusa della tecnologia in particolar modo a tutti gli istituti scolastici, ma è solo questione di tempo.

    Presto vedremo anche gli studenti italiani integrare le lezioni frontali del docente di chimica con esperienze immersive in extended reality? Ecco un esempio di esperienza in VR per la didattica di Mel Science proposto su Twitter dall’imprenditore Rimah Harb.

    Fonti:

    http://www.benhoguet.com/eleves-en-liberte-un-cas-decole-de-realite-augmentee-sonore/

    https://medium.com/age-of-awareness/the-classroom-of-tomorrow-99f90c569033

    https://arvrjourney.com/how-to-increase-your-virtual-instruction-time-without-putting-in-more-hours-b5cb1bceeb42

    https://edu.google.com/products/vr-ar/expeditions/?modal_active=nonF

  • Lifelong learning: formazione per l’industria 4.0

    Che cosa significa ‘Lifelong learning‘ e perché è diventato un tema molto attuale? Grazie all’industria 4.0 e alla digital innovation stiamo assistendo a un’evoluzione dei profili professionali e delle competenze con un impatto rilevante sul mondo della formazione.

    La definizione di lifelong learning di Wikipedia mette l’accento sul cambiamento : Il lifelong learning (o apprendimento permanente) è un processo individuale intenzionale che mira all’acquisizione di ruoli e competenze e che comporta un cambiamento relativamente stabile nel tempo. Tale processo ha come scopo quello di modificare o sostituire un apprendimento non più adeguato rispetto ai nuovi bisogni sociali o lavorativi, in campo professionale o personale.

    Come precisa la giornalista Luisa Adani in un articolo pubblicato lunedì 3 luglio sul supplemento ‘L’Economia del Corriere della Sera intitolato ‘Industria 4.0, competenze cercansi’:

    La formazione è il passaggio chiave per affrontare il processo di innovazione in azienda e ciò non solo per sviluppare le ovvie competenze tecniche e tecnologiche, ma anche per gestirne l’indispensabile processo di trasformazione culturale e organizzativa.

    L’articolo contiene anche un grafico molto interessante sulla survey effettuata su 205 aziende dall’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano. Risulta che il 74% ritiene fondamentale utilizzare device digitali, il 54% impiegare i Big Data per prevenire i mercati, 34% utilizzare Augmenteed/Virtual Reality. Se analizziamo la formazione digitale emerge che il 62% stanno sviluppando corsi specifici, ma il 76% tramite approcci tradizionali. Solo il 24% utilizza approcci innovativi.

    Ho cercato di approfondire sul sito Osservatori.net e dal comunicato stampa ho appreso che ‘i corsi di formazione si terranno principalmente tramite lezioni in aula in presenza, ma tra gli approcci formativi innovativi il metodo più diffuso è quello dei corsi online, sia webinar che sistemi più complessi di e-learning. Raro, ma da segnalare anche l’uso di realtà virtuale e aumentata per la formazione di operatori di linea.’

    Se da un lato si assiste a una conferma dei corsi in aula dall’altro, grazie all’intelligenza artificiale, diventa sempre più stretto il legame tra  MachineLearning e LifelongLearning. Nell’articolo Re-educating Rita‘ pubblicato il 25 giugno 2016 in Economist.com si ripercorre la nascita dei primi corsi di e-learning. Conoscete la loro storia?

    A luglio 2011 il professore di Stanford, Sebastian Thrun, annunciò con un breve video su Youtube un corso gratuito online “Introduction to Artificial Intelligence”, che avrebbe tenuto in co-docenza con il collega, Peter Norvig. Le iscrizioni furono numerosissime: 160.000 persone in 190 nazioni. Nello stesso periodo un altro professore di Stanford, Andrew Ng, tenne un corso gratuito online sul machine learning con 100.000 iscritti. Queste metodologie innovative sono conosciute con il termine Massive Open Online Courses (MOOCs) e hanno dato vita ai molti corsi online offerti dalle università internazionali.  

    education

    ‘In 2012 Mr Thrun founded an online-education startup called Udacity, and Mr Ng co-founded another, called Coursera.[…]The fact that Udacity, Coursera and edX all emerged from AI labs highlights the conviction within the AI community that education systems need an overhaul. Mr Thrun says he founded Udacity as an “antidote to the ongoing AI revolution”, which will require workers to acquire new skills throughout their careers.

    Similarly, Mr Ng thinks that given the potential impact of their work on the labour market, AI researchers “have an ethical responsibility to step up and address the problems we cause; Coursera, he says, is his contribution. Moreover, AI technology has great potential in education. “Adaptive learning”—software that tailors courses for each student individually, presenting concepts in the order he will find easiest to understand and enabling him to work at his own pace—has seemed to be just around the corner for years. But new machine-learning techniques might at last help it deliver on its promise.”.’

     

    Nell’articolo si sottolinea quanto la disruption che sta investendo tutti i settori industriali e l’intelligenza artificiale avranno lo stesso impatto della rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo.

    The rise of artificial intelligence could well do the same again, making it necessary to transform educational practices and, with adaptive learning, offering a way of doing so.

    Secondo Joel Mokyr della Northwestern University, dal 1945 la formazione ha incoraggiato la specializzazione, ma dal momento che la conoscenza diventa obsoleta molto velocemente ‘the most important thing will be learning to relearn, rather than learning how to do one thing very well.   Deve quindi variare l’approccio e la formazione deve durare la vita intera, afferma Mr. Ng:

     You need to keep learning your entire life—that’s been obvious for a long time. What you learn in college isn’t enough to keep you going for the next 40 years.

    Di formazione e autoformazione si è parlato anche nella settima edizione dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, che ha condotto una survey su 170 direttori HR di medio-grandi aziende che operano in Italia, i cui risultati sono stati presentati lo scorso maggio a Milano. Leggiamo dal comunicato stampa:

    Il 97% dei referenti HR sostiene che nei prossimi due anni tutte le persone dell’organizzazione dovranno adeguare le proprie competenze (il 69% per tutte le persone, il 28% solo per alcuni). […] Tra le competenze digitali, servono soprattutto la conoscenza di applicazioni Social, Mobile, Cloud, Analytics per l’ambito HR ma contano anche le digital soft skill, la cui rilevanza aumenterà nei prossimi due anni per il 57% del campione.[…]Le principali modalità formative per l’aggiornamento secondo i lavoratori saranno i corsi di formazione aziendali (67%) e il confronto con i colleghi (37%), ma cresce la rilevanza di piattaforme esterne, come gli strumenti online (Youtube, TED, forum, evidenziati dal 30%) e i corsi presso Business School o Università (19%).

    Emerge quindi l’esigenza di affiancare a corsi in-house, il digital learning che possa essere fruito sempre e in ogni luogo e costruito su misura per il discente per accelerare il processo di trasformazione ed aggiornamento ormai indispensabile per l’industria 4.0.

    Nascono quindi nuove modalità d’ingaggio delle risorse umane all’interno delle organizzazioni. Nel comunicato stampa leggiamo che in occasione del convegno sono stati assegnati gli HR Innovation Award 2017 alle organizzazioni che si sono distinte per la capacità di utilizzare le tecnologie digitali come leva di innovazione e miglioramento dei principali processi di gestione e sviluppo delle risorse umane. Tra i vincitori mi hanno colpito:’ Intesa Sanpaolo per la categoria “Formazione” con il progetto di Digital Learning Innovare la formazione  e SIRAM per l’iniziativa Innovation Map, una campagna di ingaggio dei dipendenti in un percorso di sviluppo sul tema dell’innovazione attraverso un gioco, una piattaforma on-line di e-learning e un progetto social, che ha portato allo sviluppo del primo incubatore di Siram, Siram L@b, allo scopo di rendere continuativo il processo di miglioramento e alimentare la cultura di innovazione in azienda.’

    Vi consiglio di approfondire sul sito di Intesa Sanpaolo nella pagina dedicata alla formazione dove si precisa che utilizzano  ‘diversi canali integrati fra loro (aula, e-learning, web tv on demand e comunità virtuali) e metodologie di apprendimento innovative.[…] una formazione personalizzata per chi affronta un nuovo ruolo o vuole consolidare competenze e comportamenti richiesti dal proprio attuale ruolo. Circa 300 iniziative suddivise in 11 aree tematiche. Per chi vuole lavorare su specifiche conoscenze e competenze professionali.’

    In merito a SIRAM ho consultato il sito che ‘ha lo scopo di sensibilizzare e diffondere un linguaggio comune sull’innovazione tra tutti i dipendenti presenti sul territorio italiano‘ attraverso attività di gioco e video per creare gli Innovation Changer. Vi suggerisco di leggere anche l’articolo di Gaia Fiertler su www.digital4.biz, nel quale Carlotta Dainese, Innovation Manager di Siram Group, fornisce maggiori dettagli sul progetto.  ‘”Innovation Map”, si è articolato in due fasi. La prima ha visto il lancio a novembre, direttamente con la sponsorizzazione dell’Amministratore Delegato, di una campagna di ingaggio per tutti i dipendenti per misurare la “temperatura” dell’innovazione in azienda, iniziare a creare un linguaggio comune e individuare quelli che faranno da catalizzatori (Innovation Changer) su questi temi in azienda. La seconda fase è prevista per giugno, con l’incubatore SiramL@b, che formerà una sessantina di colleghi su competenze tecniche e soft, impegnati in 12 squadre a realizzare i quattro progetti strategici selezionati tra le proposte arrivate online.’ 

    Sempre sul tema delle piattaforme e dell’apprendimento tramite gamification ho trovato un’interessante l’esperienza di GamEffective che propone 20 “escape room” narrative , “The Perfect Workday” adatta a in-class training e on-the-job learning.

    Potete vedere il video di presentazione su YouTube a https://youtu.be/kOX1k4E-hmA.

    Gal Rimon, CEO di GamEffective precisa quantto segue:

    “We’ve emphasized the simple administration of the game, so that learning and development professionals can deliver something that’s at a high product value, yet enjoy the benefits and quick time to launch of a platform, as opposed to custom game development”.

     

    Recentemente ho approfondito il tema del digital learning al Corporate Digital Learning Summit, organizzato da Altaformazione il 10 maggio scorso a Milano. Per avere una panoramica dell’evento vi suggerisco il video su Live Scribing realizzato durante la giornata che trovate in fondo all’articolo. Sul sito potete seguire i video degli speeches pubblicati.

    Quali sono state le evidenze emerse durante il convegno? Vediamone alcune:

    • Digital Learning in Italia è in ripresa – a metà anni 2000 ha subito un momento di stasi molto significativa sia in ambito accademico sia nel mondo aziendale. Oggi è in ripresa e sono usciti dal mercato players poco consolidati e con competenze minori
    • Social learning riconfigura gli apprendimenti in contesti formali ed informali. Utilizza i social media -ambienti non abitualmente pensati per l’apprendimento, ma garantiscono al formatore opportunità interessanti
    • la scuola vive in una società ormai digitale quindi deve essere attenta all’innovazione per fornire agli studenti chiavi di accesso al loro presente
    • con l’adozione dei media digitali si verificano cambiamenti significativi nella formazione: il docente ‘parla di meno’, il
      Fare assume un ruolo di primo piano e quindi l’apprendimento è basato sulla scoperta. Aumenta la progettazione per cui è più difficile improvvisare e si modificano anche le pratiche di valutazione.
    • abbiamo a disposizione troppe informazioni. Non servono nuovi contenuti, ma strumenti per capire quali siano più efficaci
    • le nuove tecnologie possono essere utili per i contesti formativi. Ad esempio l’Oculus VR può essere utile per l’apprendimento pratico in alcuni contesti specifici (chirurghi, piloti, etc), la Video camera 360 consente di  produrre contenuti 3D prodotti in casa a basso costo e utilizzabili per percorsi formativi specifici.

    Tra i molti interventi interessanti condivido con voi quello di Elliott Masie di The MASIE Center in collegamento da New York. Masie suggerisce di prendere la ‘e’ di e-learning ed espanderla. Non è solo ‘electronic learning’, ma

    1. everywhere
    2. everyone
    3. evolving
    4. efficient
    5. engaging’

    ossia il ‘reach of learning’ può raggiungere l’utente ovunque egli sia, in qualsiasi momento e in tante modalità differenti, rendendolo davvero protagonista del momento formativo, Abbiamo a disposizione moltissimi siti per apprendere, ma quello che conta davvero è ‘bringing together the learning moment and the learner’.

    Digital learning is exciting, but what make it really exciting for us right now is that we are going to start to design and create things that are different. Our goal is once again not to publish content, but bring and engage people in learning experiences

    Come professionisti dobbiamo espandere il nostro modo di pensare l’apprendimento proprio secondo le 5 ‘e’ sopracitate. Secondo Masie è sbagliato separare il digital learning dall’apprendimento in aula, perché esiste una sinergia tra le differenti metodologie.

    Si può iniziare seguendo un corso digitale per poi continuare in presenza con alcuni docenti, o ancora con un video live o meeting. A volte si desidera approfondire in un secondo momento, al bisogno o con altre modalità. Molti cambiamenti stanno avvenendo nel mondo della formazione.

    Stiamo scrivendo insieme il futuro e di questo dobbiamo essere consapevoli, conclude Masie.

     

    Il digital learning dovrebbe iniziare già dai primi anni di scolarizzazione, ma le scuole fanno molta fatica a stare al passo, come emerge dallo studio realizzato da Fujitsu: “Road to Digital Learning” (pubblicato in un post da Datamanager.it), che fornisce un quadro della digitalizzazione in ambito scolastico, sulla base di una survey condotta su oltre 600 reponsabili IT di scuole di vario ordine e grado di sette Paesi: Australia, Germania, Hong Kong, Indonesia, Thailandia, Regno Unito e Stati Uniti. Le difficoltà sono dovute ai budget a disposizione degli istituiti spesso non adeguati, ma soprattutto alla mancanza di formazione del corpo docente. I dati che emergono sono:

    le scuole, i college e le università si trovano sotto una crescente pressione per soddisfare le aspettative dei genitori e degli studenti e rimanere competitive. Più di tre quarti (77%) degli istituti spera di diventare un centro digitale di eccellenza nei prossimi cinque anni. Ma in molte realtà, l’apprendimento digitale è ancora lontano dall’essere avviato: circa l’87% delle scuole primarie e secondarie non fornisce ancora dispositivi agli allievi, e dove lo fanno, in media un dispositivo è condiviso da tre bambini.’

    Quanto al corpo docente:’ quasi il 94% pensa infatti che l’apprendimento personalizzato sia “importante” o “molto importante”, e l’84% ritiene di avere il dovere di preparare i propri studenti per un futuro digitale. ‘

    Secondo Ash Merchant, Director of Education della Fujitsu (vedi sito):

    Digital technology brings so many opportunities to education, including more personalized learning and progress feedback, self-initiated learning with anytime, anywhere access to additional resources, and enhanced collaboration between students, teachers, and parents.

    La formazione dovrà necessariamente accelerare il processo di trasformazione per adeguarsi alle nuove competenze e soft skills richieste dal mercato, adottando nuove tecnologie, aggiornando i programmi di studio e includendo materie quali il coding fino dalla prima infanzia. in poche parole dovrà essere più flessibile rispetto ai cambiamenti in atto. Secondo Accenture un terzo delle competenze richieste entro il 2020 sarà fra quelle che oggi non sono ancora considerate fondamentali e al Word Economic Forum di Davos si è detto che l’intelligenza artificiale potrà raddoppiare la crescita economica, con un balzo della produttività del 40% nei 12 Paesi considerati (fonte articolo di Digital4)

    Non dobbiamo, tuttavia, essere spaventati dalla nuova rivoluzione industriale che stiamo vivendo. Nell’articolo di Gaia Fiertler su Digital4, leggiamo:

    «Il conflitto tra uomini e robot si può superare attraverso un piano nazionale di sostegno alla crescita del capitale umano – ha rilanciato il Presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla -. Il nostro impegno è massimo perché questa è l’occasione per modernizzare il Paese e non possiamo perderla».

     

    Fonti:

    http://www.economist.com/news/special-report/21700760-artificial-intelligence-will-have-implications-policymakers-education-welfare-and

    http://www.keepeek.com/Digital-Asset-Management/oecd/education/oecd-skills-outlook-2017/summary/italian_d12d7039-it#.WSHSc-uGPIU#page1

    https://www.digital4.biz/hr/hr-transformation/manager-40-l-identikit-di-aldai-federmanager_436721510404.htm

    https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/executive-briefing/la-direzione-hr-protagonista-nella-trasformazione-digitale-il-47-prevede-nuove-assunzioni-per-effetto-della-digitalizzazione

    https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/executive-briefing/industria-4.0-la-grande-occasione-per-l-italia#utm_source=facebook&utm_medium=social&utm_campaign=com_OI40

    http://www.group.intesasanpaolo.com/scriptIsir0/si09/lavoraconnoi/ita_formazione.jsp#/lavoraconnoi/ita_formazione.jsp

    https://www.innovationmap.it/